Avanza la notte, disordini sui piani

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La stazione di sorveglianza si trovava al piano d'entrata di Impel Down, situata in una piccola torretta privata che per via del suo particolare utilizzo, fungeva da nodo centrale d'ogni comunicazione presente nel carcere; tappezzata di schermi, tutti di uguale dimensione, rimaneva attiva ventiquattro ore su ventiquattro, monitorando tramite le luma-camere la situazione di ogni piano, escluso il quinto e intercettando messaggi esterni con tanta rapidità da non far mai trovare il personale impreparato. Metà della grande e impeccabile sicurezza del posto era da attribuire ad essa, l'occhio artificiale che vedeva e sentiva tutto grazie ai dispositivi posti sotto il suo comando.
Appena pochi minuti prima che il vice direttore Hannyabal arrivasse, le guardie addette al monitoraggio notturno avevano appena segnalato l'ennesimo spostamento dei fuggitivi, inquadrati per qualche secondo dai dispositivi visivi prima di sparire nuovamente in qualche angolo dove questi non arrivavano, per poi ricomparire prontamente nel corridoio principale.

"Che notizie dal livello due?" domandò il vice direttore avvicinandosi ai monitor impugnando saldamente l'inseparabile falcone "Siete riusciti a identificarli?"
"Si, signore. Due di loro sono nostri prigionieri" rispose affermativamente una delle due guardie sfogliando la lista sotto mano "Il primo è Buggy il Clown. A quanto pare possiede dei poteri derivanti da un frutto del diavolo di cui non eravamo a conoscenza"
"Questo spiegherebbe la riuscita della sua fuga dalla cella.." mugugnò Hannyabal inarcando le corna "Va avanti"
"Il secondo carcerato invece è un detenuto del livello due: Galdino, soprannominato Mr 3, ex membro della Baroque Works" proseguì il subordinato.
"E il terzo?"

La guardia a quel momento esitò e cercò sostegno nel compagno che ignorò il suo appello e si concentrò sui numerosi schermi davanti a lui.

"Allora?"
"Ehm..vice direttore, non si tratta di un prigioniero ma di un esterno" confessò cercando di trovare le parole giuste.
"......Come?" Hannyabal sbattè esattamente due volte gli occhi prima di contrarre i muscoli della sua faccia in quell'espressione ebete che poi era la sua quando non capiva cosa gli era appena stato detto.
"Si tratta di Monkey D.Rufy" continuò la guardia porgendo il manifesto del ricercato al vice direttore "E' una delle nuove leve della pirateria, quello che ha messo in ginocchio l'isola di Ennies Lobby"

Al capo in seconda quasi uscirono gli occhi dalle orbite nel vedere i numerosi zeri pendere sulla testa di quello che era un ragazzino. Il viso gli si imperlò immediatamente di sudore e nel vedere lo stesso individuo correre lungo tutto il corridoio, aprirsi la via fra Manticore e ippopotami divoratori di uomini, la lingua gli fuoriuscì dalla bocca tutta seghettata nell'appurare che quello non era uno scherzo come aveva creduto per quei pochi secondi. Era del tutto impossibile che una persona, un pirata per specificare, potesse entrare a Impel Down in uno stato diverso da quello di prigioniero e a confermare quella verità c'erano così tante ragioni che ci si poteva scrivere un libro. Quello che però al momento non si spiegava, forse in netta minoranza rispetto a ciò, era la motivazione che aveva spinto una nuova leva da ben trecento milioni di berry a cimentarsi in tale azione. Anni e anni di esperienza non servivano di certo a capire che i pirati in libertà facevano di tutto pur di tenersi alla larga dal re dei carceri, quello era un concetto così semplice che non aveva certo bisogno di ore di studio. Allora perché mai quel moccioso invece stava andando contro tutte le logiche di base facendo di testa sua??? E in un momento del genere poi!
Non potendo mettersi le mani nei capelli, Hannyabal prese a tirarsi i due ciuffi laterali che fuoriuscivano dal suo copricapo faraonico.

Accidenti, questa non ci voleva proprio! In un momento delicato come questo..ma dov'è il direttore Magellan? Se il Quartier Generale della Marina venisse a sapere che Cappello di Paglia è riuscito a penetrare a Impel Down come minimo se la prenderebbero...se la prenderebbero proprio con lui!

A quel pensiero i suoi occhi si illuminarono di luce rinata, divina per lui, a cui subito affiancò la sfrenata immaginazione guidata dallo spirito ambizioso che sempre gli faceva scappare qualche parolina di troppo. Lì non c'era un solo secondo fa perdere!

"Dove sono diretti?" domandò poi acquistando la dovuta serietà.
"All'entrata del livello tre ma non c'è da preoccuparsi. Fintanto che la Sfinge è di guardia non potranno passare in alcun modo" rispose prontamente la guardia inquadrando su un altro schermo l'entrata per il terzo piano - un enorme buco nel pavimento - ai cui piedi stava, comodamente seduto con le zampe anteriori incrociate, un enorme leone dalla pelliccia violastra e dalla folta criniera bianca.
"C'è da preoccuparsi eccome! Un pirata da trecento milioni di berry è riuscito a entrare a Impel Down senza che noi non ce ne accorgessimo! Una cosa simile non è mai capitata nella storia di questa prigione!!" tuonò, tenendo ben in disparte il caso di Shiki il Leone Dorato.

I due addetti alla sicurezza sobbalzarono per il tono alto tirato fuori dal superiore. Erano rimasti sbalorditi da quell'improvviso scatto di serietà; il vedere emergere nel vice direttore quella fermezza di spirito che gli aveva sempre permesso di imporsi sui criminali con il massimo rispetto per la giustizia, meritava tutto il loro rispetto, insieme al resto del personale carcerario. Non vi era persona più ligia al suo dovere di lui in quel posto, oltre al direttore Magellan ovviamente.

"Avvertite Saldeath e ditegli di raggruppare tutti i blugori del livello tre in prossimità dell'entrata e assicuratevi che anche quelli del livello uno lo raggiungano. Se è lì che si stanno dirigendo quei tre furfanti, allora gli daremo un benvenuto che non scorderanno per il resto della loro vita!"
"Si signore, mi metto subito in contatto col capo dei carcerieri" si affrettò l'uomo alla sua destra.
"E mandate qualcuno a bloccare le uscite per il livello uno e due. Non dobbiamo in alcun modo permettergli di sfuggirci da sotto il naso!" sentenziò battendo con forza la base del suo forcone a terra.
"Incredibile, non avevo mai visto il vice direttore Hannyabal così deciso" bisbigliò la guardia al compagno mentre eseguivano gli ordini impartiti.
"E' vero" concordò l'altro.
"Bando alle ciance, muovetevi!" ordinò "Qui non c'è in gioco soltanto l'onore e il buon nome di Impel Down ma anche la mia promozione a direttore! Per la carriera del signor Magellan non c'è più speranza, tutto quello che possiamo fare è assicurarci che la mia promozione non venga fatta sfumare da quel piratuncolo presuntuoso! La poltrona di Magellan mi spetta di diritto!"

Tutto il rispetto e l'ammirazione suscitata per le belle parole antecedenti a quell'uscita, che mostravano il vero aspetto morale di Hannyabal, caddero miseramente in rovina. Che fosse di natura ambiziosa era risaputo ma non era poi un segreto così grande il suo desiderio di far sloggiare Magellan dalla posizione di direttore, dato che il più delle volte - come in quel caso - era lui stesso a tradirsi. I due uomini in divisa caddero clamorosamente a terra con le gambe all'aria nell'apprendere le reali intenzioni del loro superiore e non mancarono di lanciargli un'occhiata dalle sfumature rimproveranti, ben visibili dietro ai occhiali da sole stortati a causa della caduta.

"Vice direttore.." borbottarono entrambi.

Il sentirsi chiamare a quel modo bastò per far scendere Hannyabal dalle nuvole del futuro prospero da lui sognato.

"Ops..non dovevo dirlo!" e si tappò la bocca con tutte e due le mani.



Livello due.
L'inferno delle bestie.

I corridoi di quel piano infernale erano molto silenziosi.
Da tempo i carcerati avevano imparato a tener chiusa lo bocca per via delle fameliche guardie che girovagavano liberamente; anche il più piccolo respiro che esprimesse obbiezioni per come venivano trattati si era del tutto inabissato dopo che alcuni di loro avevano sperimentato di prima persona che cosa significasse ricevere le personali cure di quei mostri. Le spesse sbarre delle celle erano la sola protezione che li dividesse dalle torture, nessuno tentava più di metter piede fuori da quelle gabbie di pietra e ferro: ritrovarsi in quei corridoi, soli e con mille occhi e lingue sogghignanti pronti a divorarli, era un qualcosa che superava di gran lunga il battesimo d'entrata che soleva svolgersi nelle tiepide acque dell'inferno. Acque che bollivano a cento gradi per l'esattezza.
Le guardie di rado ci passavano perché talvolta il poco raziocinio di quelle bestie si offuscava, impendendogli così di riconoscere i padroni dal cibo. Il solo modo che si aveva per acquietarle era fargli capire chi aveva il coltello dalla parte del manico e Magellan in questo era il massimo esperto, tanto che quando passava per l'inferno delle bestie, nessuna di queste, perfino il Basilisco, si azzardava a toccarlo. Ma il direttore non era lì al momento e questo non aiutava Sayuri a capire il perché alcune Manticore fossero a terra prive di sensi e coi nasi sanguinanti.

Ma che cosa è successo?

Ad ogni passo saltavano fuori nuovi corpi, tutti ridotti nel medesimo stato. Erano come state sbaragliate da qualcosa provenuto dalla sua stessa direzione ma in tutta sincerità non riusciva a immaginarsi chi o cosa fosse stato capace di tale azione. Senza rallentare la propria andatura, proseguì lungo tutto il percorso principale, guardando con molta attenzione i diversi punti che lasciavano ben vedere chiari segni di lotta.

Quelle Manticore avevano lividi e bernoccoli su tutta la testa, proprio come se fossero state prese a pugni e a calci. Chi può aver fatto una cosa del genere?

Il sol vedere sveglie alcune di quelle creature e il notare il loro allontanamento prima che si avvicinasse troppo, le diede un ulteriore segnale di quello che già stava sospettando: qualcosa che non quadrava. Le bestie infernali non scappavano di fronte a una potenziale vittima, ricordava molto bene l'esperienza di Gungle River seppur lontana. Quelle dovevano aver ricevuto una bella lezioncina se ora non osavano neppure avvicinarsi a lei. Forse le botte ricevute avevano permesso ad esse di riconoscerla come un membro della Marina, anche se falsa, comunque ciò giocò a suo favore; meno combatteva, più energie avrebbe sperperato in seguito, anche se la faccenda non la stava tranquillizzando del tutto. A giudicare dai segni e anche dai corpi svenuti delle creature, il qualcosa che le aveva sconfitte pareva essersi diretto verso l'entrata principale del livello tre.
Chi mai scenderebbe di sua spontanea volontà in tutta quella serie di inferni esclusa lei?

Benchè il piano fosse avvolto dal suo solito imperscrutabile silenzio tenebroso, indubbiamente il sospetto ormai aveva assunto uno forma che non era più così trascurabile. Qualunque fosse la natura del qualcosa appena passato e il suo obbiettivo, questo lei non lo poteva sapere ma l'intuire che volesse passare dalla porta principale - per così dire - anziché prendere il sentiero alternativo che le era stato suggerito e che era scrupolosamente utilizzato dalle guardie, lasciò ben intendere che il pericolo non era cosa che lo o la spaventava, figurarsi un salto nel vuoto; da quel che aveva capito, l'entrata per il terzo piano era un enorme bocca circolare scavata nella roccia, dove i condannati per l'appunto vi venivano gettati dentro.
Siccome era altamente improbabile che all'arrivo di quella discesa senza paracadute ci fosse un materasso pronto ad ammorbidire la loro caduta, la ragazza aveva subito optato per la via alternativa appena un pochettino più lunga forse ma sicuramente meno spacca ossa.

Tra le molte stranezze spiccava poi il fatto che non era stata informata della attuale situazione; non aveva udito sirene al livello uno o qualunque altro segnale che potesse mettere in agitazione Impel Down. Non era convinta che quanto osservato fosse solo lo sfogo di qualche bestia più nervosa del solito, percepiva dell'umanità, come se nell'aria fosse rimasta una minuscola traccia dell'essenza del qualcosa che aveva messo al tappeto i vari mostri. Accelerò il passo nello scorgere con la coda dell'occhio un paio di zampe lunghe e secche spuntare da dietro l'angolo, completamente inermi come il resto del cadavere avvolto nell'ombra. Poteva trattarsi anche di altro e lo sperava ma il sol posare le iridi falsamente celesti su quei artigli, le riportò alla mente il momento peggiore vissuto a Giungle River.
Non appena fu sicura di essere abbondantemente lontana, potè riprendere a respirare, lasciando che il cervello l'aiutasse a completare quanto iniziato ma dovette nuovamente rimandare l'atto per osservare quanto stava capitando a diversi metri più in là.

Un folto gruppo di masse tonde e azzurre stava attraversando in tutta fretta e piuttosto rumorosamente il suo stesso corridoio, dirigendosi a gran fretta verso destra, dove il muro copriva quanto si desiderava vedere.

Sembrano...Blugori.

Nell'aguzzare la vista, comprese che quelli erano veramente dei Blugori. La gente li conosceva come i guerrieri del mare dalla natura misteriosa, celata sotto il lungo mantello azzurro e blu che li copriva interamente, con un bel teschio nero cucito a livello del viso. Correvano spintonandosi a vicenda, facendo cozzare le loro asce senza minimamente preoccuparsi di finire tagliuzzati.

E' molto strano. Sono certa di averli visti fare la ronda nel livello uno, non dovrebbero trovarsi qui. A meno che..

Non era un caso, non poteva esserlo. Quei guardiani muti si stavano dirigendo in tutta fretta proprio all'entrata del livello tre, come fossero richiamati dal padrone. Avvicinandosi con passo ben composto, facendo attenzione alle luma-camere presenti e il ritrovarsi a guardare quella specie di onda blu avente grosse e affilate lame sporgenti, le fece notare anche la presenza di alcuni uomini ben armati di fucile. Si stavano organizzando velocemente sul da farsi e quando uno di loro notò la sua presenza, le si avvicinò stando bene sull'attenti.

"Potrei sapere dove si stanno dirigendo tutti questi Blugori?" domandò pacata senza lasciare il tempo a quest'ultimo di presentarsi.
"Oh, miss Katya. Non dovete preoccuparvi, abbiamo tutto sotto controllo"
"Che cos'è successo?"
"Un evasione: due carcerati del livello uno e due sono riusciti a eludere la sorveglianza e a scendere fino qui. Ora pare si trovino al livello tre" spiegò molto velocemente questo, tralasciando le verità più importanti.

Il vice direttore Hannyabal era stato categorico al riguardo.

"Se mai doveste incontrare miss Katya, limitatevi a informarla sulla fuga di due possibili evasori, in qualunque caso non menzionate Cappello di Paglia. Lo cattureremo prima che si accorga della sua presenza, mostrando la piena efficienza di Impel Down e le mie qualità di futuro direttore, ah ah ah ah!!.....Ops, non dovevo dirlo!"

Piccoli sproloqui a parte, gli ordini di Hannyabal non si dovevano discutere. Il direttore Magellan era ancora impegnato con Boa Hancock e nonostante l'avessero avvertito, quello non aveva ascoltato una sola parola di quanto riferito e se avessero avuto modo di vedere di prima persona il perché di quelle decisione, anche loro avrebbero lasciato perdere tutti gli ordini.
Con più sicurezza, la guardia spiegò il resto della situazione e anche se la falsa ispettrice fece cenno di aver capito ciò, nel riprendere la sua camminata, lasciandosi alle spalle tutti quei Blugori, comprese definitivamente che quanto sospettava aveva basi più che fondate. Poteva negarlo con le parole ma i gesti fisici lo tradivano su tutti i fronti e Sayuri, capace di cogliere anche il più piccolo cambiamento caratteriale delle persone, aveva raccolto ogni briciola di quello che l'uomo invece aveva voluto occultare.

E' evidente che c'è dell'altro; se i prigionieri erano stati rinchiusi ai primi due livelli, teoricamente non sarebbero riusciti a battere tutte queste bestie infernali, inoltre..se davvero si tratta di prigionieri, non avrebbero motivo di scendere ai piani inferiori. No...ci deve essere per forza dell'altro.

Era impensabile che due prigionieri volessero scendere di loro spontanea volontà nelle viscere della struttura anziché salire. Qualunque cosa stesse realmente accadendo, pareva non voler far cessare il piccolo disordine creato, anzi, si stava addirittura prodigando per espanderlo sempre di più. Un ironica coincidenza...e poco più di un giorno prima che Ace venisse giustiziato.

No. Non può essere una coincidenza Pensò nel giungere finalmente alle scale per il livello tre.

La sentiva forte, troppo per essere un caso. La sicurezza dei suoi pensieri aveva preso forma solida e si era unita a tutte le altre sue attuali certezze che ruotavano tutte insieme in tondo. Il cuore non le batteva forte, era calma, tuttavia non poteva non ignorare gli altri dubbi che ancora le martellavano la testa. Qualcuno stava cercando di mettere a soqquadro il carcere e si stava dirigendo in gran fretta verso il basso. Ma chi? Quella era la domanda portante che reggeva tutte le altre. Se colmava tale quesito, il resto sarebbe emerso da sé ma per ottenere la risposta, non aveva che un modo: proseguire.



Livello tre.
L'inferno della fame.

"A...A.....Acquaaaaaa......datemi dell'acquaaaaaa"
"D..Datela anche a meeeeee...."

I poveri Buggy e Mr3 si stavano trascinando a fatica nello sconfinato livello tre, un immenso deserto così caldo da far evaporare i liquidi interni del corpo umano. Le varie celle se guardate da lontano, apparivano come delle piccole oasi cadute in rovina, dove non cresceva neppure l'ombra di un filo d'erba. Oltre a quell'afa insopportabile, generata da un meccanismo che riproduceva i medesimi effetti del sole, i prigionieri erano condannati a morire di fame e quindi a subire una lenta tortura senza fine. Ulteriormente,la maggiore calura era data dal fatto che al dì sotto d'esso, vi era la fornace di Impel Down, il livello quattro, ancora più caldo, tanto da far apparire il deserto della morte un luogo fresco e pieno d'ossigeno.
Dopo la rovinosa caduta avuta insieme a Cappello di Paglia e a quella stramaledettisma Sfinge rincitrullita, le cui zampate avevano contribuito a far crollare il pavimento, i fuggitivi si erano separati dal pirata da trecento milioni di berry, lasciandolo solo contro tutti i Blugori e Saldeath che, molto amorevolmente, aveva preparato appositamente per loro un comitato d'accoglienza da far accapponare la pelle a dovere.
Come fossero riusciti anche quella volta a scamparla non ne avevano idea ma fintanto che la fortuna girava dalla loro, non c'era motivo per cui rifiutarla.

"Aaaahh..questo caldo mi sta uccidendo.." ansimò il povero Galdino "Di questo passo mi scioglierò.."

Il suo essere un uomo cera in un territorio così arido e cocente, rappresentava il più grande svantaggio contro cui potesse trovarsi. Al posto del sudore grondavano grosse gocce di cera bianca e mancava tanto così che anche la parte inferiore del corpo prendesse e si staccasse per poi liquefarsi nella sabbia.

"Non mollare Mr3. Un altro sforzo e saremo lontani da quei bestioni" gli fece coraggio il Clown ormai anche lui prossimo a far strisciare la propria lingua sul terreno.

Mossi solo dal loro desiderio di un pò d'ombra, salirono una corta rampa di scale di pietra per poi accasciarsi sul pavimento coperto da mezzo soffitto. Avevano corso disperatamente coi occhi così fuori dalla cavità oculare che a momenti avevano creduto di non poterli più far tornare alla normalità. In quel frangente, Buggy aveva ringraziato più e più volte tutte le divinità risiedenti nell'alto dei cieli per l'avergli dato la possibilità di diventare un uomo puzzle, altrimenti sarebbe stato ridotto a un colabrodo sin dai primi colpi d'ascia di quei bestioni. La sola nota positiva che ogni tanto lo distraeva dall'aver perso l'occasione di conquistare tutti i tesori del mare.

Distrutti, si girarono a pancia in su, con braccia e gambe allargate e i polmoni raggrinziti, ignorando i rumori in lontananza e anche i resti scheletrici di quei prigionieri che ci avevano lasciato la pelle sotto quel falso sole.

"Anf...anf..maledetto Cappello di Paglia..trascinarci giù in questo postaccio...." ringhiò Buggy affilando le pupille e slargando le labbra colorate "Adesso ci toccherà attraversare l'intero deserto per trovare l'uscita!"
L'enfasi messa nelle parole non riusciva a sortire l'effetto sperato a causa del timbro di voce pesantemente compromesso dall'ambiente ostile.
"Forse non è necessario" riprese fiato Mr3 issandosi sulla parete e poggiandosi con la schiena "Se non ricordo male..anf..nel livello quattro c'è un corridoio che porta direttamente al livello uno"
Buggy deglutì rumorosamente "Il livello quattro? Ma lì..non c'è Magellan?!"

Lo stare sul medesimo piano dell'uomo più temibile di tutta la prigione rendeva la prospettiva di farsi mangiare da un branco di piragna, dieci volte più bella di quanto potesse già sembrare a un inguaribile ottimista.
Magellan era sinonimo di morte lenta e inevitabile e francamente stargli lontano era l'idea più saggia da prendere, però..era anche pur vero che non potevano tornare indietro e rischiare di farsi prendere a cazzotti dai Blugori, senza contare poi che Cappello di Paglia avrebbe potuto notarli e nuovamente trascinarli ancora più in basso.

"Sei sicuro che ci sia veramente questo corridoio?" si accertò il Clown.
"S....Sicurissimo" rispose con affanno Mr3.
"Uhm...è rischioso" borbottò il compagno pensandoci attentamente "Ma se è il modo più sicuro che abbiamo per tornare su di sopra, allora facciamolo! Andiamo al livello quattro!" sentenziò.
"Che???" Mr 3 saltò scattò sulle proprie gambe senza neppure sapere come avesse fatto "Io lo dicevo per scherzo, non possiamo andare ancora più in basso, finiremo per liquefarci nel veleno di quel pazzo!!"starnazzò coi occhi fuori dagli occhiali.
"Che credi, lo so!" esclamò a sua volta il compagno "Ma riflettici: in questo momento tutta Impel Down ha i riflettori puntati su Cappello di Paglia e sicuramente quel bastardo velenoso darà più peso a lui che a noi due. Si tratta solo di non farsi vedere dalle luma-camere e da qualsiasi altra cosa che possa ridurci in poltiglia"
"Più facile a dirsi che a farsi" mugugnò l'ex membro della Baroque Works "Groan, avrei fatto meglio a rimanere nella mia cella.."

Ci era stato trascinato a forza lì, nemmeno l'aveva chiesto! Oramai si era rassegnato all'idea di passare i restanti anni della sua vita in prigione e sinceramente si era anche abituato alla sua cella e a tutti quelli con cui la condivideva.

"Animo Mr3!" esultò Buggy alzando le braccia in segno di vittoria " Usciremo da questo inferno e torneremo ad essere liberi, ah ah ah ah ah!!! A proposito...." Fermò la sua risata per porre la sua domanda "Dov'è l'entrata per il livello quattro?"
"Ma che vuoi che ne sappia io?!?"
"Che cosa?!? Non lo sai?!?" tuonò il Clown "Mi spieghi perché mi hai detto che c'è un corridoio che potrebbe riportarci in superficie se manco sai dov'è????"
"Non te la prendere con me! Io non ci sono mai andato al livello quattro, ho solo sentito le guardie mentre ne parlavano!!" si giustificò.

Il puro ed estasiante attimo di folle folle speranza si trasformò istantaneamente in uno deprimente e dallo spirito combattivo sepolto sotto chili e chili di terra. Era stato un azzardo bello che buono quello di esultare come delle pasque, tralasciando il fatto di trovarsi in un deserto vastissimo, sconosciuto e con una temperatura che si aggirava intorno ai 45 gradi ma la felice visione di quella grande porta che riconduceva alla libertà di essere un pirata con tanto di cappello e sciabola, aveva eccitato forse un po' troppo il Clown da vistoso naso rosso che ora si era afflosciato a terra con tanti lacrimoni a colargli dai occhi.

"Sai che significa questo?" piagnucolò tra un misto di delusione e rabbia.
"Uh...temo di saperlo" rispose Galdino con tono più melodrammatico.

Per riuscire a seminare alcune guardie intestardite a voler testare le loro armi sulle loro zucche già malridotte, i due in un primo momento si erano rifugiati nelle vicinanze di alcune rovine e lì, erano stati richiamati dall'inneggiante "Un-deux-trois!" di qualcuno che Galdino conosceva fin troppo bene. Un tipo del genere non si dimenticava neppure con il lavaggio del cervello. Era bastato raccontare che quell'impiastro di gomma si trovava proprio lì per far muovere quel ambiguo cigno dalle labbra strette, colorate di rosso e dai occhi coperti di un pesante mascara verde scuro in suo soccorso e nel mentre quello avanzava a passo di danza verso l'amico bisognoso di aiuto, loro se l'erano data a gambe levate prima di venire nuovamente scoperti.
A giudicare dai grossi botti in lontananza, evidentemente la caccia all'invasore era ancora aperta e se Bon Clay, alias Mr2, si era unito a Cappello di Paglia, era altamente probabile che stessero sbaragliando tutta la concorrenza per aprirsi la strada verso l'entrata del livello quattro. Entrata che forse quello strano uomo danzante conosceva.

"Sigh, dobbiamo tornare laggiù!!"



"Accidenti, ma questo posto è enorme! Come faccio a trovare l'uscita?!"

Da almeno trenta minuti abbondanti, Rufy continuava a salire e a scendere da gradinate rovinate e insabbiate senza riuscire però a trovare la strada corretta. La calura di quel posto era a dir poco insopportabile ma perlomeno si era liberato di quei fastidiosi guardiani. Ignorava completamente che qualcuno ancora si stesse aggirando in cerca di qualcosa -possibilmente vivo- da colpire e sbudellare e continuava a correre col prezioso cappello di paglia a battergli dolcemente sulla schiena.
La vivre card di Ace, quel minuscolo pezzettino di carta rimasto ancora intero, indicava verso il basso e questo era bastato al ragazzo di gomma per intuire che il fratello maggiore non si trovava sul suo stesso piano. Non c'era un solo minuto da perdere: quelli della Marina prima o poi sarebbero venuti a prenderlo e lui doveva impedirlo, anche se la sua presenza era già stata identificata.

"Eh? Ma qui io non ci sono già passato?"

Frenò la sua corsa, sollevando un polverone di sabbia coi suoi sottili infradito. Si guardò in giro con un mano immersa nei corti e scompigliati capelli neri, cercando di ricordare quale strada avesse preso ma lì era tutto così uguale che nemmeno rammentava da quale parte fosse arrivato.

"Aaah! E adesso dove vado?" si domandò guardando in ogni direzione consentita,anche in alto.

Stette a picchiettare il piede sul pavimento per diversi secondi quando tutto ad un tratto, il silenzio venne sostituto da un suono molto singolare, nuovo alle orecchie del ragazzo.

Clok...clok....

"Uh? Ma che è?"

Era pesante come suono, lento e regolare ma bastò per far alzare i pugni a Rufy quando poi la fonte di tale rumore gli si materializzò davanti in tutta la sua mostruosa grandezza: era il triplo di lui, con due strane sporgenze appuntite ai lati delle teste e un paio d'occhietti gialli tondi e piccolissimi che lo stavano fissando con insistenza. Appena questo compì un altro passo avanti, l'ombra che lo avvolgeva si dissolse in un solo istante, mostrando un manto bianco maculato da bizzarre macchie verdastre, un enorme anello giallastro appeso alle narici del naso colante e un espressione alquanto stupida dipinta sul muso.

"Eh? Una mucca?"

La strana creatura si reggeva su due zampe, brandendo in uno dei zoccoli anteriori una pesante mazza che trascinava senza alcuna fatica. Unico indumento indossante, era un gonnellino rosso scuro scucito e rovinato in più punti, legato a livello della vita.

"Accipicchia!" esclamò con le stelle al posto dei occhi "Non avevo mai visto una mucca così gr...EHI!!"

Con scatto felino, l'enorme bovino era scatto in avanti con l'intento di frantumare la sua testa. Rufy si spostò velocemente e continuò a balzare all'indietro evitando quei colpi tanto potenti da sbriciolare le poche lastre di pavimento presenti. Nonostante la possente mole era velocissimo, abbastanza da sfiorargli le punte dei capelli.

"D'accordo, l'hai voluto tu! Gomu Gomu no...Pistol!"

Caricando il braccio destro, lo allungò in avanti fino a colpire il pieno muso della bestia. Questa scivolò all'indietro ma rimase in piedi, con la testa all'indietro per l'urto subito.
Bastò un niente a farlo raddrizzare e con occhi arcigni, si preparò nuovamente ad attaccare l'avversario, ruggendo poderosamente.

"Tch! Questa mucca è resistente!"

Rufy si preparò nuovamente a ricevere la bestia che ora stava correndo verso di lui con le zampe anteriori ben alzate, tenendo alta la mazza. Deciso a sistemarlo definitivamente, il ragazzo si preparò a caricare un altro pugno ma il sentire le proprie spalle picchiettare contro il muro, gli fece girare spontaneamente la testa per farlo accorgere di aver indietreggiato un po' troppo. Si lanciò a terra, rotolando di lato ed evitando ancora una volta il colpo del mostro, che subito tornò all'attacco con occhi ancora più luminosi. Così preso a cercare di prendere il ragazzino, così accecato dall'euforia di tritare le ossa alla nuova vittima, nemmeno si accorse di quella figura roteante che stava sopraggiungendo sul luogo dello scontro.

"Okama Kempo: Memoire de ce ciel d'hiver!"

Senza neppure avere il tempo di girarsi, la creatura venne colpita violentemente alla guancia da un calcio piatto, sollevata e sbattuta contro il muro che subito finì in mille macerie.

"Ma che..." seppur avesse tenuto gli occhi aperti tutto il tempo, Cappello di Paglia non aveva la benché minima idea di che cosa fosse successo.
"Mugi-chan, sono qua!!!!"

Dalla polvere non ancora del tutto diramata dall'aria, saltò fuori la stessa ombra che aveva colpito e mandato K.O la bestia armata di mazza. Nel scoprire l'identità del nuovo arrivato, sua vecchissima e carissima conoscenza, il sorriso di Rufy si allargò così tanto che rischiò di staccarsi dal resto della bocca ma non ci badò più di tanto perché subito corse incontro a quella persona con occhi straripanti di lacrime per la felicità.

"Bon-chan, sei vivo!"

Mr2 slargò le braccia fino a stritolare l'amico che da tantissimo tempo non vedeva.
Era rimasto incredulo alle parole di quello strano tizio dal prorompente naso rosso e di Mr3. Già era stata una bella sorpresa rivedere l'ex compagno sul suo stesso piano ma mai si sarebbe aspettato addirittura di scoprire che anche Mugi-chan si trovasse lì. Seppur quella notizia erano stata pronunciata da bocche sconosciute e anche antipatiche nel caso di Galdino, il suo cuore di okama lo aveva esortato a crederci e alla fine, il suo cercare in lungo e in largo fra quelle rovine, lo aveva portato al risultato sperato.

"Non sai quanto sono felice di vederti, Mugi-chan!" trillò Mr 2 allentando la presa "Ma mi spieghi che cosa ci fai qui? E dove sono i tuoi amici? Ho girato un bel po' prima di trovarti e non li ho visti da nessuna parte"
"E' una storia lunga Bon-chan ma adesso mi serve che tu mi aiuti ad arrivare ai piani inferiori di questo posto! Devo salvare Ace!"
"Ace? Pugno di Fuoco??" domandò allibito l'okama "Quello che sta per essere giustiziato???"
"Si, è mio fratello maggiore!"
"Eh?! Sul serio?!?"

Ce ne erano di cose che voleva sapere e sicuramente prima o poi gliele avrebbe chieste perché sinceramente l'ex membro della Baroque Works non aveva idea di come spiegarsi la miracolosa infiltrazione di Mugi-chan senza il supporto dei suoi compagni. Avrebbe voluto chiederlo subito ma quello non era ne il momento ne il luogo più adatto per mettersi a chiacchierare: Mr2 leggeva nei occhi dell'amico la fretta di proseguire e in nome dell'amicizia che li legava, niente gli avrebbe impedito di offrire il proprio aiuto. Un valore sacro come l'amicizia non necessitava di delucidazioni, troppi perché o motivazioni complesse ma solo di reciproca fiducia e Bon-chan, anche se in passato si era visto combattere contro la ciurma di Mugi-chan, non aveva esitato a difenderli nel momento del bisogno. Senza altro da aggiungere, fece subito cenno al ragazzo di gomma di seguirlo verso l'ubicazione dell'entrata per il livello quattro prima che qualcuno li individuasse.

"Se la Marina vuole giustiziare tuo fratello, sicuramente l'avranno rinchiuso nel livello più basso della struttura!"
"L'importante è arrivare prima di loro!"
"Non ti preoccupare, conosco la strada ma dovremo fare attenzione; se hanno sguinzagliato le bestie demoniache evidentemente vogliono fare di tutto per impedirci di passare"
"Bestie demoniache?"
"Sono creature che hanno ingerito dei particolari Zoo Zoo in modalità risvegliata. So che sono incredibilmente resistenti: anche il Minotauro che ho atterrato poco fa a momenti dovrebbe riprendersi"
"Minota..che? Io ero convinto che fosse una mucca gigante!"



