Hotarubi

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A festa inoltrata Ace si era accorto dell'assenza di Sayuri. La cercò lì intorno e nel chiedere ad alcune persone quasi del tutto imbevute di alcool, scoprì che era uscita senza dare spiegazioni a nessuno. Praticamente si era dissolta nel nulla e questo l'aveva trovato strano, un po' troppo strano visto che in tre l'avevano chiamata e lei li aveva ignorati completamente. Non pensandoci due volte, il capitano dei pirati di picche aveva ripescato il suo cappotto e lasciato la festa, dirigendosi all'esterno con l'intenzione di cercarla, anche perché aveva notato che il suo cappotto e i suoi guanti erano rimasti lì nella sala; ciò andò a rafforzare ulteriormente la sua apprensione. Uscito, aveva controllato i dintorni del palazzo ghiacciato ma senza trovarla. La neve scendeva e con ogni buona probabilità aveva cancellato le sue impronte. Levò gli occhi al cielo, per poi togliersi momentaneamente il cappello dalla testa e scrollarsi la neve di dosso. Non gli sarebbe dispiaciuto tornare al nascondiglio e riprendere a fare baldoria con la ciurma ma prima d'ogni altra cosa, voleva assicurarsi che Sayuri stesse bene.

Era certo che fosse lì vicino, magari proprio a due passi da dove si trovava lui. Riprese a camminare, dirigendosi verso il piccolo lago ghiacciato che affiancava l'ex edificio reale, dove alcuni alberi dormivano sotto la coltre di neve da tempo indefinito.

Lì, sotto una di quelle fronde bianche, c'era Sayuri, seduta su una panca di pietra.

Le andò subito incontro ma si bloccò non appena fu capace di vederla distintamente. Quel che vide ribaltò il suo umore di punto in bianco, spiazzandolo: la ragazza teneva gli occhi chiusi e le guance arrossate per il freddo erano rigate da sottili stille d'acqua. Stava piangendo. Ace avvertì all'istante una morsa terribile attanagliargli l'intero torace, contorcergli e stritolargli il cuore senza alcuna pietà, come fosse un panno inutilizzabile.

Piangeva stringendosi le mani attorno le braccia, inerme a pensieri che lui non poteva ne vedere ne sentire.

Sayuri.

Fu come se tutto il suo essere fosse tenuto fermo da una forza invisibile che gli impediva addirittura di parlare. Il freddo di quel posto non era nulla in confronto a quello che stava provando. Lui non risentiva della temperatura del posto perché era fatto interamente di fuoco ma quel gelo spirituale l'aveva trafitto sotto forma di una lancia acuminata e spessa. Nella sua mente era ben impressa l'immagine di una Sayuri sorridente, graziosa, con un vistoso tatuaggio raffigurante dei gigli a decorarle la spalla, che lo guardava con occhi tanto celestiali da incantare chiunque li avesse guardati. L'immagine di una persona incantevole a cui molto spesso pensava e di cui non poteva fare a meno. Incantevole. Era la sola parola che la potesse definire ma adesso Ace....vedeva un'altra persona, una Sayuri triste, che piangeva da sola...

"Sayuri?"

Il suo nome, che prima era solo riuscito a pensare, ora l'aveva detto. Lei aprì gli occhi e si voltò verso di lui, sollevando di poco il busto.

"Ace....sei qui"

Con l'indice della mano sinistra la vide scacciare le lacrime che le bagnavano il volto ma era inutile che ormai nascondesse ciò che già era stato notato.

"Tu stai piangendo..." mormorò avanzando verso di lei. Non ci poteva ancora credere.

La castana lo guardò per qualche secondo prima di spostare la visuale sulla neve caduta a terra. Non si aspettava che fra tutti, proprio lui, la vedesse così.

"Non è niente" mormorò sorridendo dolcemente con gli occhi bassi, coperti dalla frangia "A-Avevo...avevo bisogno di stare un po' sola con i miei pensieri...tutto qui"

Nel guardare quella foto, tutta la sua vita era riemersa in superficie in un solo colpo, decisamente troppo pesante perché lei lo sopportasse. Nella sua mente non udiva che il rumore di migliaia di vetrate distrutte, le urla di quella donna, quella spregevole risata che continuava a ripeterle, ridendo, che era un errore e che quella donna aveva ragione. Strinse i pugni congelati e lasciò scappare un flebile singhiozzo che non sfuggì però al moro ormai di fronte a lei.

Giglio di piccheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora