La promessa

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Don stava cominciando seriamente a spazientirsi. Dove cavolo erano finiti il capitano e la navigatrice????

Era tardissimo, praticamente notte inoltrata. Bonz aveva fatto ritorno un paio d'ore prima, con un quintale di cibo sufficiente per almeno sette mesi abbondanti di navigazione. Aveva volutamente evitato di chiedergli se avesse sterminato metà dell'isola; ciò che lo spazientiva di più al momento era il mostruoso ritardo di quei due. Riteneva impossibile che si fossero persi: erano perfettamente in grado di trovare la strada del ritorno, almeno Sayuri, lei il senso dell'orientamento ce l'aveva. Con molta più probabilità Ace era crollato sotto un altro attacco di narcolessia e la ragazza da sola non riusciva a trasportarlo. Scosse la testa, scartando anche quella supposizione: l'aveva consigliata apposta di andare con lui proprio per evitare che si addormentasse da qualche parte e inoltre fisicamente, lei era abbastanza forte per trasportare una persona, anche con qualche chilo di muscoli in più.

Sta a vedere che quei due se la stanno spassando mentre io sono qui come un povero fesso a fare il palo! Pensò nel provare un leggero strato di ingiustizia.

Si appoggiò con la schiena all'albero maestro e le braccia conserte. Il sentiero che avevano preso Ace e Sayuri oramai era completamente avvolto dall'oscurità; lo fissava senza mostrare troppa attenzione ma con fugace serietà. L'ambiente intorno alla nave era cambiato in qualcosa che lui sentiva inadatto; ostentava indifferenza davanti a quel cambiamento o meglio ignorava di non essersi accorto di lui ma sapeva che non doveva perderlo d'occhio.

Aveva percepito la sua presenza da un po' e fin dall'inizio aveva capito che quel elemento non apparteneva all'isola. Rimaneva appollaiato su un ramo sporgente di un albero, con la testa ferma e i piccoli occhi neri puntati sulla nave. Ad un occhio inesperto, sarebbe apparso come un comunissimo gabbiano ma bastava un'analisi più dettagliata per capire che quel volatile era diverso dai suoi simili: sulla testolina portava un piccolo berretto alla marinara e gli occhietti erano seminascosti da un paio di occhiali scuri.

Ci mancava pure questa! Una sentinella...

Poteva trovarsi già lì quand'erano arrivati oppure, più possibilmente, doveva averli seguiti senza che se ne accorgessero. Don era orientato verso la seconda ipotesi ma più si immergeva in possibili ragionamenti, più la risposta si allontanava. Non poteva fare mosse azzardate data la situazione. Doveva limitarsi ad aspettare che il capitano e la navigatrice tornassero e anche in fretta.

Ormai era buio pesto nella foresta. Gli alberi si erano fatti scuri e minacciosi e i varchi che poco prima si distinguevano ora sembravano essersi dissolti magicamente. L'atmosfera si era tinta di colori tetri e cupi tanto da rendere l'aria inspiegabilmente fredda anche attorno all'albero dentro cui Ace e Sayuri si erano rifugiati. Il piccolo fuocherello creato dal moro scoppiettava tra i tonchi di legno raccolti, danzando con movimenti ipnotici e tenendo lontani i predatori. La castana lo osservava con occhi socchiusi, persi , tenendosi strette le ginocchia al petto, ondeggiando lievemente avanti e indietro, mormorando qualcosa senza mai fermarsi.

Ace era preoccupato.

Non l'aveva mai vista in quelle condizioni: la sua reazione davanti ai ragni giganti aveva dell'incredibile e anche adesso, la vedeva ancora mortalmente spaventata.

Era lì, accucciata, immersa nei meandri dei suoi pensieri, distante da tutto, da lui...

Percepiva come un vuoto dentro di sè, enorme, ed era ben conscio che l'origine stava nella ragazza, nel suo osservarla senza capire che cosa l'avesse spinta a chiudersi a quel modo. Come le si avvicinò, lei non reagì. Rimase perfettamente immobile come una statua.

"Sayuri, come ti senti?" le domandò piano. Avvicinandosi, notò che non era così immobile come appariva: il suo corpo scosso da leggeri tremiti "Sayuri, riesci a sentirmi?"

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