Non può essere vero

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Capitolo 18

Non mi sentivo così ormai da giorni, dopo la cena ieri abbiamo visto un film tutti insieme sul divano con birre e patatine, mega partitone alla play fino alle 5 di mattina e poi a letto per svegliarmi adesso alle 15.00 con un mal di testa allucinante e gli occhi che si tengono aperti a malapena.
Bentornati vecchi tempi.
Mi alzo con poca voglia, mi vesto con i primi vestiti che trovo e vado in cucina a prendere qualcosa da mangiare dal frigo, mi faccio un toast veloce e poi mi metto sul divano, Diego sta al computer a sistemare la sua canzone che uscirà a breve, Lele sta giocando alla play e Gian è al telefono con Marta. Scorro su tiktok e vedo un nuovo video di Lele, uno vecchio in cui ci siamo io e lui che ci abbracciamo e Lele che mi bacia la guancia, insomma un tipico momento tankele.
Ennesima dimostrazione che quello che mi ha fatto capire Diego è vero, chissà se è stato proprio Lele a dirglielo o sono solo sue supposizioni. Ormai le sue parole mi sono rimaste in testa e continuano a tormentarmi, per distrarmi mi alzo e faccio anche io qualche video.
Vado in camera, prendo il telefono e mi siedo sul letto. Mi sono appena lasciato ma il Tancredi che tutti conoscono è sempre in cerca della donna perfetta, così penso al mio prototipo di ragazza ideale e lo descrivo nel video.
Sembrerà strano ma la mia ragazza ideale è praticamente la versione al femminile di Lele: stilosa, con un bel sorriso, con carattere e simpatica, proprio per questo io e lui siamo complici. Voglio fare qualche altro video anche con Lele e Diego, così li chiamo "rega venite a fare un tiktok con me? È da un pezzo che non ne facciamo uno". Lele sorride "Finisco la partita e arrivo" dice "io sistemo un attimo qua e sono vostro" dice Diego. Dopo cinque minuti entrano in stanza, prendiamo il telefono di Lele e facciamo un video dove balliamo tutti insieme. Come sempre ci mettiamo un'eternità, Lele è bravo ma io e Diego siamo due pali e quindi dobbiamo rifarlo più volte, alla fine viene abbastanza decente. "Rega io torno di là devo lavorare alla canzone" dice Diego lasciandoci da soli. "vogliamo farne un altro solo io e te?" Chiede Lele dolcemente, per di più devo ancora farmi perdonare per tutto, magari facciamo qualcosa un po' meno tankele del solito, ma comunque qualcosa insieme. Prendo il mio telefono, cerco qualcosa di divertente e finiamo come due cretini a ridere.
È bellissimo quando lo sento ridere, ha una risata così particolare che la riconoscerei tra milioni, gli zigomi si gonfiano e disegnano delle bellissime fossette agli angoli della sua bocca regalando un sorriso che farebbe invidia al mondo intero. Ad un tratto il telefono di Lele si illumina, lui lo prende e legge un messaggio. Non so cosa ci sia scritto, non mi lascia neanche il tempo di chiederlo che esce dalla stanza e va in camera sua. Non capisco perché sparire, non ci sono mai stati segreti tra di noi, cerco di seguirlo. Mi fermo davanti alla porta "ti ho detto alle 17.00 al parco vicino casa nostra, non so cosa tu voglia ma spero davvero che sia importante perché non voglio perdere ancora altro tempo con te". Mi allontano dalla porta e torno nella mia stanza, farò finta di non aver sentito nulla. Lui mi raggiunge ed ha cambiato espressione, è agitato e a fatica mi guarda negli occhi "Lele tutto okay? Che è successo?" Lui si mette seduto sul letto e finge un sorriso "niente Tanche, tutto apposto, devo solo vedermi con un amico più tardi". Non insisto oltre, lo conosco e non serve a nulla, quando vorrà parlarne sa che io ci sono per lui. Torniamo di la e passano altre due ore in cui giochiamo alla play finché non sono le 17.00, Lele guarda l'orario e si alza "io esco" dice velocemente "dove vai?" Chiede Diego "mi vedo con un amico, un'ora al massimo e sono a casa" dice prima di uscire.
Ammetto di essere molto curioso di sapere dove vada, cerco di distrarmi per non pensarci, vado in cucina e mi preparo un panino, poi mi siedo sul divano e mi metto a guardare un film.