Il vento notturno era favorevole ma piuttosto pigro, la corrente forte e decisamente capricciosa. Due elementi fondamentali per una navigazione avente una meta programmata ma che a quanto pare non volevano venire in soccorso dei viaggiatori.
Le vele erano sufficientemente gonfie per muovere la nave ma data la poca stabilità dell'aria, gli uomini attivi sul ponte continuavano sempre a volgere uno sguardo speranzoso verso l'orizzonte solcato dal buio della notte. Navigavano senza alcuna luce che li illuminasse ma solo per evitare che qualcuno li scoprisse. La corrente li trascinava ma al grande timone della Moby Dick c'era sempre qualcuno pronto a correggere la traiettoria nel caso questa li avesse portati fuori rotta. Al momento era il turno del comandante adamantino, amichevolmente spalleggiato da Bonz e dalla piccola Akiko che aveva deciso di godere della brezza notturna per rimanere ben sveglia, nonostante non fosse un problema per lei non dormire.

La piccola era accucciata ai piedi della balaustra, con un golf pesante che le copriva tutta la divisa, le gambe raccolte in petto e gli occhi lilla fissi in avanti. Ad ogni folata di vento si stringeva nell'indumento con più vigore ma senza mai muoversi dal punto scelto. Arricciava il nasino ogni tanto ma quello era il massimo movimento fisico visto che era troppo incantata a scrutare il buio per aprire la bocca e parlare. Non ci voleva molto a capire che cose le stesse frullando la testa e chi fosse la protagonista di tali pensieri.

"Non devi star lì a penarti Akiko: lei è in gamba" la rassicurò il cuoco-cannoniere avvicinandosi.
"Bonz ha ragione: Sayuri sa quel che fa" concordò il comandante della terza flotta.

La piccola infermiera dalle ciocche colorate abbassò il mento per poi riporre la propria attenzione sulle ginocchia, corrucciando la boccuccia e alitando su esse per scaldarle. Da quando la sorellona era partita, era sempre stata molto taciturna, sintomo che preferiva confidare in lei piuttosto che mostrarsi agitata e preoccupata. Stava in silenzio, però nel profondo non poteva mettere a tacere l'ansia che le mordeva l'anima: quando tutti loro avevano saputo che Ace era stato catturato e consegnato alla Marina per mano di Teach, aveva strappato di mano il giornale a Vista per leggere di persona quell'orribile verità. Non si era parlato di Sayuri, ne di nessun'altro prigioniero, solamente di Ace, cosa di per sé già terribilmente grave.
Fu istintivo pensare alla peggiore delle ipotesi ma la corvina si era rifiutata apertamente di crederci ed era rimasta a pregare che non fosse vero fino a quando il lumacofono di Don non aveva emesso una richiesta di comunicazione.

Lì, tutte le intenzioni di Barbabianca e dei suoi figli, erano state stravolte, completamente ribaltate.
Sayuri era viva, in qualche modo si stava dirigendo a Impel Down partendo direttamente da Marineford. Il solo sentire pronunciare quel nome era bastato per pretendere di capire come accidenti fosse riuscita a fuggire da quel posto pululante di marine ma di risposte non ce ne erano state, il tempo concessole era stato sufficiente solo per spiegare che cosa avesse in mente e che ruolo dovessero rivestire loro in tutto ciò.

"Dirigerci a Impel Down invece che a Marineford?"
"Ma che ha in mente?"

La sala grande era un rumorio incontenibile di voci di sottofondo cariche di diverse tonalità, tutte in qualche modo armoniche fra di loro. Don era appena entrato a perdifiato nell'enorme stanza spiegando ai presenti e al padre la vicenda: il vecchio Barbabianca aveva inspirato avidamente l'aria, aprendo i suoi occhi quanto bastava per farli trasudare di emozione.

"Ha detto che si sarebbe occupata di liberare Ace e di aprire la porta della giustizia. Tutto quello che dobbiamo fare noi è arrivare prima del convoglio che porterà Ace al Quartier Generale della Marina e sbarazzarci delle possibili corazzate messe di guardie alla prigione" aveva spiegato il medico-cecchino molto sinteticamente.

Considerata la distanza fra la prigione e Marineford, la nave scorta sarebbe arrivata per le nove di mattina del giorno dopo. Dove loro si trovavano, il sole era già tramontato e al momento, gli alleati si stavano radunando nel punto stabilito dal padre, per poi convergere direttamente sull'obbiettivo prestabilito. Il fatto che quelli volessero giustiziare il suo amato figliolo proprio sul patibolo del Quartier Generale del cuore della sede principale della giustizia, era indice che Sengoku non voleva sprecare la sola occasione che aveva, di rivederlo dopo decenni passati a leggere rapporti sui suoi più recenti avvistamenti.
Il Misericordioso sapeva bene come preparare la sua parte di scacchiera e se quel che il figlio aveva detto era corretto, molto probabilmente le richieste di una ragazza sul fermare quella guerra, non lo avevano toccato minimamente. Non aveva prove sul fatto che la figlia fosse andata lì con quell'intenzione ma a quanto pareva, era comunque riuscita a partire per Impel Down senza essere una prigioniera; di per sé aveva dell'incredibile ma se dietro a quella specie di miracolo, c'era chi pensava lui, allora non vi era motivo per cui stupirsi più di tanto.

"Marco, quanto dista Impel Down da qui?" domandò il vecchio Newgate.
"Quasi il doppio del tragitto per Marineford" rispose la fenice.
"Molto bene. Se partiamo ora e imbocchiamo la corrente giusta, possiamo ridurre i tempi di andata" affermò raddrizzandosi sulla poltrona "Don, Vista, Jozu" chiamò poi "Cercate di mettervi in contatto con tutti gli alleati che hanno risposto alla nostra chiamata e passatemeli. Spiegherò personalmente che cosa voglio fare. Tutti gli altri ultimino i preparativi!"

Con voce risoluta, il più anziano degli imperatori impartì il da farsi agli uomini che avevano deciso di seguirlo fino alla fine. Anche Maya era presente e insieme alla sua equipe partì alla volta dei suoi doveri, seguita da lei, la più piccola fra tutte ma anche quella più desiderosa di contribuire. Le sale operatorie andavano pulite e rese assolutamente sterili, i medicinali e le bende dovevano essere a portata di mano e sopratutto presenti in grande quantità. Non doveva mancare nulla.
Il capitano aveva deciso che sarebbero andati a Impel Down per aiutare Yu-chan e così sarebbe stato fatto. Il suo cuore di padre non avrebbe mai permesso che una figlia dovesse lottare da sola per salvare un fratello e la fatica fatta per arrivare sino a quel punto non poteva essere bellamente messa da parte solo perché il grande ammiraglio lo attendeva a braccia aperte nel suo regno. Si, c'era chi dubitava di questa scelta ma che fosse alla prigione più temuta del mondo, al Quartier Generale della Marina o sulla luna, un conflitto ci sarebbe comunque stato.

"Siamo in ritardo sulla tabella di marcia" grugnò Jozu,corrucciando il viso.
"E' comprensibile. Anche se stiamo navigando al massimo delle nostre possibilità, le condizioni atmosferiche non sono a nostro favore" si aggiunse Marco salendo i gradini "Inoltre, dobbiamo tener conto che Impel Down non era la nostra meta iniziale"
"Altre notizie di Sayuri?" domandò Bonz.
Il biondo scosse la testa "No, non ancora. Don ha detto che si sarebbe fatta sentire lei ma che non avremmo dovuto metterci in comunicazione per nessuna ragione. Non le si può dare torto visto dove si trova"
"Questo è vero ma rimane comunque il problema che non arriveremo in tempo" puntualizzò l'altro comandante.

La distanza era grande, il tempo stretto. Anche se si fossero messi a remare tutti insieme non sarebbe cambiato nulla. Le ore rimaste a disposizione erano poco più di dieci ma nelle loro mani scivolavano via come acqua sui vetri, senza nemmeno provare a rimanere su di esse. L'attesa era frustrante per ragioni più che lampanti, da cui derivavano le loro mosse e anche se non lo davano a vedere, la preoccupazione per la sorella, sola a Impel Down, contro tutta una schiera di mostri degni di tener testa alla peggior feccia del mondo, li stava mandando su di giri.

"Ce la farà"

La sottile voce di Akiko irruppe nel loro conversare senza nessuna pretesa. La si udì semplicemente come un affermazione spoglia ma al coltempo ricca di tutto quello che occorreva per credere che i timori galleggianti sulle loro teste potessero essere sostituiti da qualcosa di più redditizio.

"Yu-chan ce la farà sicuramente" ripetè lei più decisa "Sono sicura che salverà Ace e resisterà fino al nostro arrivo. Lei è non è il tipo che si fa mettere i piedi in testa tanto facilmente, è molto più forte di quelle brutte bestiacce"

La sfrenata fiducia di Akiko nei confronti della sorellona era bastato per far sorridere i presenti. L'adorabilità della loro piccola mascotte era una carica di energia positiva che avrebbe risvegliato anche un morto e il vedere quei occhioni fissare l'orizzonte con così tanta decisione, diede una marcia in più allo spirito combattivo dei pirati. Akiko era tremendamente affezionata a Sayuri, proprio come fosse una sorella maggiore in tutto e per tutto e ogni giorno passato a vederne il letto vuoto, non aveva fatto altro che esortare la piccola infermiera a credere in lei, nella sua forza e nell'amore che nutriva per Ace. Le si sarebbe aggrappata alla vita pur di farla restare se solo quella volta fosse stata sveglia, le avrebbe chiesto di rimanere ma anche se si fosse messa a piangere, non era sicura che lei l'avrebbe accontentata. Satch era morto e la castana ne era rimasta troppo toccata, troppo coinvolta per non fare nulla. Da quella ferita ancora aperta se ne erano generate delle altre, profonde e sanguinanti a tal punto da rattristare la Moby Dick stessa. Anche se ne avessero sanate alcune, l'originale sarebbe rimasta ugualmente, facendo assaporare il suo amaro retrogusto come fosse sempre la prima volta. Il tempo non l'avrebbe allargata ma nemmeno chiusa. Alleggerita forse ma ogni qualvolta la si sarebbe ripresa fra le mani, il volto di Satch avrebbe automaticamente risvegliato il sentimento di vendetta verso l'uomo una volta loro compagno. Il solo pensiero faceva male a tutti quanti loro ma per Sayuri, che l'aveva visto proprio scivolare via senza poterlo aiutare, era qualcosa di devastante, che non avrebbe mai mancato di farle notare la sua impotenza davanti alla morte. Non si potevano salvare tutti ma niente impediva alla gente di provarci: bisognava impuntarsi e Sayuri lo aveva fatto, esattamente come quando Ace prendeva una decisione per poi partire senza il benché minimo ripensamento. Akiko doveva solo credere che lei potesse fare l'impossibile, doveva solo credere che Yu-chan fosse più forte di quello che dava a vedere, doveva solo credere in quella realtà che era autentica quanto l'amore che la sua sorellona provava per il moro.

Se smetteva o vacillava per i troppi dubbi, non avrebbe più rivisto il dolce viso di Yu-chan ne quello viso e furbo di Ace.
E i presenti, di certo non avrebbero messo parola su questo.

"Hai ragione" Marco le si inginocchiò di fianco, accarezzandole la testolina colorata "La nostra sorellina sa come farsi rispettare"

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