Se l'amore inganna fumati una canna

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"Tanche ti prego parliamone" dice Lele rincorrendomi fuori da casa "Lele ti ho detto di lasciarmi in pace, vattene cosa non ti è chiaro" urlo senza voltarmi continuando a vagare per la strada "no invece non ti lascio andare, non finché non mi lasci spiegare" dice continuando a venirmi dietro "non c'è nulla da spiegare, hai già detto quello che dovevi ed è più che sufficiente, non voglio sentire altro". Sento i suoi passi seguirmi e aumento io passo per non farmi raggiungere "Tanche perfavore fermati" dice implorandomi. Mi volto verso di lui, nel mezzo della strada "no Lele, cazzo ho detto vattene". Solo un secondo, un urlo "Tancredi" e poi buio.
Mi sveglio di soprassalto, con il fiato corto e impregnato di sudore, non sono riuscito a chiudere occhio che ogni volta che ci provavo facevo sempre lo stesso sogno, questa è la terza volta. Mi metto seduto e poggio la testa al muro fissando il soffitto, ho bisogno di aria. Non credo di essermi mai sentito così solo e fragile, l'idea che lui pensi quelle cose di me ancora non mi si toglie dalla testa e il suo sguardo di delusione nel pronunciare quelle parole è stampato nella mia mente come un film che si ripete in continuazione. Mi alzo e vado verso la finestra, cerco il mio pacchetto di sigarette e ne prendo una. Ultimamente stavo cercando di smettere, avevo iniziato a fumare la sigaretta elettronica di Lele, mi aveva convinto che facesse meno male e che la mia era solo un'abitudine, ma adesso ne ho davvero bisogno, aspiro e butto fuori osservando il fumo che esce disegnando forme strane che svaniscono ancora prima che io riesca a dargli un senso, ognuna diversa che si perde nell'aria lasciando un che di vuoto, come quello che sento io adesso nonostante la testa sia così piena di pensieri che si scontrano senza fermarsi. Spengo il mozzicone nel posacenere e cerco dei vestiti puliti, ho bisogno di una doccia. Esco piano dalla stanza e Lele è sdraiato sul divano che dorme, cerco di non svegliarlo per non avere il suo sguardo di nuovo addosso e mi avvio in bagno, Poggio i vestiti sul lavandino e entro in doccia. Ne avevo bisogno, l'acqua che scorre e lava via per un po' i pensieri e mi sentire bene. Soprappensiero prendo il suo bagnoschiuma e quando lo apro il suo odore mi pervade le narici e perdo il contato con la realtà, lo sento addosso che mi si schianta sulla pelle come la sera quando ci addormentiamo ed è l'unico odore che mi fa sentire in pace. Lo richiudo subito e lo rimetto al suo posto per prendere il mio, che non sa di nulla perché ho ancora il suo ancora dentro in ogni parte di me. Esco da lì e mi vesto, poi torno di là. Lele si è svegliato ed è in cucina. Sono le 18.00, prendo il telefono e scrivo a Jacopo.
"hai da fare?".
Mi siedo sul divano e aspetto che risponda, intanto apro Instagram e cerco di distrarmi. Sento il suo sguardo addosso, lo percepirei anche se fossi dall'altro capo del mondo, lo sento trapassarmi la pelle e pervadere ogni cellula ma lo ignoro, non farei mai incrociare i suoi occhi ai miei rischiando di perdermi e sentirmi ancora peggio. Finalmente Young mi risponde
"no, se vuoi vieni da me".
Mi alzo dal divano e prendo il giubbotto avviandomi verso la porta "dove vai?" Mi chiede a mezza voce, quasi se a chiedermelo si stesse pentendo "non sono affari tuoi" dico uscendo di casa e sbattendomi la porta alle spalle. Cammino in silenzio fino a casa di Jacopo che mi apre e mi fa accomodare "siamo soli, Ale non c'è aveva da fare" dice seguendomi "grazie bro, avevo bisogno di staccare un po'". Mi scruta un po' "che è successo, ti va di raccontami?". Mi volto verso di lui "ho litigato con Lele, ma non come le altre volte, questa è diversa, mi ha davvero fatto male". Dirlo a qualcuno che non sia la mia voce nella mia testa rende tutto ancora più doloroso, ma se non lo faccio rischio di implodere e impazzire "cosa è successo di preciso?" Dice sedendosi vicino a me "le cose da un po' di tempo sembrano essere monotone, non mi guarda più come prima e non c'è più la stessa voglia di stare insieme, volevo parlargliene in un momento in cui mi sentivo pronto e sicuro ma alla fine lui ha iniziato a fare domande dicendo che ero strano e per farla breve mi ha detto che secondo lui io sono stato con lui solo per scopare". Lui mi guarda un attimo confuso "sul serio Lele ha detto questo?" Annuisco e abbasso lo sguardo sul pavimento "bro non so cosa sia passato per la testa a Lele in quel momento, ma non credo lo pensi veramente" dice cercando di rassicurarmi "anche io lo credevo, ma quando gli ho ripetuto di dirmelo di nuovo lui mi ha guardato dritto negli occhi e ho visto che nei suoi c'era la delusione". Mi volto verso di lui e noto che ha abbassato lo sguardo, segno che forse stavolta non c'è nulla da fare per me e Lele, ma solo accettare che tra di noi non sia andata come doveva andare. Mi guarda di nuovo e poggia una mano sulla mia spalla "vedrai che passerà anche questa". Abbozzo un sorriso e torno a fissare il pavimento "so io cosa fa al caso tuo in questo momento" dice distogliendomi dai miei pensieri. Si alza e va verso il mobile del salotto, aprire un cassetto e tira fuori un sacchettino e poi torna a sedersi vicino a me, si fruga nelle tasche e tira fuori dei filtri e delle cartine lunghe "so che è da un po' che non fumi più, ma credo tu ne abbia bisogno". Non tocco una canna da mesi, l'ultima che ho fumato è stata a Roma quando ancora non conoscevo i ragazzi ed ero con il mio vecchio gruppo di amici, non fumavo più da allora perché nessuno degli altri ragazzi lo faceva e non volevo essere quello che faceva il guappo. È sempre stata la mia valvola di sfogo, ho sempre fumato per evadere dal resto del mondo, mi aiutava a non pensare a quello che accadeva, mi faceva riflettere ed entrar nel mio mondo dove mi sentivo al sicuro e lontano da tutti i problemi, un mondo in cui io potevo sentirmi bene con poco e felice per un po'. Lo guardo rollare e infine accenderla e di nuovo quell'odore così familiare mi riporta un po' indietro a quando tutto questo ancora non esisteva ed ero solo un ragazzino che andava in giro con lo skate e si ritrovava al parcheggio con gli amici, quando non dovevo pensare a quello che facevo perché non importava nulla a nessuno ed ero uno dei tanti "prendi" mi dice dopo aver fatto qualche tiro, la guardo un po' e poi la porto alla bocca aspirando il più possibile. Assaporo quella sensazione, quel sapore che mi invade il corpo e mi richiama la mente e mi perdo un attimo prima di buttare fuori quello che resta. Faccio qualche altro tiro e ogni volta la testa si alleggerisce sempre un po' di più, inizio a sentirmi di nuovo libero, meno sbagliato e più sereno "grazie bro" dico voltandomi verso di lui che l'ha appena spenta "non ringraziarmi, pensa a goderti questo momento di pace" dice alzandosi e andando verso lo stereo per mettere la musica. Mi sento diverso, mi sento meglio, non penso più alla merda di sempre, adesso penso solo a Tancredi e Dio se mi mancava tutto questo "bro giochiamo un po' alla play" dico ormai perso in quella sensazione che non provavo da tempo. Ci sediamo e facciamo una partita a qualche gioco di cui non so neanche il nome ma poco mi importa perché tutto si muove così velocemente che non riesco a mettere insieme le figure nello schermo e ridiamo insieme per quanto io sia davvero fatto come non mi capitava dalle prime volte che avevo iniziato a fumare "bro sei rottissimo" dice ridendo una volta finita l'ennesima partita "mammamia, non stavo così da troppo" dico sdraiandomi a terra osservando il soffitto. Mi alzo e prendo un bicchiere d'acqua, ho la gola così impastata che non riesco a mandare giù neanche un po' di saliva "ti fermi per cena?" Mi chiede raggiungendomi. Guardo l'orologio, sono le 20.30 "si dai, più tardi torno a casa più eviti di vederlo". Ordiniamo qualcosa al volo e quando arriva ci mettiamo sul divano, il cibo da asporto è il miglior modo per smaltire la chimica e con tutta la fame poco dopo già abbiamo finito tutto.
"Vuoi una mano" chiedo mentre lui inizia a raccogliere i rifiuti.
"no, mentre finisco riaccendi la play che riprendiamo a giocare".
Per un attimo mi torna alla mente Lele da solo a casa, magari preoccupato di dove sia.
"Pronto?" chiede all'improvviso Jacopo risvegliandomi dai pensieri, annuisco passandogli l'altro joystick e giochiamo un altro po' finché non sentiamo la porta di casa che sia apre "ciao Tanc, strano vederti qui a quest'ora da solo" dice Alessandro entrando nella stanza "si bro avevo bisogno di staccare da casa, adesso vado, si è fatto tardi". Torno di là in salotto e prendo il giubbotto "grazie ancora bro" dico a Jacopo "di nulla, sai che quando hai bisogno ci sono". Esco da lì e torno verso casa mia, il tragitto sembra infinito e la voglia di vederlo è meno di quella di quando sono uscito. Cerco le chiavi in tasca ma non le trovo. Cazzo sono stupido, nella fretta di uscire per non parlargli le ho dimenticate e ora devo per forza suonare il campanello. Mi prendo un secondo e poi suono, c'è silenzio dall'altra parte e poi il rumore di qualche passo venire verso la porta che si apre con Lele con i capelli arruffati e gli occhi di chi ha pianto e poi ha cercato di nasconderlo lavandosi la faccia di fretta, infatti è ancora arrossata "dove cazzo sei stato fino ad ora" dice guardandomi "ti ripeto non sono affari tuoi" dico sorpassandolo per entrare dentro "si che sono affari miei visto che torni all'una di notte e suoni il campanello" dice venendo verso di me "avevo dimenticato le chiavi, altrimenti non ti avrei disturbato" dico andando verso la cucina per prendere qualcosa da bere. Mi segue e mi prende per un braccio per farmi voltare e sento i suoi occhi fissarmi per secondi interminabili "Tancredi guardami" dice con tono serio ma io cerco di liberarmi dalla sua presa e evitare di farlo "ti ho detto di guardami cazzo" dice prendendomi con l'altra mano il viso per incrociare il suo sguardo con il mio. Quel contatto che una volta mi faceva sentire al sicuro adesso mi terrorizza, posso sentirlo mangiarmi dentro. Mi libero dalla sua presa e prendo l'acqua, sento ancora il suo sguardo seguire ogni mio movimento "adesso è così che risolvi i problemi vero?" dice all'improvviso "Lele fammi il favore di stare zitto" dico uscendo dalla stanza "Tancredi non sto zitto, guarda come ti sei ridotto" dice guardandomi di nuovo "non sono affari tuoi quello che faccio o non faccio" dico andando verso la camera "tu adesso mi ascolti" dice prendendomi di nuovo il braccio per fermarmi "non è andando a fumarti le canne e tornando a casa strafatto che ti sentirai meglio o risolverai le cose". Mi volto verso di lui "e te che ne sai di cosa voglio risolvere io e come voglio farlo eh? Non sei nessuno per dirmi cosa devo fare della mia vita" dico quasi urlando "quindi adesso non sono nessuno" dice togliendo la mano dal mio braccio "esatto, non sei nessuno, sentiti pure libero di fare quello che vuoi, non c'è mai stato nulla tra di noi, solo sesso, lo hai detto tu no?" Dico con tutta la rabbia che ho dentro. Lo vedo indietreggiare di qualche passo e un lacrima rigargli il viso. Fa male, fa male da morire vederlo così, ma in fin dei conti è quello che ha voluto lui, è solo colpa sua se adesso stiamo così "hai ragione, non c'è mai stato nulla" dice voltandosi per sedersi di nuovo sul divano. Mi volto e me ne vado in stanza, chiudo la porta e mi butto sul letto, non mi ero neanche accorto che stavo piangendo, è stato un attimo, un secondo in cui il cuore ha smesso completamente di battere perché ho sperato fino alla fine che dicesse che mi stavo sbagliando e che in realtà non era davvero finita, che si avevamo sbagliato entrambi ma che il nostro noi esisteva ancora, ma evidentemente così non è e devo solo imparare a conviverci, convivere con la testa che di nuovo impazzisce e l'anima vuota. Devo solo imparare a convincere senza di lui.

***SPAZIO ME***

Il capitolo non è corretto perché come al solito aggiorno sempre di corsa per farvi leggere, scusate gli eventuali errori che correggerò con calma. Fatemi sapere sempre se vi sta piacendo
La vostra Deb sempre con voi☀️

|| Il tuo nome sulla pelle || TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora