E adesso?

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Capitolo 14

Ieri mi sono chiuso tutto il giorno in camera, non ho voluto parlare con nessuno, volevo soltanto stare da solo a riflettere e mettere in ordine le idee, non ho neanche toccato cibo e non sono riuscito a chiudere occhio, avrò dormito forse un'ora, ho anche pregato Gian di dormire sul divano e lui ha capito. Guardo il telefono e sono le 10.00, ancora troppo presto per alzarsi, mi giro di nuovo nel letto. Sono a pezzi, ancora mi vedo il suo sguardo distrutto quando gli ho urlato addosso e non credo di essere pronto a convivere con lui nella stessa casa in questo modo, è troppo anche per uno come me che si è sempre mostrato forte davanti a tutti, ma che in realtà tanto forte non è. Mi alzo, e vado in bagno, ho delle occhiaie spaventose, gli occhi sono rossi e gonfi, e più mi guardo e più non mi riconosco, non mi era mai capitato di stare così male per un amico. Esco fuori e dall'armadio vedo spuntare la felpa che Lele mi aveva regalato. La prendo e la porto con me nel letto, mi infilo sotto le coperte e la stringo al mio petto, è l'unico oggetto che mi rimane di quello che eravamo, e il cuore fa sempre più male, lo sento accartocciarsi nel petto. Una lacrima riga il mio viso, dopo ore riesco a tirare fuori quello che avevo dentro, è l'unica cosa che posso fare per scaricare tutta la rabbia e il dolore che mi mangia dentro e liberarmi del peso che mi sento nel petto finché dallo sfinimento finisco per addormentarmi. Un paio d'ore dopo Diego bussa alla porta e io mi sveglio "bro, come stai?" Chiede chiudendo la porta e venendosi a sedere vicino a me "non va per niente bene, non capisco Die, lui non è così. Tu meglio di chiunque altro sai com'è Lele e sai anche quanto io tenga a lui, ma stavolta l'ha combinata troppo grande e non ce la faccio proprio". Lui mi guarda "senti Tanc, proprio perché conosco Lele da tutta la vita so che se ha agito così non è certo per farti del male, e lo sai anche te. Forse adesso non riesci a comprenderlo perchè ti sei sentito mancare di rispetto e tradito da un'altra persona che amavi, ma con il tempo riuscirai a vedere che quello che è successo in un altro modo e si sistemerà tutto". Vorrei fosse così semplice, forse sarà così, forse no, solo il tempo potrà dirlo, ma al momento non ho assolutamente intenzione di perdonarlo, fa troppo male, e non so neanche come potrebbe prenderla Ginevra, non voglio perdere anche lei. "Non lo so Diego, è tutto troppo strano, sarebbe dovuto andare tutto diversamente". Diego esce dalla stanza lasciandomi di nuovo da solo con i miei pensieri. Mi alzo, prendo la felpa di Lele e la butto nell'armadio, mi vesto e vado di la in cucina. Neanche a farlo apposta arriva anche Lele, sembra che anche lui non abbia dormito come me, ha gli occhi stanchi e gli si legge in faccia che ha pianto. Ammetto che mi dispiace sapere che sta così, ma non ho assolutamente intenzione di tornare sui miei passi. Stare nella stessa stanza è difficile, cerchiamo di starci lontano per non doverci guardare e se possiamo evitiamo di ritrovarci insieme, ma ci sono alcuni momenti in cui non possiamo evitarci, come domani, con lo shooting per Dolce e Gabbana. Vado in sala e mi metto sul divano, gli altri giocano alla play, in questi giorni sono stato poco attivo su Instagram quindi per rimediare cerco di fare una live "bella, come state?" Subito iniziano ad arrivare i primi commenti <che cos'hai?> <hai le occhiaie o sbaglio?> <stai male?> rispondo cercando di sviare l'argomento per non creare sospetti "no rega, sto bene tranquilli, sto andando a dormire tardissimo in questi giorni, se mi vedete le occhiaie è per quello non vi preoccupate". Subito Diego viene a fare la live con me per darmi una mano e scherziamo tra di noi. Arrivano altri commenti <dove sta Lele?> <vogliamo i tankele> <vai da Lele> <vogliamo vedere Lele> <bacio tankele>. Cerco di ignorarli, mi fa troppo male leggerli, sapevo che sarebbero venuti fuori, lo chiedono sempre, ma speravo di essere più forte e riuscire e passarci sopra senza dargli peso, ma così non è, e fortunatamente è Diego a rispondere per me "rega, Lele sta di la a lavare i piatti". Continuiamo un altro po' la live, poi saluto tutti e chiudo. È stato un trauma, non pensavo fosse così difficile fare finta di niente, essere un attore non mi aiuta. Ho voglia di sentire Ginevra, ultimamente le sa come farmi distrarmi quando sto giù, fare una videochiamata con lei mi aiuterà a non pensare per un po'. Vado in camera e prendo il telefono, apro whatsapp e faccio partire la videochiamata "ei" risponde lei "ciao, come va? Volevo sentirti" dico cercando di sorridere. Anche lei sorride, ma si accorge che qualcosa non va "Tanc tutto bene? Hai degli occhi speventosi". Non voglio mentirle, sarò sincero e le spiegherò ogni cosa "non ho dormito stanotte, il pensiero di Lele che mi ha mentito non mi lascia in pace, mi sta uccidendo. Ho capito che l'ha fatto perché aveva paura di perdermi, pensava che stare con te mi avrebbe fatto allontanare da lui lasciandolo da solo, ma non ha pensato che io non sono così e che prima di lasciarlo solo ci avrei pensato mille volte, doveva fidarsi di me" e di nuovo sento quella sensazione di vuoto che si fa spazio dentro lo stomaco. "Tanc guardami, sono qui con te, ascoltami" dice lei cercando di calmarmi. Io la guardo e anche se non è con me è come se lo fosse "mettiti nei suoi panni per un secondo, non deve essere facile vedere la persona che trovava in te il suo punto di riferimento avvicinarsi a un'altra persona e trovare in lei quello che fino a poco prima trovava in te, ha agito così perché la paura di perderti ha preso il sopravvento, prenditi del tempo per riflettere, potresti pentirti di averlo lasciato andare così". Lele è sempre stato così, ha sempre avuto bisogno di sicurezze, ne ha passate tante, forse troppo, e in questo momento lei ha ragione, é il dolore a parlare per me, non sono ancora in grado di decidere che cosa fare, meglio prendermi del tempo per me "hai ragione, prendermi del tempo è la miglior cosa da fare adesso." lei mi sorride e io sento di averne bisogno, sto bene con lei e finalmente un po' anche con me stesso "sono felice di averti fatto stare meglio, sono qui quando vuoi". Ammetto che adesso vorrei andare da lei, uscire fuori e sentire un po' di aria diversa "grazie" dico "non ringraziarmi, è il minimo" risponde, poi ci salutiamo e chiudiamo la chiamata. Torno sul letto e fisso di nuovo il soffitto, i prossimi giorni saranno difficili ma riuscirò a prendere la decisione giusta, lo devo a me stesso come lo devo agli altri, siamo pur sempre un gruppo ed è quella la priorità adesso.

|| Il tuo nome sulla pelle || TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora