Perdono

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Era semplice, dovevamo solo prendere il telefono e comporre il numero delle nostre famiglie, niente che non avessimo già fatto prima di allora, ma con la sola differenza che questa volta avremo ammesso a qualcuno che non sono i nostri amici che stiamo insieme.
Per me non era poi così un dramma fino a che non ho effettivamente realizzato che stava succedendo sul serio, forse non mi sento pronto a conoscere i suoi, nella sua famiglia la situazione è difficile, i suoi genitori sono separati, e se fosse un motivo di litigio in più? E se Lele potesse stare male dopo? E se dovesse scegliere tra me e la famiglia? Sto iniziando a sudare freddo e tremo, sono così agitato che non riesco a tenere ferma la gamba "Tanche che c'è? Sei diventato strano" dice Lele toccandomi la spalla "niente Le, tranquillo" dico fingendo un sorriso. Lui mi guarda e si fa serio "Sai benissimo che odio le bugie, specialmente quelle dette tra di noi, dimmi cosa c'è che non va". Abbasso lo sguardo "Le ho paura, e se i nostri genitori non la prendessero bene? Cosa ne sarebbe di noi?". Forse neanche Lele aveva una risposta a quella domanda perché probabilmente neanche ci aveva pensato, lo capisco da come anche lui improvvisamente si fa serio e non sa cosa rispondere "Lele non voglio perderti, pensa se una delle nostre famiglie o entrambe non accettassero il fatto che noi stiamo insieme, cosa faresti? Non voglio essere costretto a scegliere tra te e la mia famiglia e non voglio costringere neanche te a fare lo stesso, voglio viverti senza dovermi preoccupare di niente e nessuno".
Percepisco che con quello che ho appena detto è come se gli avessi dato una coltellata al cuore, una sola lacrima riga il suo viso e con un gesto veloce la cancella via, insieme alle mie parole appena dette, prende un respiro e poi mi guarda dritto negli occhi. Vederlo così e un pugno allo stomaco, lo sento arrivarmi dritto e stendermi con un solo colpo insieme alle parole che sta per pronunciare "non dovrai fare nessuna scelta tra me e la tua famiglia e nemmeno io dovrò farne, non c'è niente da dire, hai ragione, semplicemente non possiamo stare insieme Tanc, non possiamo e basta". Mentre esce dalla stanza non riesco neanche a muovere un braccio o dire una parola, posso solo guardarlo mentre se ne va mettendo fine a quel noi in cui stavo iniziando a credere. Non sento niente se non il vuoto, quello che lui riempiva perfettamente senza lasciare spazio a nient'altro, quel vuoto che non provavo più da quando lui c'era che se ne prendeva cura aggiungendo qualcosa giorno dopo giorno.
Mi butto sul letto e inizio a sbattere i pugni sul cucino soffocando i singhiozzi di un pianto che non tarda ad uscire fuori. Sono un perfetto idiota, non so mai come comportarmi con lui, sbaglio sempre i modi e non volevo perderlo, non voglio perderlo. Mi alzo e esco dalla stanza, i ragazzi mi guardano e non dicono niente, cerco Lele ovunque ma non c'è traccia finché non caccio un urlo scaricando tutta la rabbia che ho dentro e inizio di nuovo a piangere. Gian di alza dal divano e mi abbraccia, io mi lascio stringere e crollo "l'ho perso Gian, l'ho perso per sempre" anche Diego di alza e viene da noi, mi prende e mi fa guardare verso di lui "che cosa è successo Tanc, perché Lele se ne è andato di corsa di casa senza dirci niente". Lo guardo e non riesco a parlare, voglio farlo, voglio che mi aiuti perché solo lui può farlo, ma non che riesco, mi fa male "Diego ho sbagliato tutto, sono un coglione" dico piangendo "Tanc devi dirmi che che cosa è successo". Prendo un respiro "voleva dire ai nostri genitori che stiamo insieme, ma a me sono venuti mille dubbi, ho iniziato a pensare che magari potevano non prenderla bene, che potevano metterci