Capitolo 73
"Ti prego aiutami, mi fa malissimo la schiena" dico a Lele mentre usciamo dall'ospedale per tornare alla macchina. La prima seduta è stata difficile, ogni volta che facevo un esercizio sentivo i muscoli che si bloccavano e avrei voluto urlare alla fisioterapista di smetterla di torturarmi perché prima di venire qua stava andando tutto meglio.
Lei è stata gentile, cercava di mettermi meno a disagio possibile facendomi qualche domanda, ma era pur sempre uno strazio ogni volta che cambiavo esercizio.
"Adesso andiamo a casa e ci mettiamo un po' sul divano insieme da soli, ti va?" Chiede Lele sorridendomi mentre camminiamo per arrivare alla macchina "si però mentre guardiamo la serie non addormentarti ti prego".
Ogni volta è sempre così, ci mettiamo sul divano, lui si avvicina a me per abbracciarmi e poco dopo si addormenta.
"Te lo prometto" dice facendomi il labbruccio che tanto amo "si ma smettila di farmi quella faccia che non posso baciarti adesso".
Mi trattengo mordendomi il labbro per non prenderlo dalla maglia e baciarlo anche in mezzo a mille persone, se dessi ascolto al mio istinto probabilmente adesso avremo già gli occhi di tutte le persone attorno addosso, magari qualcuno che ci riconosce farebbe già video e foto che finirebbero ovunque.
"Non devi baciarmi ma solo guardarmi" dice mentre si sistema i capelli con una mano e gioca con il piercing alla lingua. Lo prendo per l'altra mano e lo faccio avvicinare a me fino a far scontrare il mio naso sulla sua guancia morbida e liscia che si gonfia subito per il sorriso che è spuntato sulla sua faccia "smettila di giocare, sai poi come finisce" dico sussurrandogli le parole all'orecchio sentendolo rabbrividire per la troppa vicinanza pericolosa "andiamo che facciamo tardi e devo preparami la valigia" dice voltandosi verso di me mentre si passa la lingua sulle labbra per inumidirle continuando a sorridermi.
"Stronzo" sussurro a me stesso quando riprende a camminare verso l'auto.
Durante il viaggio non diciamo nulla, mi perdo per un po' a guardare fuori dal finestrino.
È sempre strano staccarmi da Lele, sono abituato a viverlo costantemente, respirare il suo profumo, sentire la sua risata in casa, i suoi capelli che mi solleticano il collo la mattina quando mi sveglia o semplicemente saperlo accanto e adesso che lui andrà con Diego e io rimarrò con Gian mi rende triste, è come se si portasse via una parte di me con lui e finché non tornerà non posso riaverla.
Ha sempre funzionato così tra di noi, lui tiene in equilibrio me e io tengo in equilibrio lui, due persone opposte che si cercano per completarsi alla perfezione senza troppe pretese, solo viversi ed esserci, le uniche regole che ci siamo imposti all'inizio della nostra relazione e che più volte ho mandato a puttane per il mio egocentrismo, la mia paura del giudizio e il non rendermi conto che quello che c'è con lui va ben oltre quello che possono pensare gli altri, è tutto un intreccio che ancora non mi sono spiegato e che a pronunciarlo spaventa, lo rende vero, reale e palpabile e io non so se sono pronto a questo, a mostrarlo e renderlo visibile agli occhi di tutti nonostante glie lo abbia ripetuto più volte di farlo, la paura che qualcuno possa dire qualcosa e tutto svanisca come è arrivato è più forte della voglia di viverlo alla luce del sole.
Alla fine mi piace che lo sappiamo solo noi cosa siamo, che ci viviamo il nostro noi nel nostro posto, in casa nostra, io e lui senza troppi drammi o qualcuno che commenti ogni passo o decisione che prendiamo.
"Ei stai bene?" Chiede Lele all'improvviso quando siamo ormai vicino casa, non mi ero nemmeno accorto di essere già arrivato "si tutto okay, stavo solo pensando a come saranno questi giorni senza di te" dico abbozzando un mezzo sorriso.
Lui allunga una mano e la appoggia sulla mia "non saranno molti e ci chiameremo sempre". Io annuisco e poi entrambi scendiamo dalla macchina per salire nell'appartamento.
Quando entriamo Gian e Diego sono seduti sul divano che guardano la tv "Vale?" Chiedo a Gian "è uscito per andare in agenzia".
Diego subito cambia espressione solo a sentir pronunciare il suo nome "probabilmente gli dirà che scenderà a Roma" dico.
Subito lo sguardo di Diego si scontra con il mio e anche Lele mi guarda sorpreso "che stai dicendo?" Chiede Diego preso dal panico "vuole scendere anche lui a Roma qualche giorno per schiarirsi le idee, credevo ve lo avesse detto" dico guardando tutti.
Diego si alza immediatamente iniziando a fare su e giù per la stanza "io non parto".
Subito Lele lo ferma prendendolo per un polso "noi invece partiamo, hai bisogno di andartene da qui e tornare a casa".
Diego si siede di nuovo sul divano "come posso andarmene e scappare da lui se viene nello stesso posto?" Dice urlando "quando saremo a Roma non vi vedrete più, lui starà da solo e noi usciremo con i vecchi amici" dice Lele rassicurandolo e Diego lo abbraccia "adesso andiamo a fare la valigia dai" dice Lele portando Diego in stanza e lasciando me e Gian da soli in salotto.
"Sta proprio male" dico sedendomi vicino a lui sul divano "quando eravate in ospedale abbiamo giocato un po' alla play e non ha mai detto una parola, ogni volta che gli chiedevo qualcosa rispondeva a gesti, alla fine abbiamo optato per un film ma è stato completamente assente per tutto il tempo" dice con aria preoccupata "stai tranquillo, gli farà bene cambiare aria" dico poggiando una mano sulla sua spalla e lui abbozza un sorriso.
"Bro comunque anche io parto domani, vado due giorni da Marta".
Ottimo, rimarrò da solo a casa a farmi mangiare dai pensieri.
Subito tolgo la mano dalla sua spalla e porto lo sguardo alla parete difronte a me "Tanc tutto okay?" Chiede squadrandomi "si Gian, è solo un momento" dico troncando il discorso "so benissimo che non è solo un momento, se vuoi chiamo Marta e gli dico che non vado, non mi va di lasciarti così". Mi volto verso di lui e gli sorrido "vai, starò bene, saranno utili anche a me questi giorno da solo".
Lui annuisce non troppo convinto e poi mi abbraccia, è sempre stato quello che più mi capisce.
Prendo il telecomando della tv e cerco la serie che stavamo guardando con Lele che poco dopo torna in stanza e si siede al mio fianco "volevi vedertela da solo?" Dice mettendo il broncio.
Lo attiro verso di me e faccio poggiare la sua testa sul mio petto "ti stavo aspettando coglione". Subito mi sorride mordendosi le labbra e sento le sue braccia avvolgermi i fianchi e come sempre porto una mano tra i suoi capelli morbidi mentre continuiamo a guardare la tv.
"Tanche ti amo" dice all'improvviso facendomi sorridere, mi sporgo verso di lui e gli do un bacio, è la mia risposta a tutto.
Mi attira verso di se finché non sono completamente sopra di lui con il fiato ormai corto. Le sue mani scivolano sotto la mia maglietta per toglierla e lo stesso faccio con la sua.
I nostri petti si scontrano e posso sentire il suo cuore toccare il mio "te lo avevo detto che sarebbe finita in un solo modo" dico a pochi centimetri dalle sue labbra "non farti illusioni Tanche, non andrà come pensi".
Si sporge leggermente verso di me per baciarmi catturando tra i suoi denti il mio labbro inferiore e lo stesso faccio con il suo accorgendomi solo dopo del sapore metallico che si stava creando.
"Mi hai fatto male" dice passandosi un dito sulla ferita che sanguina "l'hai voluto te" dico tornando a sedermi per guardare la tv.
Lui segue i miei gesti e si mette nuovamente con la testa sul mio petto e le mani attorno ai miei fianchi.
Non so per quanto tempo siamo rimasti così, lui avvolto al mio corpo e io con la testa poggiata sulla sua, ma il tempo è volato ed è già ora di andare a prendere il treno. Entrambi ci alziamo e ci rimettiamo le maglie, Lele chiama Diego che arriva con la sua valigia seguito da Gian.
"Chiamami appena arrivi" dico in un sussurro. Siamo fronte contro fronte e chiudo gli occhi per non dover vedere i suoi che già mi mancano nonostante sia ancora qui "te vedi di non fare cazzate finché non torno" dice prima di baciarmi l'ultima volta e uscire chiudendo la porta alle sue spalle seguito da Diego.
Solo qualche giorno.
Me lo ripeto nella testa e ogni volta sembra sempre più stupido.
"Dai vieni qui che ti faccio vedere un film così non ci pensi".
Gian come al solito aveva capito e io neanche avevo parlato, lo avevo solo guardato mezzo secondo e lui già sapeva esattamente che cosa non andasse.
Gli voglio bene proprio per questo, non saprei che fare in questi momenti senza di lui.
Mi siedo al suo fianco e fa partire il film. Come inizio direi che non è niente male.
"Ma è tutto così?" Gli chiedo ridendo "più o meno" dice anche lui ridendo "devi dirmi il nome, credo che lo riguarderò con Lele". Lui si volta verso di me "sei sicuro che guarderai e basta o metterai in pratica quello che vedi?" Dice facendomi dei gesti accompagnati da facce strane come solo lui sa fare. Gli do uno spinta sulla spalla e poi ci mettiamo di nuovo a ridere.
Gli sono grato che sia qui adesso.
Passiamo la serata così, a ridere ogni due per tre e ordinando cibo spazzatura perché entrambi svogliati e soprattutto incapaci a cucinare e poi a letto, sono stanco e anche Gian domani deve alzarsi presto.
Mentre Gian si avvia verso la camera mi suona il telefono e subito sorrido.
È lui.
"Tanche".
La sua voce è come una boccata di aria fresca dopo ore.
"Amore mio" dico sorridendogli "come è andato il viaggio?".
Lui intanto si sdraia sul letto "diciamo bene, é stato difficile avere Valerio vicino a noi per tutto il tragitto, Diego è stato sempre in silenzio e anche adesso che è appena andato di la non parla".
La vedo la sua preoccupazione per il suo migliore amico, la sento nella sua voce che va a sfumarsi in un sussurro abbassando lo sguardo.
"Le guardami" dico dolcemente e di nuovo vedo i suoi occhi "lui ha te, supererà tutto e so che lo aiuterai a fare la scelta giusta, lo hai sempre fatto".
Un sorriso nasce spontaneo sul suo viso e io imprimo ogni parte di lui nella mia testa per ricordarmela quando butterò giù la chiamata "mi manchi" dice dopo un lungo silenzio in cui ci stavamo solamente guardando "mi manchi anche te". Improvvisamente la voce di Antonella si fa sempre più forte "amore ti ho preparato qualcosa da mangiare vieni?" Lui si volta verso di lei "si mamma arrivo subito" e poi la porta si chiude e lui torna a guardarmi "vado, ci sentiamo domani" dice sorridendomi di nuovo "buonanotte Le" dico con le parole che mi muoiono quasi in gola "buonanotte Tanche". Quando la chiamata si stacca rimango lì, seduto sul divano a fissare il vuoto?
Come può mancarmi così tanto dopo solo tre ore che non lo vedo.
Mi alzo e vado in camera mia, dopo tanto tempo io e Gian dormiamo di nuovo insieme, da quando sto con Lele abbiamo fatto il cambio stanza e non ho più dormito con lui, ammetto che un po' mi mancava.
"Che strano dormire di nuovo insieme" dico sdraiandomi. Lo vedo voltarsi verso di me "non sono Lele ma non sono niente male" dice facendomi l'occhiolino "ma smettila e dormi" gli dico ridendo per poi voltarmi e dargli le spalle.
Prendo il mio telefono che avevo poggiato sul comodino e scorro la home di Instagram, ripenso anche al messaggio di Martina e gli rispondo
"se vuoi vediamoci, ma lontano da occhi indiscreti".
Poco dopo mi risponde
"per le 11 dovrei essere in stazione, ci vediamo la".
Gli rispondo con un semplice okay e poi poggio di nuovo il telefono sul comodino e mi addormento quasi subito, domani sarà una lunga giornata.