Capitolo 79
"Non provo nulla per te"
Cinque parole, diciotto lettere e la sua voce che le ripeteva nella testa incessante.
Poteva davvero essere finito tutto così?
Mentre continuavo a camminare per tornare a casa mia le immagini dei momenti che erano appena accaduti si susseguivano come film nella testa, troppo nitide, e nonostante cercassi di scacciarle via tornavano sempre più forti e chiare
"Cazzo cazzo cazzo"
Ero consapevole di aver appena urlato e avere tutti gli occhi dei passanti attorno addosso in mezzo alle strade di Roma, la mia Roma, quella che avevo sempre cercato disperatamente nei momenti un cui tutto era così buio e io volevo solo scappare dal mio inferno, ma in quel momento, sarei solo voluto scappare anche da li perché mi sentivo fin troppo stretto, oppresso e marcio.
Per mia sfortuna anche il cielo sembrava essere del mio stesso umore e aveva iniziato a piovere così forte che il primo locale vicino era un pub in cui corsi subito.
Ero entrato dentro e mi ero seduto in un tavolo vicino alla vetrata.
La prima cosa che avevo osservato era come le gocce d'acqua si scontravano con il vetro freddo, si lasciavano andare seguendo percorsi del tutto irregolari e poi cadevano a terra, altre si univano tra di loro o si separavano creando disegni strani.
Anche questo mi ricordava lui, come ci scontravamo ogni volta urlandoci di tutto fino a farci male, ci lasciavamo andare fino allo sfinimento e poi cadevamo, ci univamo quando facciamo l'amore, ma poi cadevamo di nuovo.
"Vuole ordinare?"
La voce della ragazza davanti a me aveva richiamato la mia attenzione, bassina, capelli castani, occhi chiari e un piercing al naso e alla lingua identici a quelli di Lele
"Una birra.. anzi due"
Il suo sguardo mi scrutava mentre io tornavo a fissare fuori
"Giornata pesante?" Mi aveva chiesto accennando un sorriso
"Da dimenticare"
Senza aggiungere altro si era allontanata lasciandomi di nuovo solo.
Davvero volevo dimenticare quello che era successo? Volevo davvero che l'ultimo ricordo di noi svanisse?
Il telefono aveva iniziato a vibrare incessantemente e si leggeva il nome di Gian sullo schermo
"Bro com'è andata?"
La sua voce calma per un attimo mi aveva riportato alla realtà, non volevo affatto dimenticare
"Come vuoi che sia andata Gian? Non mi ama più, non si fida e non vuole credermi"
Lo sentivo sospirare dall'altra parte del telefono e poi silenzio
"Tanc dagli altro tempo, sono tante cose da superare"
D'istinto mi ero messo a ridere
"Gli serve tempo e poi mi scopa? Lascia stare Gian"
Mi ero voltato di nuovo verso il bancone e avevo visto la ragazza tornare con le mie birre
"Adesso vado, ci sentiamo"
Lei mi aveva sorriso
"Ecco a te"
Aveva poggiato i bicchieri sul tavolo e poi si era allontana di nuovo, ne avevo preso uno e ne avevo bevuto un gran sorso sentendo subito la gola bruciare, la sensazione migliore che io avessi mai provato in quel momento.
Di nuovo avevo nella testa le immagini delle sue mani su di me, le mie tra i suoi capelli, il suo odore mischiato al mio e il suo profumo ancora addosso che mi faceva girare la testa.
Sentivo la testa farsi sempre più pesante e uno strano dolore al petto, avevo preso un altro lungo sorso dal bicchiere fino a finirlo e poi ero tornato a guardare fuori.
Aveva smesso di piovere e il cielo era tornato di nuovo limpido, speravo che insieme a questo anche la mia testa tornasse a svuotarsi e liberarsi evitando di pensare solo a lui.
Cosa succederà adesso? Come faremo a convivere senza che lui ogni volta che mi guarda non mi disprezzi e io non cerchi di averlo, cercare di superare e andare avanti con tutti i progetti che abbiamo in mente.
Me lo ripetevo in continuazione, ero tormentato dall'idea che tutto si sarebbe potuto frantumare per colpa nostra.
Non mi ero nemmeno accorto di aver finito anche il secondo bicchiere finché la testa non aveva iniziato a essere così leggera che finalmente mi sembrava di essere uscito da una bolla.
Mancavano solo tre giorni al mio compleanno, tre giorni e saremo scesi di nuovo tutti a Roma insieme ai ragazzi e gli altri amici di sempre, io non sarei più salito, non avrebbe avuto senso, dovevano festeggiare a casa mia, mi avrebbero raggiunto gli altri.