davanti a una scelta tra noi o loro, e io non voglio scegliere, io non sono pronto Diego". Mentre lo dico è come se il cuore si spezzasse sempre di più in mille pezzi, lo sento sgretolarsi e non posso raccogliere i pezzi perché solo Lele riesce a ricomporlo e lui adesso non c'è per farlo. Diego e Gian si guardano seri, non sanno cosa dirmi, nessuno saprebbe cosa dire perché sono un completo disastro "Tanc adesso calmati ok? Riflettiamoci un secondo" dice Gian "non c'è niente su cui riflettere Gian, ho mandato tutto a puttane come sempre". Diego mi prende e mi scuote per le spalle "tu adesso mi guardi bene in faccia e ti calmi, ci ragioniamo insieme su come fare ok?". Annuisco a fatica e mi metto seduto sul divano "perché pensi quello che hai detto? Cosa ti fa pensare che i tuoi genitori non accettino che tu abbia un ragazzo" dice Diego "non lo so, sono sempre stato con ragazze anche se non sono state molte, solo Jennifer ha conosciuto i miei genitori, non vorrei che sconvolgere l'idea che si sono fatti di me, soprattutto quella che ha mio padre, mi faccia perdere Lele, anche se ormai l'ho già perso". Diego mi appoggia una mano sulla spalla "non lo hai perso, si risolverà tutto vedrai, è solo stato un brutto colpo sentirsi dire quelle cose su due piedi". Mi aggrappo a questa convinzione per non sprofondare nella mia disperazione, voglio convincermi che lui tornerà e risolveremo tutto, come sempre "io non credo che i tuoi la prenderebbero male" dice Gian all'improvviso "li ho conosciuti e non mi sono sembrati quel genere di persona, neanche tuo padre, è vero, forse sarà strano sapere che invece di una ragazza quello che si siederà al tavolo durante le feste sarà un ragazzo, ma io credo davvero che saranno felici e ti supporteranno". In realtà di loro non avevo paura, so benissimo che loro non sono un problema, conosco bene mia madre, sarebbe la prima a dirmi che non c'è nessuna vergogna e che l'amore si manifesta in tutte le sue forme senza distinzione, lo stesso vale per le mie sorelle che sono sempre dalla mia parte qualsiasi cosa faccia e mio padre all'inizio rimarrebbe stranito, ma poi non gli darebbe peso, il vero problema per me sono i genitori di Lele "si Gian, forse hai ragione, ma i genitori di Lele?". Diego si volta subito "se pensi che i genitori di Lele si facciano dei problemi hai sbagliato persone, forse il padre sarà quello un po' più strano, ma la madre è una persona meravigliosa, non si farebbe nessun tipo di problema se non quello di farsi piacere il più possibile da te, fidati la conosco molto bene". Inizio a riprendere coscienza di me, se sapevo che le cose stavano in questo modo non avrei mai detto nulla, avrei semplicemente preso il telefono e composto il numero dei miei e poi dei suoi, ci saremo fatti due risate e poi ci saremo baciati per la felicità, invece adesso sono da solo, a rimpiangere le mie dannate insicurezze pensando che se avessi parlato prima con Diego tutto questo non sarebbe successo e avrei saputo cosa fare "ma se le cose stanno come hai detto perché se ne è andato così, poteva dirmelo che per i suoi non ci sarebbero stati problemi, poteva parlarmi invece di scappare" chiedo confuso "Tanc, Lele è così, quando gli hai detto in quel modo sicuramente avrà pensato che fosse un'altra delle scuse per evitare di dire di voi, specialmente a persone importanti come la famiglia ed è scappato perché lui è così, quando di sente ferito scappa da tutti, ma torna, e quando lo farà sarai qui per spiegargli tutto e risolverete le cose". Spero abbia ragione, non posso saperlo ferito per l'ennesima volta da me, dovrei solo fargli venire il sorriso non farlo piangere "spero tu abbia ragione" dico quasi a mezza voce e Diego subito mi abbraccia "ci siamo noi qui, vedrai che andrà tutto bene".
