Uragani

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Capitolo 15

Ci siamo, oggi è il giorno dello shooting per Dolce e Gabbana, ci stiamo preparando per questo evento ormai da po' e dovrà andare tutto come stabilito.
Mi sveglio abbastanza presto, stanotte ho dormito meglio, sono riuscito a calmarmi e a pensare un po' più a me stesso. Gian ancora dorme, cerco di non svegliarlo. Mi alzo e mi preparo dei vestiti puliti per andare in bagno a farmi una doccia. È uno dei momenti che preferisco, l'acqua che scorre che mi ricorda tanto la pioggia che amo e che mi rilassa per quei minuti che vorrei fossero infiniti. Quando esco mi asciugo e velocemente mi infilo i vestiti per andare a fare colazione. Gli altri sono ancora a letto, non so come sono mattiniero ultimamente, sarà che il troppo pensare mi rende la vita impossibile. Vado verso il frigo e prendo il latte e poi biscotti dalla credenza e mi siedo sul divano a guardare un po' di Netflix. Come a farlo apposta arriva Lele, lo vedo sbucare nella stanza e andare dritto in cucina s prendere roba dal frigo, però non viene qua, rimane lì. C'è distanza tra di noi, ormai lo sappiamo entrambi, ma è come se i nostri corpi riuscissero a comunicare lo stesso, percepisco il suo e credo che lui avverta la stessa sensazione dato che ogni tanto si volta per vedere cosa faccio.
Certi legami non li sai spiegare, sono semplicemente così e basta, ed è proprio lì che ti fottono perché non li sai gestire, ti risucchiano il cervello e ti comandano il cuore, ne sei schiavo, percepisci la forza che hanno su di te come un uragano che sta per investire tutto, e te sei l'epicentro e non ne puoi sfuggire, ma solo andare incontro a ciò che ti aspetta e difenderti come puoi. Ecco cosa siamo io e Lele, due uragani in collisione, che quando si scontrano creano il più grande caos mai visto e adesso c'è proprio quell'aria prima della tempesta, quando senti che sta per iniziare e cerchi in tutti i modi di trattenerla per non distruggere quel poco che rimane. Così mi alzo e cerco di andarmene, ma perché sono legami ingestibili, ci sono e ci devi convivere, e proprio per questo lui fa esattamente la stessa cosa e ci ritroviamo a sbattere l'uno contro l'altro.
Siamo a due palmi di distanza e nessuno dei due ha il coraggio di alzare per primo lo sguardo perché basterebbe una sola scintilla per far scoppiare l'inferno, e restiamo lì, impalati, aspettando che uno dei due faccia il primo passo per allontanarsi dal caos. Lo sto per fare io, sto per andarmene ma lui mi ferma e con quel tocco da inizio a tutto. Mi volto e i nostri sguardi si incontrano ed è proprio lì, in quel l'esatto istante, che inizia la vera sfida. Per la prima volta nel suo sguardo c'è qualcosa che non avevo mai visto, sta cercando di dirmi qualcosa e io di rispondergli, lasciamo che siano i nostri sguardi a dire tutte le parole che non siamo in grado di dire, è soltanto un attimo, ma è come se durasse un'eternità, che finisce nel momento in cui io mi volto e me ne vado in bagno chiudendo la porta. Mi lascio cadere a terra e fisso la parete davanti a me. Quegli uragani stavolta se ne sono dette così tante che sono completamente devastato, come se avessi combattuto la guerra più difficile della mia vita, e credo proprio lo sia, è la lotta con me stesso per non crollargli davanti, perché stavolta devo essere più forte e pensare a me stesso. Mi alzo, esco velocemente e torno in camera. Gian si è svegliato e si sta vestendo, io mi butto di nuovo sul letto e guardo qualche direct. Le ore passano così in fretta che siamo già alle 12.30, anche Diego si è svegliato e ci stiamo per mettere a tavola per mangiare. Gian e Diego parlano, io e Lele non diciamo mezza parola, teniamo lo sguardo fisso sul piatto e a malapena tocchiamo il cibo. Loro non fanno domande, apprezzo che rispettino la situazione, non avrei saputo cosa rispondere e sarebbe stato imbarazzante. Per tutto il tempo nessuno guarda l'altro, alterno lo sguardo tra me e il piatto come se fosse l'unica cosa interessante da vedere. Appena finito mi alzo e torno in camera, stessa cosa fanno gli altri, dobbiamo prepararci perché la nostra manager dovrà venire a prenderci tra un'ora per andare allo shooting. Mi infilo una felpa, un jeans nero, le mie Jordan e sono pronto, l'unico che ci mette un eternità è sempre Gian, altrimenti non lo avremo soprannominato Beyoncé, starebbe davanti allo specchio a sistemarsi i capelli per ore ed è sempre lui l'ultimo. Il campanello suona e noi scendiamo, saliamo sul van e per tutta la mezz'ora fi viaggio la musica sembrava solo un suono ovattato rispetto al casino che faceva il suo continuo silenzio e il suo non volermi guardare. Quando arriviamo entriamo e subito alcune ragazze ci portano degli abiti da provare e un parrucchiere e dei truccatori ci sistemano per prepararci al servizio fotografico e ai video. Durante tutto il tempo è stato difficile non guardare Lele, non parlargli o semplicemente essere noi, come le altre volte che abbiamo fatto altri lavori. Fa così male il suo sguardo perso nel vuoto e i suoi modi così freddi tanto simili ai miei. È il pomeriggio più lungo della mia vita, non vedo sul serio l'ora di tornare a casa, mettermi le cuffie della play e smettere di pensare a ogni singola cosa su questa terra che riguardi lui, tutti i video e le foto che facciamo sono ogni volta una pugnalata al cuore, ogni sguardo forzato uno schiaffo in faccia e ogni tocco, anche se per sbaglio, una scossa tremenda che mi scuote da capo a piedi. Non so più gestire le mie emozioni, sono completamente inghiottito in un vortice così grande che non mi lascia respirare. Finalmente abbiamo terminato e torniamo a casa. Sono le 20.00, i ragazzi ordinano le pizze perché nessuno ha voglia di cucinare, io intanto pubblico il tiktok che abbiamo fatto oggi e sto un po' su Instagram per distrarmi. Ognuno di noi sta per le sue, Lele è sparito, non so dove sia andato, forse sta in camera, ma meglio che non lo veda. Suonano, è arrivata la cena, prendiamo le pizze e ci mettiamo sul divano, sbuca anche Lele, ha gli occhi praticamente viola e la faccia rossissima, non faccio domande, nessuno le fa, cala il silenzio più assordante che abbia mai sentito, e se prima non avevo fame, adesso ancora meno.
Gian e Diego hanno divorato tutto in poco tempo, io a fatica sono arrivato a metà e Lele ha solo mangiato una fetta.
Improvvisamente Lele si alza e se ne va in camera, Diego lo segue e io e Gian rimaniamo li. Io cercando di far finta di niente mi alzo, tolgo tutti i cartoni e esco a buttare via la spazzatura. Mentre scendo in ascensore sento che sono arrivato davvero al limite, non credo di poter continuare così, mi tremano le gambe, sto sudando freddo, forse perché veramente in questi giorni mi sono lasciato andare, come se non mi importasse sul serio di cosa potesse accadermi, Lele è il mio unico pensiero, ogni singolo istante c'è soltanto lui nella mia testa e inizio veramente a pensare di essere pazzo. Cosa cazzo mi sta succedendo? Devo smetterla.

|| Il tuo nome sulla pelle || TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora