San Valentino

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Capitolo 24

San Valentino. In generale San Valentino è sempre stato un giorno che non mi piaceva molto, troppe smancerie, regali, amore in ogni angolo in cui ti volti e poi il giorno dopo più niente, come se non fossi mai stato fidanzato o innamorato di qualcuno, tutta ipocrisia direi.
Quest'anno mi sentivo un po' diverso, Lele mi faceva sentire diverso, mi andava di fare qualcosa di speciale, solo perché lui si meritava un giorno speciale, glie lo dovevo, come gli dovevo la felicità tutti i giorni della nostra vita insieme.
È ancora presto, sono solo le 10.00, mi alzo e vado a fare la colazione, stamani mi prenderò la mattinata per andare a comprare tutto quello che mi serve per la sorpresa con la scusa di andare a fare la spesa.
Prima di andare a dormire avevo chiesto a Diego se mi accompagnasse, Gian sarebbe partito presto stamattina per andare a Treviso e io da solo non c'è l'avrei fatta. Lo vedo alzarsi con aria assonnata e i capelli arruffati "bro nottataccia?" chiedo ridendo "lasciamo stare, non sono riuscito a chiudere occhio Gian stava russando da morire" dice sbuffando.
Dopo che anche lui ha fatto colazione usciamo lasciando un biglietto a Lele per dirgli che siamo andati a fare la spesa, saliamo in auto e andiamo a supermercato, prendiamo due carrelli e come sempre svuotiamo tutto.
Mentre Diego prende il cibo io vado a cercare i palloncini e ne prendo un pacco a forma di cuore, poi le candele profumate, i cioccolatini e le nostre fragole.
C'è tutto, adesso mancano solo i fiori. Andiamo da un fioraio e mi do uno sguardo in giro.
Ci sono una marea di fiori bellissimi, ma vorrei prendergli delle rose, scontante forse, ma non per noi.
Ricordo il primo giorno che abbiamo creato la tankele come fosse ieri ed è nato tutto proprio da una rosa, in questo caso me ne serviranno molte, voglio che tutti i petali siano stesi sul letto e per terra nella nostra stanza tranne una che userò per fargli di nuovo la proposta di fidanzamento come quel giorno, ma stavolta una vera.
Usciamo da lì e torniamo a casa, cerco di nascondere tutto quello che ho comprato un una busta prima di scendere dall'auto e poi saliamo.
Vado dritto in stanza di Diego e nascondo la busta nel suo armadio, poi torno a scaricare la spesa.
Erano passate almeno due ore e mezza da quando eravamo usciti e Lele ancora non si era svegliato, così decido di andare io in camera nostra per farlo.
Apro piano la porta e mi avvicino al letto, mi metto in ginocchio vicino a lui e piano piano inizio a dargli dei piccoli baci sulla guancia fino a scendere nell'incavo del collo. Lui bisbiglia qualcosa ma io insisto finché non gli sussurro all'orecchio "buongiorno amore".
Lui sorride, poi apre gli occhi e si volta verso di me "buongiorno a te".
Mi avvicino e faccio incontrare i nostri nasi e poi lentamente anche le nostre bocche.
Mi immagino già quando saremo solo io e lui e sarà tutto perfetto.
Mi sdraio accanto a lui
"per stasera ti sto preparando una sorpresa, vedi di fare esattamente quello che ti dico e non fare di testa tua" dico voltandomi verso di lui
"Tancredi sei sicuro di stare bene? Da quando stiamo insieme sei diventato improvvisamente la persona più dolce di questo mondo, non è che per caso hai battuto la testa quando mi hai soccorso?" Dice ridendo.
Mi alzo e mi metto seduto con la braccia incrociate
"Emanuele Giaccari se non ti piacciono le mie attenzioni non c'è nessun problema posso anche evitare" dico girandomi dall'altra parte.
Lo sento avvicinarsi e stringermi le braccia attorno al collo
"come sei permaloso, lo sai che amo le tue sorprese, soltanto è strano, di solito non sei una persona molto affettuosa, ho sempre dovuto minacciarti per avere anche solo un abbraccio mentre adesso sembra che tu sia diventato uno zuccherino".
Scoppio a ridere, è così vero, non sono mai stato così diabetico in tutta la mia vita, solo che Lele riesce davvero a tirare fuori la parte più nascosta di me che neanche io sapevo di avere
"beh è tutta colpa tua, da quando ho capito di amarti sono letteralmente uscito pazzo per te".
Lo vedo mordersi il labbro e Dio vorrei solo baciarlo fino a non respirare più, ma mi trattengo perché non è ancora arrivato il nostro vero momento
"quindi cosa devo fare mio caro principe?" Mi chiede con gli occhi dolci "devi solo prepararti e uscire di casa per le 19.45 senza farti vedere da me e aspettarmi nel posto in cui abbiamo creato la tankele, io per le 20.10 sarò lì da te" lui sorride
"e dimmi, come farai a non vedermi se viviamo nella stessa casa?"
Gli prendo la mano
"non preoccuparti, mi farò aiutare da Diego, mi dirà lui quando uscirai dalla stanza, io mi chiuderò in bagno e uscirò solo quando te ne sarai andato".
Ammetto che questo piano l'ho ripassato almeno dieci volte per non commettere errori e funzionerà solo se davvero Lele farà come gli dico e non si metterà a curiosare come fa di solito
"allora mi devo vestire elegante" dice alzandosi e andando verso l'armadio tutto contento
"ei fermati ti ho appena detto che non devo vederti, puoi benissimo scegliere anche dopo i vestiti" dico interrompendo il suo momento di gioia
"uffa quanto rompi" sbuffa
"e tu quanto sei strano".
Lui mi guarda e poi esce dalla stanza senza dire una parola.
Forse ho esagerato.
Non riesco a litigarci, anche se in realtà non è stato un vero e proprio litigio, così lo seguo in cucina. Lo sento parlare con Diego
"che c'è avete discusso?" Chiede a Lele "non proprio, ha alzato la voce dandomi dello strano solamente perché stavo scherzando" dice abbastanza alterato
"sai che Tanc è così non te la prendere, fa solo il bambino perché ama giocare e poi venire a chiederti scusa" dice.
È proprio vero perché l'ho sempre fatto, amo far arrabbiare Lele e poi implorare il suo perdono, tanto cede sempre prima o poi, ma stavolta è diverso, forse perché ci tengo davvero che vada tutto alla perfezione e non voglio che niente venga rovinato. Poco dopo entro in stanza e vado verso di lui, lo abbraccio da dietro e appoggio la testa sulla sua spalla
"mi perdoni?" Dico con voce tenera
"no" dice secco
"dai Lele" lo supplico
"non lo so" dice ammorbidendosi "nemmeno se ti prometto che non ti faccio arrabbiare per una settimana?" Dico facendo il labbruccio.
Lele si volta e mi guarda ridendo come un cretino e Diego fa lo stesso.
"Rega che c'è da ridere sono serio" dico guardando entrambi
"era fantastico il modo in cui imploravi di perdonarlo, dovevi vedere la tua faccia, sembravi una cane bastonato, la prossima volta ti faccio un video" dice Diego ridendo come un matto.
Stavolta mi sono offeso davvero, abbasso la testa e faccio per andarmene, ma Lele mi prende per il braccio e mi bacia.
Obbiettivo centrato in pieno, crede di fottere con il mago dei paraculo ma non ha ancora capito che non potrà mai battermi, lo conosco come i palmi delle mie mani.
"Sei perdonato cretino" dice addolcendosi "lo so, era scontato, non mi resisti mai" dico facendogli l'occhiolino e lasciarlo lì per andarmi a sedere al tavolo
"sai che sei veramente uno stronzo?" dice tirandomi un canovaccio
"ti amo anche io" dico ridendo.
Finalmente è pronto, ci mettiamo a tavola e mangiamo, poi dopo andiamo tutti insieme sul divano e ci guardiamo una serie tv.
Passa così in fretta il tempo che sono già le 18.45, Lele si alza e va a farsi la doccia, io intanto muoio dall'ansia, vado in camera e mi preparo i miei vestiti da mettermi, li prendo e li porto in cucina sul tavolo, sono così agitato che non riesco a stare fermo, cammino per tutta la casa come un'anima sperduta.
Un quarto d'ora dopo Lele esce dalla doccia e va in camera, è il mio turno
"Die mi raccomando fammi uscire solo quando esce Lele di casa" dico prendendo i vestiti e chiudendomi la porta alle spalle. Mi guardo allo specchio e inspiro, devo calmarmi o rischio di mandare io tutto a puttane per la mia fottutissima ansia.
Mi spoglio e entro sotto la doccia, solo l'acqua riesce a tenere a freno i miei pensieri, scorre così leggera che per un attimo mi libero di ogni insicurezza. Passano circa venti minuti e esco dalla doccia, mi metto l'accappatoio e mi asciugo veloce i capelli per poi vestirmi.
Indosso un paio di pantaloni neri stretti, una camicia, una giacca non troppo elegante e delle scarpe nuove.
Mi guardo allo specchio e sono pronto, adesso devo solo aspettare che Diego mi chiami, guardo l'orologio e sono le 19.40, tra poco dovrebbe uscire.
Credo siano i cinque minuti più lunghi della mia vita, il cuore batte così forte che mi sembra che esca dal petto.
Alla fine sento la voce di Lele dire a Diego in bocca al lupo per la sua cena con Elisa e poi chiudere la porta.
Poco dopo Diego mi chiama e io esco dal bagno, vado in camera sua e prendo la busta che avevo lasciato stamani nell'armadio, torno in camera nostra e inizio a gonfiare i palloncini, poi posiziono tutte le candele sul comodino, ai piedi del letto e i petali ovunque, e infine la scatola dei cioccolatini proprio una mezzo al letto.
È tutto pronto per quando torniamo, adesso posso uscire
"Die come sto?" Dico dandomi l'ultima sistemata veloce
"sei perfetto, corri da lui, e muoviti che sta per arrivare Elisa".
Prendo il telefono e il giubbotto veloce e la rosa che avevo lascito apparte
"ah Die un favore, prima che usciate da casa potresti accendermi le candele che sono in camera?" Lui mi guarda con fretta "si bro tranquillo, ma adesso esci".
Mi avvio verso il posto in cui gli ho detto di farsi trovare e l'ansia torna a farsi sentire.
Dieci minuti e sono da lui, lo vedo in lontananza seduto sul prato.
Appena i nostri occhi si incontrano sento che sto di nuovo bene e mi sento di nuovo a casa, lui si alza e mi viene incontro e cazzo è meravigliosamente perfetto.
Si è messo gli stessi vestiti che aveva quando abbiamo fatto lo shooting per Dolce e Gabbana, i jeans neri stretti, una maglia nera semplice e una giacca nera sportiva.
Amo come gli stanno addosso, sembrano disegnati apposta per lui, il tutto corredato da un sorriso sincero e i capelli sempre in disordine.
È fottutatamente bello e fottutamente mio.
"Sei stupendo" dico stringendo i sui suoi fianchi
"avevi detto che dovevo vestirmi elegante e mi piacevano questi vestiti, in più mi ricordavo che quando avevamo fatto lo shooting non facevi altro che guardarmi nonostante avessimo litigato e ho pensato piacessero anche a te" dice accorciando le distanze tra di noi.
Lo prendo e lo bacio, neanche mezz'ora senza di lui e mi erano mancate le sue labbra, il suo viso, le sue mani, i suoi occhi, mi mancava tutto di lui.
"E questa?" Dice guardando la rosa che ho in mano. Mi inginocchio e lo guardo fisso negli occhi
"questa è per te. Ti ho fatto venire qua perché volevo ripartire da dove tutto era iniziato, con questo posto e noi e lei doveva esserci". Lui si inginocchia davanti a me e mi guarda come non ci siamo mai guardati prima, stavolta le sento quelle parole incomprensibili, mi stanno dicendo che mi ama e io rispondo che lo amo anch'io nel silenzio più bello che ci potesse essere
"sei la cosa più bella che mi potesse capitare" dice all'improvviso
"e te la cosa che più aspettavo da tutta la vita" dico di nuovo baciandolo. "Comunque anche te sei bellissimo" dice guardandomi
"ho i miei assi nella manica" dico con aria di superiorità.
Lui alza gli occhi al cielo.
"dunque mister vanitoso adesso dove andiamo?" lo guardo negli occhi e gli prendo la mano per alzarci
"adesso andiamo a mangiare la pizza, non avrai mica pensato che ti avrei portato al ristorante stellato".
Lui mi guarda e sorride
"ti avrei ucciso se li avessi fatto".
Scoppio a ridere anche io e lo inizio a rincorrere.
Noi non siamo così, noi siamo quelli che si accontentano dei pop corn e un film in streaming o di una play e due birre per una notte intera, non siamo tipi da cene di classe o grandi lussi, ed è proprio per questo che lo amavo tanto, perché nei suoi occhi c'era la storia di chi ha sofferto e ha lottato per essere come è adesso, ma dentro di se ha sempre la semplicità di un bambino, e non lo cambierei mai con nessun altro al mondo.
"Lo sai che sei un pazzo vero?" Mi dice con il fiatone una volta che l'ho raggiunto "si, pazzo di te".

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