Felicità puttana

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Capitolo 8

È strano come in un secondo la tua vita possa cambiare e diventare qualcosa di completamente estraneo a quello che era fino a poco tempo prima, proprio come è successo ieri sera a me, ero fidanzato con Ginevra e stava andando tutto alla grande e due secondi dopo ero solo, nel mezzo della stanza a fissare il vuoto con la sola immagine di lei che usciva dalla porta e le sue parole che risuonavano nella testa di continuo
"Tanc perfavore lasciami andare".
Fisso ancora il soffitto, come le ultime ore, con gli occhi gonfi e il corpo stanco. Da dopo che è uscita mi sono chiuso in camera e non ho voluto nessuno, Gian ha provato a parlarmi dalla porta e Diego ha bussato più volte chiedendo di entrare ma non sentivo ragioni. Mi alzo e vado in bagno, mi guardo allo specchio e non mi riconosco. Dopo tanto tempo sono tornati a stare male per qualcuno. Credo proprio che la felicità sia una grande puttana, ti fa credere che tutto vada bene e un secondo dopo ti si catapulta il mondo addosso senza neanche accorgertene. Apro l'acqua e entro sotto la doccia, mi lascio andare al tepore dell'acqua e di nuovo i pensieri tornano a farsi spazio nella testa e mi chiedo perché? Potevo fermarla, potevo fare qualcosa, potevo dire "no non mi importa di Lele io voglio te a tutti i costi" ma perché non l'ho fatto? Esco dalla doccia e mi vesto, vado in salotto e Lele è sul divano, dorme ancora e i ragazzi lo stesso. Lo guardo e penso che è solo colpa sua se mi trovo in questa situazione, perché se lui avesse fatto il fratello che credevo fosse non mi sarei ritrovato così, ma starei ancora con Ginevra. È un egoista, ha pensato a se stesso, come fa da un po' ormai, non ha messo la mia felicità prima della sua, come avrei fatto io, non ci ha neanche provato, ha solo fatto quello che faceva stare bene lui, non si è chiesto come sarei stato io. Mi chiedo per quale motivo lo abbia fatto, perché tutto questo odio per lei, perché non ha voluto neanche provare a conoscerla? Vedo che si sta svegliando, mi giro per non fargli vedere che lo stavo guardando e torno in cucina per prendere qualcosa per colazione. Lo sento alzarsi e venire nella mia direzione e mentre lui arriva ci incrociamo, cerco di evitarlo senza scambiarci una parola, lui va verso il frigo e io mi siedo al tavolo. Si sente che c'è tensione, l'aria è irrespirabile e pesante, non riesco neanche a guardarlo in faccia, se lo facessi potrei dire cose che non penso e fare stronzate, ma evito di fare scenate perché mi ritengo maturo, non un bambino come lui. Mi alzo per mettere il piatto nel lavandino e senza accorgermene, preso dai pensieri, gli vado addosso. Alzo lo sguardo e incontro il suo, solo un attimo e poi lo riabbasso nuovamente cercando di scappare, ma Lele mi ferma "Tanche possiamo parlare?" io mi volto verso di lui e cerco di guardarlo dritto negli occhi "hai anche il coraggio di parlarmi dopo quello che hai fatto? Ma non ti fai schifo? Ero felice Lele, per una cazzo di volta nella mia vita ero felice e volevo che anche voi lo foste con me, soprattutto te che sei tutto nella mia vita, ma no, hai voluto pensare solo a te stesso, non ti sei minimamente preoccupato di chiederti se quello che stavi facendo poteva ferirmi, hai solo fatto di testa tua e mi hai fatto perdere l'unica persona che mi aveva fatto tornare la voglia di impegnarmi in una relazione. Lei non mi guardava come un idolo, per lei ero solo Tancredi, un semplice ragazzo da amare così come sono e non sai quanto io avessi sempre cercato qualcosa cosi nella mia vita, e ora che lo avevo trovato, tu vieni e rovini tutto senza pensarci. Perfavore stammi lontano Lele e ringrazia che ho ancora rispetto nei tuoi confronti e che al contrario di te un cuore ce l'ho, perché altrimenti ti avrei già preso a pugni in faccia". Lui durante tutto il discorso mi guarda e non fiata, inghiottisce la saliva e so che lo sto colpendo al cuore, lo vedo da come trema e si tortura le mani, lo fa sempre quando qualcosa lo turba e so che quello che dico lo sta distruggendo ed è proprio quello che voglio, deve provare quello che provo io, sentire come si sta quando ti accorgi che stai perdendo tutto e non hai nessun appiglio a cui sorreggerti perché l'unico che avevi è proprio quello che ti ha tradito. Mi volto e lo lascio li, da solo, con i suoi rimpianti e me ne vado in camera. Prendo il telefono, scrivo di nuovo a Ginevra per la milionesima volta, ma come le volte prima nessuna risposta, e mi sento impotente, non so cosa fare per fargli capire che ci tengo, che non me ne frega di quello che ha detto Lele perché lui non è nessuno per decidere della mia vita e che quello che provo per lei è strano e non lo sentivo fa tempo e non mi va di buttare tutto. Apro tiktok e cerco qualche video da fare, come faccio quando litigo con i ragazzi e di solito funziona, lo usiamo spesso come metodo per dirci le cose quando non vogliamo vederci o non riusciamo a farlo direttamente. Scelgo la musica e con un po' di sforzo le lacrime iniziano a scorrere sul mio viso e mi lascio andare alle parole della canzone <...dimmi dove sei, con chi stai, dove vai,non chiudo occhio ancora che chiedo se ritornerai e dimmi cosa vuoi, voglio noi, tu ed io insieme, non posso farci un cazzo il mio cuore ti appartiene, dimmi che questo è soltanto un brutto sogno...> . Voglio mostrarmi fragile, forse per una volta semplicemente lo sono, lascio che quello che ho dentro venga fuori, forse più per lui che per lei. Non piango mai, poche volte mi capita e quando succede è perché davvero non posso più trattenermi e quello che ho dentro esplode e viene fuori, come adesso, che per la seconda volta mi ritrovo a piangere per lui, perché mi fa male sapere che non posso fidarmi come vorrei e come ho sempre fatto e in più ho fatto stare male lei che non se lo meritava. Mi auguro che anche lei lo veda e magari capisca che mi dispiace per come é andata e che ci tengo. Lo pubblico e poi mi stendo sul letto lasciando che il corpo di rilassi e gli occhi si chiudano.

|| Il tuo nome sulla pelle || TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora