Capitolo 26
Svegliarsi con Lele al mio fianco dopo aver fatto l'amore con lui per la prima volta era un momento che avrei voluto ricordare per il resto dei miei giorni.
Ci siamo addormentatati nudi abbracciati sotto le coperte, lui ha ancora la testa appoggiata nell'incavo del mio collo. Prendo il telefono e scatto una foto.
È bellissima.
Lo poso di nuovo sul comodino e fisso il soffitto ripensando alla notte appena trascorsa e alle sue mani che toccavano ogni centimetro della mia pelle facendomi suo come mai nessuno prima d'ora. Ho provato una sensazione così forte che mi ha lasciato il segno, mi sono sentito completo e capito, mi sono liberato di tutto il dolore, e lui, senza che io gli dicessi niente, ha curato le mie ferite più profonde.
Mentre ripenso a tutto Lele si sta svegliando mostrandomi una delle visioni più belle del mondo.
I suoi occhi brillano alla luce del sole che entra dalla finestra diventando di un marrone chiaro che quasi potresti specchiartici dentro e il suo viso è come quello di un bambino.
Mi guarda e tira fuori un sorriso che mi scalda il cuore
"buongiorno amore" dico ricambiando il suo sorriso
"buongiorno" dice lui accarezzandomi
"è stato bello ieri sera" dice accoccolandosi di nuovo al mio petto.
Un brivido percorre tutto il mio corpo e lui lo percepisce voltandosi subito verso di me
"È stata la più bella notte della mia vita" dico accarezzandogli i capelli con lo sguardo fisso nei suoi occhi. Si avvicina verso di me e mi bacia delicatamente
"sei stato la mia prima volta con un ragazzo, a te ho donato tutto me stesso come non avevo mai fatto con nessuno, voglio che tu lo ricordi sempre ogni volta che penserai che io non ti ami abbastanza" dice per poi far toccare il suo naso con il mio
"sei stato anche tu la mia prima volta Lele, con te ho scoperto chi sono realmente ed è a te che ho donato il mio cuore incondizionatamente ogni singolo giorno da quando ci siamo incontrati".
Mi bacia e come ogni volta è come se fosse la prima volta, mi innamorerei sempre delle sue labbra.
Ci alziamo, ci vestiamo e andiamo in cucina.
Oggi cerco di preparare io la colazione, di solito lo fa Lele, ma stamani mi va di farlo.
Prendo l'impasto dei pancake fatto ieri e cerco di ricavarne qualcosa di decente, tutto sotto lo sguardo supervisore di Lele che mi scruta seduto dal tavolo.
Dopo venti minuti in cui Lele rideva da morire per la mia goffaggine e tutti i disastri che ho fatto sono riuscito finalmente a creare qualcosa che somiglia a quello che dovrebbe essere un pancake. Lo metto nel piatto e con immensa soddisfazione lo porto al tavolo per darlo a Lele
"e questo cosa sarebbe?" dice lui trattenendo una risata
"un opera d'arte solo per te" dico facendo gli occhi dolci.
Lui mi sorride e mi lascia una bacio lieve sulle labbra
"è molto brutto ma apprezzo lo sforzo" dice osservandolo.
Faccio una delle mie facce buffe e torno ai fornelli per cercare di farne un altro anche per me
"vieni lascia fare a me" dice lui raggiungendomi
"almeno non ci metterai altri venti minuti" dice iniziando a ridere.
Torno a sedere al tavolo e faccio il broncio, ma dopo pochissimo Lele torna portandomi due bellissimi pancake fumanti e io non posso fare altro che sorridergli.
Mentre mangiamo il telefono brilla e il nome di Valerio compare sulla schermata. Guardo Lele che non dice niente, semplicemente abbassa lo sguardo sul piatto e la confusione si impadronisce della mia testa.
Perché mi stava chiamando dopo quello che è successo? E adesso che devo fare, rispondere o attaccare? L'istinto prevale e rispondo
"cosa vuoi Valerio" dico parecchio agitato "Tanc ho solo bisogno di parlarti, non mi hai lasciato spiegare" risponde molto provato
"Valerio mi sembra che non ci sia niente da spiegare e che sia tutto molto chiaro" dico cercando di troncare il discorso "Tanc ti prego, lasciami dire quello che ho da dirti, poi potrai anche odiarmi" dice quasi supplicandomi.
Io e Valerio siamo amici da molto tempo, abbiamo sempre condiviso tutto insieme, siamo cresciuti supportandoci e sopportandoci e forse parlarci per chiudere definitivamente la questione è il modo più rispettoso per quello che siamo stati, anche se lui a me di rispetto non ne me ha portato quando mi ha tradito con la mia ex ragazza.
"Alle 3, a casa nostra" dico prima di attaccare.
Alzo lo sguardo e Lele mi guarda, mi sorride e allunga la mano per toccare la mia
"andrà tutto bene, dirà quello che ha da dire e poi se ne andrà per sempre, non preoccuparti, ci sono io, lo affronteremo insieme".
Faccio toccare anche l'altra mano con la sua e incontro i suoi occhi rassicuranti in cui trovo un appiglio a cui sorreggermi
"ti amo Lele" gli dico tenendo i miei occhi fissi nei suoi
"ti amo anche io Tanche" dice prima di essere interrotti dall'arrivo di Diego "buongiorno rega, avete preparato qualcosa anche per me?"
Chiede entrando in stanza e avviandosi verso la cucina
"c'è ancora dell'impasto per i pancake avanzato, se vuoi te ne preparo uno" dice Lele alzandosi e andando verso di lui
"si bro non ho proprio voglia di mettermi a cucinare" dice venendo a sedere al tavolo
"di cosa stavate parlando prima che entrassi? Mi sembrate un po' preoccupati" dice guardando entrambi
"Valerio vuole parlarmi" dico secco.
Diego alza lo sguardo dal piatto
"dimmi che scherzi".
Mi volto verso Lele e poi di nuovo verso Diego
"no non scherzo, oggi viene a casa nostra".
Lui mi guarda confuso
"fai sul serio Tanc? Dopo quello che ha fatto davvero vuoi parlarci?"
Si volta poi verso Lele
"e te non gli hai detto nulla?".
Lele mi guarda e poi guarda Diego
"ha tutto il mio appoggio, deve sentire che cosa ha da dirgli".
Diego inizia a ridere
"ma siete diventati matti? Mi chiedo dove abbiate il cervello" dice guardandoci entrambi furioso
"lo so hai ragione ma devo togliermi alcuni dubbi" dico cercando di autoconvincermi che sia la scelta giusta "io a quell'ora me ne vado altrimenti potrei veramente sbottare e mandarlo in ospedale" dice Diego per poi andarsene in camera.
Non sono ancora sicuro se sia o meno la cosa giusta da fare, so soltanto che ormai devo farlo
"ei, andrà bene" dice Lele abbracciandomi "tu rimani vero?" Dico cercando disperatamente i suoi occhi
"ti ho promesso che ci sarei stato sempre, non ti abbandono" dice prima di baciarmi.
Era quello che stavo dispersamente aspettando, lui che mi promette di esserci e io che mi aggrappo a lui come un salvagente per non affogare nel mare dei miei problemi.
Andiamo a sederci sul divano e ci mettiamo a guardare una serie, ci abbracciamo e passiamo due ore semplicemente così, standocene l'uno accanto all'altro finché non arriviamo alle 13.00 senza accorgercene e Lele come da copione di alza per preparare il pranzo. Ringrazio veramente il cielo che esista, siamo talmente pigri in questa casa che se non ci fosse lui nessuno di noi mangerebbe cibi sani, ma soltanto schifezze confezionate fino a scoppiare. Cerco di dargli una mano e senza accorgermene mi immagino una vita io e lui tra qualche anno, da soli in una casa, in tutta tranquillità, con un animale, magari un cane, e poi magari una bambina che chiameremo Briseide, amo quel nome.
Ovviamente c'è ancora molto tempo per tutto questo, e per una bambina Dio solo sa quanto dovremo lottare, ma sognare a volte rende tutto un po' più bello e se c'è Lele con me è ancora meglio.
Mi avvicino verso di lui e dolcemente gli stringo le mie braccia attorno alla vita per poi lasciargli bei baci sul collo mentre sta cucinando. Lo sento rabbrividire ad ogni mio tocco cercando di liberarsi dalla mia presa e mi sto divertendo da morire.
Scendo lentamente con una mano fino all'elastico dei suoi pantaloni sentendolo sussultare man mano che mi avvicino sempre più alla sua intimità finché non mi ferma bloccandomi la mano con la sua.
Sorrido contro la sua pelle, lui mi volta ribaltando la situazione iniziando a baciarmi con passione.
Mi toglie la maglia di fretta e nei suoi occhi vedo la scintilla, la stessa che sento io adesso.
Le sue mani mi stringono per i fianchi e i nostri corpi si scontrano, trattengo gemiti ogni volta che scende baciandomi finché non veniamo interrotti dall'ingresso di Diego in stanza
"ma che cazzo, almeno andate in stanza, Dio che imbarazzo" dice voltandosi immediatamente.
Io e Lele ci guardiamo entrambi rossi come peperoni per la vergogna ridendo sotto i baffi perché effettivamente la scena era davvero strana e inappropriata, ci siamo lasciati un po' troppo trasportare e in più in padella stava bruciando la carne e la puzza si sentiva per tutta la casa
"voi non siete normali, ve lo dico io" dice Diego scuotendo la testa
"è tutta colpa di Tancredi, ha iniziato lui mentre stavo preparando il pranzo" dice Lele alzando le mani in aria
"non mi sembrava ti dispiacesse così tanto quando stavi quasi tremando" dico mordendomi il labbro.
Lo vedo arrossire di nuovo e abbassare lo sguardo senza dire niente mentre Diego ci guarda entrambi con stupore
"voi avete dei problemi" dice sedendosi al tavolo.
Puliamo il disastro combinato e Lele cucina di nuovo qualcosa, sono già le 14.30 e tra poco dovrebbe arrivare Valerio.
Diego finisce per primo
"io me ne vado, meglio se per oggi cambio aria, ne ho già viste e sentite abbastanza" dice prendendo le chiavi e uscendo di casa.
Noi ci alziamo, mettiamo in ordine e aspettiamo sul divano.
Arrivano presto le 15.00 e il campanello suona rivelando la faccia di quello che una volta consideravo mio fratello.
A malapena riesce a guardarmi e io mi sposto per farlo entrare in casa.
Ci mettiamo sul divano e nessuno dei due dice una parola, Lele si siede vicino a me e appoggia una mano sulla mia gamba. Valerio è teso, picchietta continuamente la gamba per terra e si guarda attorno e mi sta mettendo ancora più agitazione di quanta già non ne abbia
"allora dimmi che cosa vuoi e finiamola" dico spezzando quel silenzio assordante "intanto volevo chiederti scusa, sono stato uno stronzo a comportarmi così, non te lo meritavi, nessuno se lo merita, ma te meno di tutti, soprattutto perché sei come un fratello per me" dice cercando di guardarmi
"le tue scuse Valerio valgono meno di zero per me, mi hai proprio deluso" dico guardandolo dritto negli occhi
"lo so Tanc ma credimi non è andata come pensi".
Lo guardo confuso e istintivamente rido "e sentiamo come sarebbero andate le cose? Vorresti dirmi che adesso sono diventato cieco?".
Lo vedo farsi serio, prendere un respiro e guardarmi dritto negli occhi
"io Ginevra la conoscevo già da prima che tu ti fidanzassi con lei, mi commentava sempre le storie su Instagram e mi metteva like ai post e ai tiktok, così le scrissi e ci siamo incontrati varie volte e ci frequentavamo.
Quel giorno che mi hai invitato qui a casa non avrei mai immaginato che la ragazza fosse lei, infatti quando l'ho vista sono rimasto in silenzio e per non rovinare il tuo momento ho fatto finta di niente, come se non la conoscessi.
Quando sono andato via le ho scritto e le ho detto che non la volevo più vedere perché mi faceva schifo e soprattutto stava frequentato uno dei miei migliori amici e non era il caso di continuare, ma lei mi aveva detto che dopo quella scenata che era successa tra te e Lele avevate chiuso e non gli interessava più nulla di te e siccome a me lei piaceva ci sono cascato. Poi dopo qualche giorno mi hai chiamato per chiedermi di andare in discoteca e mi hai detto che ci sarebbe stata anche lei e io ti dissi che ci sarei stato, te lo dovevo come amico, ma vedervi insieme mi faceva male e mi allontanai per andare in bagno, lei mi vide e dopo poco mi segui, gli dissi di andarsene e che tra noi era davvero finita, ma lei come sempre aveva insistito e alla fine mi bacio e io non ce l'ho fatta, ero davvero preso, mi disse che ti avrebbe lasciato raccontandoti tutto.
Il giorno dopo prima che tu mi chiamassi lei mi aveva chiamato poco prima per dirmi che Lele ci aveva visto e che ti aveva raccontato tutto e che lei non ce l'aveva fatta a dirti la verità perché eri ubriaco e voleva aspettare a farlo quando vi sareste rivisti e mi ha chiesto di dirti, nel caso tu fossi venuto da me a chiedere se mi avesse tradito davvero con me, che non era successo nulla e che Lele si era inventato tutto e così ho fatto, mi sono inventato la scusa di Lele geloso di te perché era credibile, poi sono andato da lei quel pomeriggio che ci hai visti perché mi sentivo in colpa per quello che avevo fatto e gli ho detto che se non lo diceva lei lo avrei fatto io e quando me ne stavo per andare lei mi è corsa dietro e mi ha baciato proprio quando sei arrivato te e hai visto tutto. Mi dispiace Tanc, mi dispiace davvero".
A quelle parole è come se mi avessero dato mille schiaffi in faccia, non so che cosa rispondere o semplicemente che cosa dire, riesco solo a sentire la presa di Lele sulla gamba che quasi mi spezza le ossa. Mi volto verso Lele e gli occhi sono gonfi di lacrime che vuole trattenere, lo conosco bene e so che esploderà da un momento all'altro, riesco solo a immaginare il dolore che stia provando adesso e mi sento morire dentro per non essermi accorto prima di tutto questo e aver lasciato correre.
Mi alzo dal divano e inizio a camminare per la stanza cercando di prendere più aria possibile passandomi continuamente le mani nei capelli fin quando al posto del dolore non torna la rabbia, ma stavolta non per lui ma per me, perché io avevo visto lo sguardo che si erano lanciati in casa quando si erano visti, perché ogni volta che mi voltavo e lo guardavo guardarci lui immediatamente si voltava o fingeva un sorriso e io come un coglione non mi sono accorto che anche lui era una delle pedine di Ginevra, come tutti in questa stanza, solo che quello che ha rischiato di più è sempre stato Lele
"sono stato un coglione cazzo, uno stupido coglione si merda" dico sbattendo i pugni sul tavolo
"Tanc calmati ti prego" dice Lele venendo verso di me
"no che non mi calmo Lele cazzo, quella pazza ti ha sparato"
Valerio sgrana gli occhi e si volta verso di me
"Tanc che stai dicendo?" vedo Lele irrigidirsi e cominciare a piangere in silenzio, vado in cucina, prendo un bicchiere d'acqua e glie lo porgo, poi mi metto a sedere accanto a lui e gli prendo la mano
"gli ha sparato il giorno dopo che vi avevo visto".
Lele ha lo sguardo fisso nel vuoto e so che sta rivivendo quel momento, la sua mano stretta nella mia trema e cerco di stringerlo sempre di più a me
"è stato all'improvviso" dice Lele voltandosi verso Valerio
"mi aveva chiamato per parlarmi e ci siamo visti al parco qua vicino, poi ha iniziato a darmi la colpa della fine della relazione con Tanc e quando mi ero stufato di starla a sentire e volevo andarmene mi ha detto di guardarmi le spalle e mi ha sparato".
Lo sguardo di Valerio si fa sempre più serio e triste e una lacrima scende dal suo viso, si alza e va verso Lele
"mi dispiace Lele, è solo colpa mia, se solo avessi parlato prima non sarebbe successo tutto questo" dice piangendo. Lele lo abbraccia
"va tutto bene, non è colpa tua" dice cercando di rassicurarlo.
E pensare che gli ho pure dato un pugno quando in realtà non se lo meritava, mi sento ancora più uno schifo, pensavo almeno una cosa di averla fatta giusta ma mi sbagliavo
"Vale ti chiedo scusa per il pugno in faccia, non avrei dovuto" dico andando verso di lui
"non devi affatto scusarti, me lo sono meritato invece per non averti detto prima le cose come stavano, sarebbe andato tutti diversamente" e mi abbraccia.
Forse in tutti questo la nota positiva è che ho ritrovato un fratello, ci vorrà del tempo per superare tutto questo e lasciarcelo completamente alle spalle, ma adesso sarà tutto più semplice, almeno spero.
Mi siedo accanto a Lele
"che facciamo glie lo diciamo di noi due?" Dico sussurrandogli all'orecchio, lui mi fa segno di si con la testa e poi mi sorride, entrambi ci giriamo verso Valerio e poi gli prendo di nuovo la mano
"ei Vale adesso siamo noi a volerti dire una cosa" dico io.
Lui si mette di nuovo seduto e ci guarda "vedi da dopo che ci siamo lasciati con Ginevra io ho avuto modo di riflettere bene, in più quando Lele è andato in ospedale ho ripensato e rivissuto tutti momenti che avevo passato con lui e mi sono reso conto che quello che c'era tra di noi andava ben oltre la semplice amicizia e che quella che abbiamo creato come ship per i fan forse tanto un gioco non era"
Valerio ci guarda con un mezzo sorriso
"io ho sempre provato sentimenti per Tanche, ma non l'ho mai detto per paura di perderlo e appena mi ha detto che provava qualcosa non ci ho messo niente a dirgli quello che sentivo, e ringrazio il cielo che lo abbia fatto prima lui, altrimenti non so se avrei trovato il coraggio di dirlo".
Dopo quello che ha detto Lele, Valerio sorride
"che bello vedervi felici ragazzi" dice, poi si gira verso Lele
"bro comunque era palese che ti piacesse Tanc, cioè io me ne ero accorto da un sacco di tempo, appena parlavamo di pischelle riuscivi a dire solo carina, passabile, e mai niente di più e poi come guardi Tancredi non hai mai guardato nessuno".
Lele si volta verso di me e i nostri sguardi si incontrano e si parlano, si stanno urlando quanto si vogliono, quanto siano essenziali l'uno per l'altra.
Voglio che quello sguardo continui a riservarlo solo a me, che ogni volta che mi vede gli venga una stretta allo stomaco così forte da renderlo instabile, da farlo sentire come su una nuvola, perché io mi sento esattamente così ogni volta che mi guarda.