Sono le 20.00, Lele ancora non è tornato e mi chiedo dove sia, provo a chiamarlo ma non risponde, gli scrivo un messaggio chiedendogli di farmi sapere se sta bene e quando torna ma dopo un'ora ancora nessuna risposta. Diego e Gian hanno provato a richiamarlo almeno dieci volte, ma a nessuno risponde, siamo tutti molto preoccupati, non capisco davvero dove possa essere finito, inizio ad agitarmi, sento come se avessi un buco nel petto, so che gli è successo qualcosa, lo percepisco nel profondo, siamo così connessi l'uno all'altro che so quando lui ha bisogno di me. Senza dire una parola esco di corsa di casa e vado verso il parco dove avrebbe dovuto vedersi con quel suo amico. Non può essere vero.
Le gambe si paralizzano, il cuore si blocca e il respiro viene a mancare, Lele è li, steso a terra con il sangue attorno incosciente. Corro senza fermarmi e mi butto su di lui. Non riesco a guardarlo, ha un foro di proiettile prioprio vicino al fianco e io non so che cosa fare. Le mani mi tremano mentre prendo il telefono per chiamare un ambulanza, le lacrime iniziano a scorrere senza che me ne renda conto, riesco solo ad urlare, a scuoterlo e guardarlo senza ottenere nessuna risposta "Lele, cazzo Lele sono qui, ci sono io, andrà tutto bene hai capito? Andrà tutto bene, non ti lascio da solo, non sarai mai da solo" e mentre dico questo mi pento di ogni singolo istante lontano da lui, di tutte quelle volte che avrei potuto dimostrargli quanto fosse importante e invece mi perdevo in cazzate, di tutti quei momenti nostri che sono passati troppo in fretta, ripenso a ogni singola volta che ci siamo parlati anche solo stando in silenzio, come solo noi sappiamo fare, alle giornate passate insieme a fare video stupidi o semplicemente insultandoci per poi finire sul letto a farci il solletico come i bambini, alla mattina quando mi alzo e lo vedo che prepara la colazione per tutti, a tutte quelle volte che ha tentato di insegnarmi i balletti ma non c'è mai riuscito perché sono un tronco di legno, al suo modo di proteggermi come non ha mai fatto nessuno e a come il tempo si stia prendendo gioco di me portandosi via ogni cosa che amo. Chiamo i ragazzi, sono talmente preso dal panico che quando rispondono non riesco a dire una parola e sento solo suoni ovattati. Torno alla realtà quando sento Diego urlare come un pazzo "Perfavore venite al parco vicino casa, Lele è per terra, gli hanno sparato, perfavore fate presto" e attacco. Vorrei esserci io al suo posto, vorrei essermelo preso io quel colpo, vorrei che per una volta le cose andassero nel verso giusto e che le persone attorno a me non soffrano per colpa mia.
"si prenderebbe un colpo in testa al posto tuo se glie lo chiedessi"
Era andata proprio così, lui si era preso il colpo per l'ennesima volta anche se io non avevo chiesto niente, vorrei solo sapere perché proprio adesso è perché proprio a lui.
Poco dopo arriva l'ambulanza, Lele viene caricato su una barella e fatto salire, io vado con lui, mi siedo vicino e gli stringo la mano durante tutto il viaggio. Non posso perderlo, è quello che mi ripeto dentro la testa senza smettere di fissarlo. Non riesco a fare altro se non pensare che lui ce la deve fare a tutti i costi perché lo so che lui è forte, lo è sempre stato, ha sempre fatto da colonna portante nella mia vita, so che se c'è lui io sono al sicuro da tutto e mi sento protetto, adesso che non c'è mi sento nudo, mai stato più fragile e vulnerabile di così, proprio adesso che devo essere io la sua colonna e non cedere, perché quando si sveglierà saprà che io c'ero.
So che non sarà l'ultima volta che lo vedrò, abbiamo ancora troppe cose da fare e milioni da dirci, dobbiamo ancora litigare e fare pace, insultarci, continuare a passare le notti a giocare alla play con la convinzione che prima poi riuscirà a battermi a FIFA, fare viaggi, condividere una vita insieme, perché la mia vita è lui, se non ho lui non so neanche chi sono, non l'ho mai saputo, devo ancora imparare a capirlo e lui mi deve aiutare, lui deve essere con me in ogni momento, non può finire tutto così. Mentre lo stanno portando in sala operatoria mille dubbi iniziano ad insinuarsi nella mia testa, è proprio vero, può essere scontato o può sembrare una frase fatta e ripetuta infinite volte, ma non capisci davvero ciò che hai finché non lo perdi, e nel momento in cui realizzo che potrei non vederlo più arriva il blackout.

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