È andata esattamente così, ieri sono arrivati anche Diego e Gian e siamo andati in Chillplace, la mia casetta nel giardino dove facevano i primi video tutto insieme.
Ammetto che rivederlo è stato strano, Diego non mi ha detto niente e si è comportato come se nulla fosse non so se per sua volontà o se sotto minaccia di Lele, abbiamo passato il pomeriggio a organizzare tutto, ci siamo spostati la sera in una villa che avevamo preso giusto per la festeggiare la festa.
Sono stato indeciso anche se chiamare o meno Martina, in questi giorni ci ho pensato molto, ma alla fine è un'amica e volevo ci fosse, non so come la prenderà lui nel saperlo, neanche dovrebbe interessarmi visto che per lui non siamo più niente, ma io solo saperlo turbato anche se dico il contrario, turba anche me.
Ci sono già tutti, mancano solo le ragazze che sono in ritardo
"Chiamo Zoe e sento tra quanto arriva" dice Lele allontanandosi di poco lasciandomi con Diego a finire di sistemare le casse con la musica
"Come ti senti?" Chiede Diego rompendo il silenzio
"Un po' agitatato" e non solo per la festa ma anche per come sarebbero andate le cose con lui
"Mi dispiace per come è andata con Lele"
Per la prima volta nei sui occhi non c'è rabbia ma solo comprensione, quella di un amico, uno vero che so che c'è per me al di là delle mie cazzate
"È stata colpa mia. Lei per me è un'amica, è bella e non l'ho mai negato come non ho negato di aver provato un attrazione per un periodo ne di aver voluto quel bacio, però Lele sarà sempre Lele. Sono un coglione Diego, non riesco mai a tenermi qualcosa, forse la paura che questo distrugga tutto il resto è più grande della voglia di vivermelo davvero, che io possa continuamente non essere alla sua altezza perché come ho sempre pensato l'amore rovina sempre tutto, non credo sia un sentimento che mi si addice e per questo ho sempre preferito rapporti di una volta sola, niente legami seri, nessuno ci rimane male e tutti sono felici, ma con lui non ce l'ho fatta Die, giuro che ci ho provato ma non ce l'ho fatta, è stato più forte di me, più lo guardavo e più lo volevo, il gioco non era più un gioco e io neanche sapevo più come controllarlo e adesso ha preso tutto ed è nuovo per me, cerco scappatoie perché non è reale, non può esserlo.
Martina stasera verrà qui, glie lo avevo chiesto a Milano prima che succedesse tutto il casino, lui non so come la prenderà, forse neanche gli importerà, ha detto che non prova più nulla per me, spero solo che trovi qualcuno che gli riesca a dare quello che io non sono stato in grado di dargli"
Lo sguardo di Diego non si era spostato un secondo dal mio, lo sentivo quasi come una carezza, dolce e rassicurante, quella che più di tutti ho cercato.
Si avvicina e mi stringe in un abbraccio, niente parole, solo un caldo abbraccio fraterno che sapeva tanto di un 'io ci sono'.
"Rega Zoe tra dieci minuti arriva"
Lele ci aveva raggiunto insieme a Gian e aveva osservato la scena senza intervenire lanciando uno sguardo a Diego chiedendo spiegazioni mentre mi allontanavo per uscire fuori in giardino.
"Dai che stasera è la tua serata"
Come al solito Gian aveva sempre il suo modo per riportarmi con i piedi a terra, bastava una parola e tutto tornava per un attimo tranquillo.
Semplicemente gli sorrido e poi il cancello di casa scatta rivelando Zoe con Martina, Cecilia e un'altra ragazza che non ho mai visto prima.
Subito che vengono incontro e Zoe mi abbraccia
"Ciao nanetto"
Mi sorride felice abbracciando poi Gian e io saluto anche Martina e le altre
"Piacere io sono Aurora"
La ragazza è alta, capelli lunghi castani, occhi marroni e un corpo quasi perfetto
"Piacere Tancredi"
Guarda poi Martina
"Non ti dispiace vero se ho portato un'amica"
Sembra quasi dispiaciuta nell'averla fatta venire
"No tranquilla, nessun problema"
Entriamo dentro e andiamo dagli altri, Zoe corre ad abbracciare Lele e Diego seguita da Cecilia.
Subito dopo Lele mi guarda e poi guarda Martina, sembra di essere per una attimo in un film western dove io e lui siamo i cowboy con la pistola che si osservano pronti a sparare il primo colpo l'uno verso l'altro.
Semplicemente non dice ne fa niente, si limita a sorridere e salutarla per poi concentrasi sulla sua amica.
Iniziamo bene.
La musica inizia a risuonare nella sala, tutti si divertono e sembra essere una delle tante feste organizzate tra amici dove ridiamo e scherziamo, che per tutto il tempo mi dimentico di tutto e sorrido
"Bro mancano due minuti" dice Gian venendomi incontro
"Rega ci siamo quasi stoppate la musica"
Vale inizia a preparare le bottiglie dello spumante e poco dopo tutti insieme iniziano a fare il conto alla rovescia
"Tre, due, uno, auguri"
Tutti iniziano ad avvicinarsi accalcandosi verso di me, Diego per primo seguito da Valerio, poi Gian e le ragazze.
Il mio sguardo si perde tra le persone, cerca Lele, lo avevo visto prendere il cellulare poco prima, ma l'ho perso di vista quando gli altri mi hanno iniziato a trascinare per la stanza.
Senza neanche accorgermene le sue braccia mi hanno avvolto e trasportato quasi contro il muro della stanza sotto gli occhi di tutti.
Sembrava come se fosse esploso qualcosa, aveva smesso di esserci tutta quella gente intorno e lui era di nuovo lì, mi stava davanti e mi baciava la guancia sfiorando quasi le mie labbra e lasciando il suo respiro caldo sulla pelle.
Per un attimo mi sembra surreale che per capire chiudo gli occhi e li riapro e lui è ancora lì che mi tiene con il suo corpo premuto al muro
"Era troppo vicina"
Sono state le uniche parole che mi ha sussurrato all'orecchio prima di staccarsi e lasciarmi li con lo sguardo assente e gli altri che continuano a venirmi incontro.
Mi volto un attimo e la vedo con gli altri accanto a me che aspetta di farmi gli auguri.
Si avvicina e mi abbraccia
"Auguri Tanc"
Mi da un bacio sulla guancia e poi mi guarda e mi sorride
"Grazie Marti"
Quando la musica riparte e tutti abbiamo brindato mi avvicino alla piscina per prendere aria, ancora mi sento il suo respiro e le sue labbra quasi vicine alle mie.
Torno dentro e lo cerco, devo parlargli immediatemente.
Lo vedo in un angolo della stanza con Aurora, lui poggiato sul tavolo e lei davanti a lui con le mani tra i suoi capelli e lui con le sue a stringerle i fianchi per attirarla verso di se.
Rimango lì ad osservare la scena, lei che gli sorride e lui che poco dopo la bacia.
Non so bene cosa senta adesso, so solo che le gambe si muovono da sole verso di loro
"Scusate se vi interrompo, Lele dobbiamo parlare"
Lui guarda lei e poi me
"Non possiamo parlare in un altro momento?"
Il suo tono sembra quasi divertito
"No, è urgente"
Si volta di nuovo verso di lei che ci osservava attorcigliandosi tra le dita i capelli, le dice una cosa all'orecchio che la fa sorridere e poi ci allontaniamo uscendo da lì
"Che cazzo significa Lele"
Rabbia? Delusione? Stupore? Forse un mix di tutte insieme, sto letteralmente per esplodere
"Cosa significa cosa Tancredi?
Il suo tono di sfida mi da proprio sui nervi, se vuole giocare a fare il deficiente ha scelto il modo e il momento o sbagliato
"Lele smettila di fare il coglione, vieni li, mi abbracci e fai il geloso come se nulla fosse e poi ti baci con quella?"
Sul suo volto si accenna un sorriso
"Che cazzo ridi Lele"
Lo vedo iniziare a camminare freneticamente per il giardino e poi fermarmi e guardarmi dritto negli occhi
"Con quale coraggio vieni adesso qui e mi dici questo, te che ti sei baciato Martina mentre io non c'ero e lo hai rifatto mentre ero lì e vi ho visto. Devi proprio stare zitto Tancredi, non hai alcun diritto di venire a dirmi che cazzo devo fare io della mia vita"
Gli occhi quasi lucidi, le mani serrate in pugni e il corpo rigido, forse una delle poche volte in cui ho visto Lele davvero arrabbiato. Cerco di avvicinarmi verso di lui ma me lo impedisce
"Dimmi solo perché sei venuto lì e mi hai detto che lei era troppo vicina se non ti importa di me e non provi più nulla"
Il suo sguardo si abbassa improvvisamente come quel giorno in camera sua.
Mi avvicino nuovamente poggiando una mano sulla sua guancia per voltarlo verso di me e far incontrare il suo sguardo con il mio
"Tanche"
Il mio cuore inizia di nuovo a correre mentre alterno lo sguardo tra i suoi occhi e la sua bocca
"Lele"
Mi avvicino sempre di più fino a sentire il suo respiro sfiorarmi la pelle, ma due dita mi bloccano poggiandosi sulle mie labbra
"Non posso"
Si allontana nuovamente, mi guarda e poi si volta tornando dentro.
Non finirà mai.