Mi sdraio sul divano e cerco di distrarmi un po' con la tv insieme a loro, ma non riesco a fare altro che fissare la porta sperando di vederlo arrivare da un momento all'altro. Le ore passano, non ho pranzato, mi sono addormentato per un po' ma dopo poco mi sono svegliato perché stavo sognando Lele che nonostante lo implorassi non voleva perdonarmi. Sono solo le 16.00 e di Lele ancora nessuna notizia, sono cinque ore che è sparito, provo a scrivergli
"Lele torna a casa ti prego devo parlarti, ho sbagliato tutto perdonami".
Mi alzo per andare in cucina, sul tavolo c'è un biglietto dei ragazzi, c'è scritto che sono andati a fare la spesa e che tornavano prima di cena, probabilmente sono usciti da poco. Apro la credenza e prendo la nutella, cerco un po' di pane e mi faccio un panino, torno alla tv e cerco un film, ho bisogno di distrarmi un po' o rischio di impazzire. Poco dopo brilla il telefono ed è un messaggio di Giulia
"ei"
Non mi va di sentire nessuno, non rispondo. Poco dopo me ne arriva un'altro
"tutto ok?"
Non so se rispondergli o no, anche se non sa che io e Lele stiamo insieme un consiglio di una donna potrebbe tornarmi utile in questo momento
"non è un buon momento"
Lei risponde subito
"che succede?"
E ora come gli spiego che ho litigato con Lele perché non riuscivo a convincermi di dire ai nostri genitori che stiamo insieme? Non deve saperlo
"ho litigato con Lele perché ho fatto una stronzata e adesso lui se ne è andato e non so come farmi perdonare".
La sua risposta arriva dopo un po' ma quello che dice potrebbe realmente essermi utile
"non so cosa tu abbia fatto, ma qualsiasi cosa sia non può essere tanto grave da non parlarvi più. C'è una cosa che ho sempre apprezzato di te, il tuo essere schietto e sincero, quando torna digli semplicemente quanto sia importante e dimostraglielo, lui ti perdonerà".
Ha dannatamente ragione, devo solo fare quello che ho sempre fatto, essere diretto e prendere coraggio, i nostri occhi hanno sempre parlato, basterà solo che mi legga dentro
"grazie Giu, lo farò".
Sento la porta aprirsi e mi alzo immediatamente sperando di trovarmi davanti Lele ma così non è, sono solo i ragazzi che sono tornati da fare la spesa "ei sei sveglio, Lele è tornato?" Chiede Diego "ancora no" dico preoccupato, Gian si avvicina a me "tornerà Tanc, dagli tempo". Li aiuto a mettere tutto apposto e poi ci mettiamo a preparare qualcosa per cena, sono quasi le 20.00, prendo il telefono, voglio chiamare Lele.
Finalmente sento girare la chiave nella porta e lo vedo entrare, gli vado incontro ma non mi lascia il tempo che già se ne è andato in camera "non corrergli subito dietro, vai dopo che abbiamo cenato" dice Diego, e stavolta lo ascolto, mi siedo al tavolo e aspetto che finiscano di preparare. Durante la cena il tempo non passa mai, non riesco a mettere neanche un pezzo di carne in bocca, ho lo stomaco completamente chiuso, non riesco ad aspettare un secondo di più, devo assolutamente parlarci o potrei esplodere "ragazzi io devo parlarci, non ce la faccio" loro si guardano e Diego mi fa segno con la testa di andare, mi alzo e vado verso camera nostra. Busso e apro la porta, lui è li, seduto sul letto, come se stesse aspettando che io andassi da lui "possiamo parlare?" Chiedo quasi con un filo di voce "ormai sei qui" dice abbassando lo sguardo. Vado a sedermi vicino a lui "senti Lele ho sbagliato oggi, non volevo dire tutte quelle cose, ero preso dalla paura di non essere accettato dalla tua famiglia. Sai che non sono perfetto, come vedi sono il capo degli stronzi, ho paura che i tuoi pensino che io non sia alla tua altezza, di non soddisfare le loro aspettative, insomma sono un fallimento dalla testa ai piedi perché mai dovrebbero volermi accanto al proprio figlio?".
Lui rimane in silenzio, mi guarda soltanto "Ma quanto sei idiota?" dice "se avessi pensato anche solo minimamente che i miei non ti avrebbero accettato credi che ti avrei chiesto di dirglielo?". Come dargli torto, non ci avevo neanche pensato, avevo solamente dato voce ai miei pensieri ancora prima di analizzare la situazione "mi dispiace Lele" dico abbassando lo sguardo. Lui si gira verso la finestra e guarda fuori, cala di nuovo il silenzio, non mi sono mai sentito così distante da lui nonostante i nostri corpi siano accanto, non cerca il mio sguardo, non vuole sapere la mia verità, semplicemente mi ignora lasciandomi ancora più vuoto e io non so cosa fare, mi sento perso e impotente "Lele guardami" dico rompendo il silenzio, ma lui rimane immobile "ti prego guardami" dico allungando la mano sulla sua spalla per farlo voltare. Finalmente li vedo di nuovo, le sue pozze marroni che mi hanno fottuto la vita, ma che sono le uniche che possono davvero capire cosa io stia provando "non lasciarmi, ho bisogno di te nella mia vita, ti prego Lele, se non credi a me credi ai miei occhi, io voglio te nella mia vita e si, sono stato un fottuto stronzo di merda a dirti quelle cose senza riflettere, ma voglio dirlo, voglio dirlo a mia madre, alla tua, a tutto il cazzo di mondo Lele, voglio che tutti sappiano di noi, ti prego non buttiamo via tutto questo, non buttiamo via noi". Lacrime rigano il mio viso dopo quello che ho detto, ho appena implorato il suo perdono sperando che stavolta serva a qualcosa, ho ascoltato Diego, ho ascoltato Giulia e ho fatto uscire il vero me stesso, ma a lui sarà bastato? Si volta di nuovo verso la finestra e non mi da nessuna risposta, o forse sì, non glie è bastato, stavolta io non gli basto, e come biasimarlo, faccio schifo anche a me stesso. Mi alzo dal letto e vado verso la porta per uscire "ti odio" dice. Mi volto per guardarlo e lui fa lo stesso "ti odio perché riesci sempre a fottermi nonostante io cerchi di fotterti per primo" lo guardo confuso, non capisco che cosa stia dicendo "sono così incazzato con te che ti prenderei a calci in culo, sei la persona che riesce a farmi incazzare più di chiunque altro e nonostante tutto riesci sempre a farti perdonare perché sono troppo innamorato di te". Sorrido. Sorrido e vado verso di lui ma mi ferma "non ho finito". Mi blocco e torno serio "ti perdono Tanche, ma ti giuro che la prossima volta ti mando a fanculo e non ci penso due volte, intesi?". Annuisco e corro vedo di lui abbracciandolo, mi era mancato così tanto il suo calore, il suo corpo contro il mio. Lui è ancora arrabbiato, sono io che lo abbraccio e lui non ricambia, gli do un bacio sulla guancia, poi un altro, poi un altro ancora finché non sento un suo sorriso spuntare sulle sue labbra che non tardo a baciare per stamparlo contro il mio. A quel punto le sue braccia mi stringono e siamo di nuovo noi, siamo tornati e continueremo a tornare ogni volta che sarà necessario, come le fenici che rinascono dalle ceneri noi rinasciamo dai resti del nostro amore "rimaniamo così?" Chiedo guardandolo di nuovo "lo vuoi davvero?" Chiede titubante "lo voglio più di ogni altra cosa al mondo" rispondo sorridendo. Ci sdraiamo sul letto e lui poggia la testa sul mio petto accoccolandosi a me "Tanche?" Dice all'improvviso "dimmi Lele" dico sfiorandogli i capelli "è per sempre?" dice tremando "è per sempre".

|| Il tuo nome sulla pelle || TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora