previsione della sibilla: Attacco a tradimento

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Erano passati quasi quattro giorni dalla visita di Jimbe e Ace ancora non era tornato. La nave, ormeggiata a poca distanza dal paese, era così silenziosa da apparire come abbandonata ma all'interno di essa, la curiosità, la preoccupazione e il dubbio, si fondevano come il metallo a contatto con il fuoco, scombussolando ogni singolo componente della ciurma. Il posto di vedetta era costantemente occupato e il lumacofono tenuto sotto stretta sorveglianza; stare lì fermi, con quel mattone addosso mentre il proprio capitano se la vedeva con un membro della flotta dei sette era pressoché straziante, specie per loro che avevano le mani legate; Bonz per esempio, non faceva che camminare su e giù per la cucina.

In teoria, non c'era motivo per cui penarsi tanto: il loro capitano era Ace Pugno di Fuoco, un avversario ostico contro cui i nemici affrontati fino a quel momento non avevano avuto alcuna possibilità di vittoria. Davanti a una sfida non si tirava indietro, nemmeno se il nemico era il triplo di lui; voleva sempre primeggiare, dimostrare che era il migliore e per quanto quel suo lato orgoglioso a volte fosse un po' sfrontato, era una persona responsabile, che sapeva analizzare la situazione usando il cervello, sempre pronto a proteggere i propri compagni e ideali. Aveva accettato di continuare la discussione con Jimbe al santuario di Fisher Tiger esclusivamente con la condizione che i suoi seguaci non attaccassero la sua ciurma e viceversa. Don aveva ostentato e ostentava ancora quella sua svogliata impassibilità standosene semi-sdraiato contro l'albero maestro, con il berretto che gli scendeva sugli occhi e anche Sayuri si mostrava calma e fiduciosa ma con meno disinvoltura del solito.

"Non so tu Don, ma io comincio a essere seriamente preoccupata per Ace. Sono già passati quasi quattro giorni. Pensi che stia bene?"

Fra tutte le ansie che aleggiavano, quella di Sayuri era in assoluto la più forte. Insieme al medico-cecchino, era l'unica che non stesse cercando di creare un solco sul ponte della nave ma ciò non toglieva che fosse preoccupata; di tanto in tanto si torturava il labbro inferiore senza nemmeno accorgersene e guardava il mare senza scorgerci nulla che le interessasse. Era già passato diverso tempo, forse troppo, e lei cominciava a pensare che Ace non stesse affrontando la questione con il semplice uso delle parole.

"Conoscendolo, starà sicuramente facendo valere le sue opinioni a suon di fuoco e fiamme. Come sempre" fu la risposta schietta dell'amico.

"Non posso che essere d'accordo con te ma mi preoccupa il fatto che ci stia mettendo così tanto" confessò guardando il compagno.

Sedette sulle scale portando le mani in grembo.

Anche se si mostrava sempre tranquilla e parlasse serenamente, il velo d'ansia che si mischiava al suo tono di voce, era inconfondibile. Anche lei cominciava a dare segni di cedimento. Quel timore le stava letteralmente stritolando il cuore, facendole male dolore ogni qualvolta pensasse a Ace. Sfiorò con le proprie dita il tatuaggio che portava sulla spalla, come se potesse consolarla ed espirò profondamente, come per liberarsi di un decimo di quel peso ma inutilmente. Non poteva non fare a meno di chiedersi se il capitano non stesse correndo dei grossi rischi.

"Don, tu che cosa ne pensi?"

"Cosa ne penso? Penso che se continuerai a rimanermi così vicino e a chiedermi cosa ne penso ogni quarto d'ora, mi metterai più ansia di quanta tu ne abbia" sbottò irritato "Ti ricordo che quell'enorme sushi ambulante fa parte della flotta dei sette e che il nostro signore della fiamme è un tipo molto testardo quando si tratta di menar le mani, senza contare che l'argomento per cui quei due sicuramente si stanno sicuramente prendendo a sassate è Barbabianca, persona che disgraziatamente incontreremo in un futuro prossimo!" e concluse quello sfogo con un "Che accidenti!" ben udibile.

Sayuri tacque, evitando di porre ulteriori domande all'amico; era evidente che il suo umore stava passando in una fase oltre l'irritabile, dove ogni cosa diveniva una potenziale miccia. Anche lui non ne poteva più di stare lì senza potersi muovere e il fatto che le avesse risposto così era la prova lampante di quanto desiderasse prendere a randellate qualcuno.

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