"Stupido io ad essermene accorto tardi" dico vedendo il sorriso di Lele sulla faccia "beh, direi che è il momento di lasciare i due innamorati da soli, devo sistemare delle cose con la canzone" dice guardando entrambi e poi uscendo di casa. Rimaniamo solo io e Lele, Diego tornerà stasera e abbiamo ancora un pomeriggio davanti, sono solo le 16.00
"Tanche, vado a farmi una doccia quando torno continuiamo la serie?"
Lo guardo passersi una mano tra i capelli mentre va di la a prepararsi e vestiti e penso a quanto sia dannatamente bello nella sua semplicità, con quei pantaloni grigi della tuta che io amo da impazzire e una felpa nera
"si amore ti aspetto qui sul divano" dico accendendo la tv e iniziando a scorrere per trovare l'episodio a cui eravamo rimasti.
Lo vedo passare di nuovo e entrare in bagno, inizio a pensare a stamattina e al nostro momento interrotto proprio sul più bello da Diego, a lui che si toglie la maglia davanti allo specchio con i capelli spettinati, mentre si toglie i pantaloni e poi i boxer, l'acqua che si apre e lui che entra nella doccia.
Non posso stare qui sapendolo a due passi da me e senza pensarci vado in bagno, e lo trovo proprio lì, davanti allo specchio con solo i boxer.
Mi butto su di lui spingendolo al muro e lo bacio senza lasciargli via di scampo finché non abbiamo entrambi bisogno di respirare e ci stacchiamo guardandoci fissi negli occhi
"a cosa devo tutto questo" chiede ancora ansimante
"ho voglia di te" rispondo veloce per poi tornare di nuovo sulle sue labbra con più passione.
Le sue mani scivolano sotto la mia maglia togliendola così da far scontrare i nostri petti.
Gli bacio ogni angolo della bocca, del collo lasciando dei segni stavolta perché il desiderio di averlo è così forte che non riesco a controllarlo mentre lentamente le sue mani scivolano sull'elasticito dei miei pantaloni togliendoli, seguiti dai boxer e io faccio lo stesso con i suoi rimanendo entrambi nudi.
Lo spingo dentro la doccia sotto il getto dell'acqua che bagna la sua pelle rendendolo ancora più bello.
Di nuovo lo spingo contro la parete della doccia e dal collo scendo baciandolo fino al linguine per poi farlo entrare dentro di me e assaporare di nuovo ogni centimetro della sua pelle.
Le sue mani tra i miei capelli guidano i miei movimenti e il suo corpo si irrigidisce riempiendo la stanza dei suoi gemiti.
Risalgo lentamente fino alla sua bocca, non aspetto che arrivi al culmine, voglio che lo faccia possedendomi
"fammi tuo" dico quasi implorandolo e come un ordine un secondo dopo sono con il petto contro la parete e lui è già dentro di me.
Il mio respiro si fa sempre più affannato finché non mi lascio completamente andare a gemiti che solo lui può comprendere mentre mi bacia la pelle e mi possiede con spinte sempre più decise fino a quando non viene.
Mi giro e lo bacio, i nostri petti si scontrano di nuovo e le sue mani dalle mie spalle scendono fino al linguine, per poi abbassarsi e farmi di nuovo suo.
Di nuovo i miei gemiti riempiono la stanza e le mie mani affondano nelle sue spalle lasciando i segni del mio amore, di quello che riesce a farmi sentire ogni volta che mi tocca finché non arrivo al limite e vengo dentro di lui.
È stato incredibile, ci siamo desiderati e posseduti fino a toccarci l'anima, ci siamo amati e avrei voluto fermare il tempo per rimanere sempre li, con lui, in quell'istante in cui i nostri corpi erano uno solo e non c'era bisogno di nessuna parola perché erano i nostri corpi a dirsi tutto, e voglio che sia sempre così, che noi siamo sempre così, perché sono fottutamente innamorato come mai prima d'ora di un ragazzo biondo, con gli occhi nocciola e di nome Lele.