Capitolo 65
"La dimettiamo in giornata, si riposi". Queste erano state le parole pronunciate stamattina dal dottore dopo avermi fatto una nuova visita per vedere se tutto fosse nella norma. Per tutta la giornata di ieri mi ero semplicemente goduto il tempo con i miei amici e soprattutto con Lele, era stato tutto il resto del pomeriggio in stanza con me e se non fosse stato per le mie continue minacce non sarebbe neanche tornato a casa per dormire. Ora mi sto finalmente preparando per uscire dall'ospedale, i ragazzi sono venuti a prendermi e mi hanno portato dei vestiti puliti, appena arriverò a casa mi farò una lunga doccia per togliermi ancora gli ultimi residui di quel passato che voglio chiudere e lasciare completamente alle mie spalle. Mi siedo nel letto e indosso la mia felpa, ma quando arrivo ad infilare i pantaloni ho ancora dolore al bacino "Le perfavore mi aiuti?" Gli chiedo dolcemente e con un leggero imbarazzo dato che mi è sempre piaciuto non dover dipendere da nessuno "certo" dice rivolgendomi un sorriso sincero per poi abbassarsi e aiutarmi a metterli. È così bello vedere come si prende cura di me in silenzio, lo ha sempre fatto e credo non smetterà mai nonostante io possa intimargli ogni volta di smettere, i suoi ciuffi cadono dritti sui suoi occhi ad ogni movimenti che fa e in questa settimana posso dire che sia dimagrito ulteriormente, non che dovesse farlo perché a me già piace così com'è, quel filo di pancia o di pelle in più che ha mi è sempre piaciuto, ma lui si ostina a pensare di dover allenarsi continuamente perché lo fa sentire bene e io non posso fare altro che starmene in silenzio. Con un po' di fatica mi aiuta a indossare anche le scarpe e abbastanza impacciatamente, mi alzo sentendo il corpo ancora rigido ogni volta che cerco di fare un passo e chiudendo gli occhi per il dolore. Come sempre ha capito che qualcosa non va, così senza dire una parola, semplicemente mi poggia un braccio attorno al suo collo e cerca di sorreggermi "grazie" gli dico sincero e lui semplicemente mi sorride di rimando. Usciamo dalla stanza e insieme agli altri ci avviamo verso la macchina "a casa ci stanno aspettando anche gli altri, volevano esserci appena saresti tornato" dice Gian "basta che non ci sia Giulia" dico irritato. Nell'ultimo periodo le cose con lei non erano andate bene. L'ultima volta tutto sembrava fosse tornato apposto e avesse chiarito la situazione sia con me che con Lele, ma dopo qualche settimana in alcune dirette e storie aveva iniziato a mandarmi frecciatine facendo capire a tutti che le cose tra me e lei erano finite male e che la colpa era stata solo ed esclusivamente mia e in parte era così, ero stato io ad averla usata per riavere Lele, ma poi tutto era sfuggito di mano e questa nostra relazione forzata era solo perché era l'agenzia a volerlo e non dicerto perché io lo volessi. Quando le scrissi per dirle che stava esagerando la sua risposta è stata ' 'dovevi pensarci prima' e quindi avevo deciso che era meglio chiudere lì e lasciare che portasse avanti il suo teatrino da sola, le persone che avevano seguito la vicenda e che per me erano importanti sapevano come stavano le cose e io avevo cercato di chiare tutta la vicenda anche ai fan cercando di far restare il più possibile la questione tra di noi, chi mi avrebbe voluto bene sarebbe rimasto e così è stato, tutt'ora mi vengono fatte domande, ma io preferisco far morire la cosa e se me la ritrovassi davanti adesso in questa situazione, probabilmente finiremmo solo per litigare ulteriormente e non mi sembra il caso "tranquillo, lei non ci sarà" dice Diego mentre siamo ormai arrivati alla macchina. I ragazzi mi aiutano a salire e durante il tragitto la musica ci fa da padrona come ogni volta che viaggiano tutti insieme. Quando arrivano davanti casa impiego un po' prima realizzare che tutto sta tornando alla normalità e durante il tratto in ascensore mi guardo riflesso nello specchio con i miei amici affianco cercando tutto il coraggio possibile per mostrare anche agli altri che io sto veramente bene. Quando le porte dell'ascensore si aprono gli altri si avviano verso l'ingresso per aprire, ma la mano di Lele mi blocca il polso prima che io possa fare un altro passo "stai bene?" Mi chiede con un velo di preoccupazione in quei suoi occhi oggi un po' più scuri "si" rispondo tagliando corto e togliendo lo sguardo dal suo "non fingere con me, so che c'è qualcosa che non va" dice per poi passare una mano sulla mia spalla "è solo che mi spaventa tornare a casa e incontrare tutti quegli sguardi e le mille domande che mi faranno, non credo di volerle sentire insomma". Lui semplicemente senza staccare i suoi occhi dai miei prende la mia mano e la intreccia alla sua "io sono qui, non sei solo, se ti sentirai a disagio stringi più forte la mia mano". Annuisco e cerco di seguirlo mentre varchiamo entrambi la soglia di casa. Subito un'ondata di calore invade la mia pelle e i miei amici sono in piedi che mi guardano. D'istinto stringo la mano di Lele e mi volto per guardarlo e lui mi sorride. Quel semplice gesto mi fa sentire subito meglio e cerco di farmi coraggio per affrontarli. Subito Valerio mi viene incontro e mi abbraccia e io ricambio quel gesto incrociando poi il suo sguardo "bro mi hai fatto preoccupare tantissimo" dice dandomi poi una pacca leggera sulla spalla "tranquillo sono tornato a romperti i coglioni" dico di rimando. Dopo di lui anche Jacopo e Alessandro si avvicinano e mi abbracciano "sapevamo che ce l'avresti fatta" dicono entrambi felici "non potevo lasciarvi" rispondo guardando tutti "vi ringrazio di essere qui, è importante per me, vi voglio bene". Loro mi guardano tutti e di nuovo si avvicinano facendo sì che l'abbraccio diventi di gruppo "saremo sempre qui per te" dice Valerio "sempre" aggiunge Gian seguito da Diego e gli altri e a quelle parole sento che quella è davvero la mia seconda famiglia, non avranno il mio sangue ma darei la mia vita per ognuno di loro senza pensarci un secondo. Prendo il telefono, è il momento di fare qualche storia, i fan devono sapere che sto bene e che sono tornato a casa, così semplicemente apro Instagram e inquadro tutti loro.
Vedo Lele che mi sorride soddisfatto e non posso che esserlo altrettanto, è solo grazie a lui se sono riuscito a farcela e voglio che lo sappia, voglio che si renda conto di quanto lui per me sia importante. "Le perfavore mi accompagni in camera? Ho bisogno di sdraiarmi mi fanno male le gambe" dico cercando la prima scusa credibile per allontanarmi da quella situazione. Lui si avvicina e mi aiuta portami fino in stanza e facendomi poi sdraiare sul letto. "Ti serve altro?" Mi chiede una volta che mi sono sistemato "puoi prendermi il blocco da disegno e una penna? Mi è venuta voglia di disegnare" dico indicandoglielo. Lui lo prende e me lo passa posandomi poi un bacio leggero sulle labbra "io torno di là se ti serve qualcosa chiamami okay?". Annuisco e gli sorrido finché non lo vedo uscire dalla porta. Apro il blocco e rivedo quel disegno che gli avevo fatto quella mattina che dormiva sul divano, lo avevo conservato con l'intenzione di darglielo al momento giusto, e credo proprio che quel momento sia arrivato adesso. Forse quel disegno riuscirà a dire più di quante parole io riesca mai a scrivergli, ma devo pur sempre provarci e farlo per lui, buttare giù qualche riga e tentare una volta per tutte di esprimere quello che poche volte sono riuscito a dirgli. Prendo uno dei tanti fogli e inizio a buttare giù quello che viene, non penso alla grammatica, non penso alla mia dislessia, poco mi importa di qualsiasi problema, mi basta che lui sappia tutto quello che sento. Una volta che ho terminato mi stupisco di quanto abbia scritto, è forse la prima volta che scrivo una lettera così lunga a qualcuno, ne avevo scritta una a mia madre da piccolo per la festa della mamma, mi ci ero impegnato tantissimo e avevo scritto giusto una decina di righe e mi sembrava di aver detto una marea di cose per quanto fosse difficile esprimermi. Forse ancora la conserva da qualche parte nei suoi cassetti, quando la lesse ricordo che mi abbracciò e mi disse <non potevi farmi un regalo migliore>. Guardando adesso quella per Lele mi sento ancora più soddisfatto, come se avessi davvero abbattuto quei muri e avessi per la prima volta lasciato che davvero parlasse il cuore. La rileggo velocemente e correggo qualche errore, poi la piego la infilo in una busta improvvisata per dargliela quando saremo da soli. Intanto cerco di riposare un po', mi sento parecchio stanco e ho dolore ovunque nonostante mi sia sforzato poco. Mi sveglio quando sento qualcuno che poggia una mano sulla mia spalla e mi scuote piano richiamandomi e apro gli occhi tanto quanto per capire che davanti a me c'è Gian, con i suoi capelli racchiusi sotto il cappellino e un accenno di un sorriso "ei Tanc, sono le 20.30, abbiamo ordinato al Mc, hai fame?". Apro completamente gli occhi "si bro, puoi aiutarmi a scendere?" Con il suo aiuto mi alzo e lo seguo di la in salone dove gli altri stanno già seduti al tavolo aspettandoci con i sacchetti con il cibo pronti in tavola. Mi siedo vicino a Lele e inizio a mangiare, avevo un buco allo stomaco tremendo, non mangiavo da una settimana alla fine e anche se ero stato addormentato per tutto questo tempo avevo bisogno di riempirmi la pancia come si deve. Dopo aver finito il mio immenso panino, le patatine, i nuggets, mangiato il dolce e bevuto la Coca-Cola posso finalmente dire di essere pieno. Ci alziamo e i ragazzi sparecchiano per poi metterci seduti sul divano e giocare tutto insieme alla play. Mi era mancato tantissimo passare del tempo con loro, prima era tutto così scontato, adesso invece sembra la cosa più importante che abbia. Solo quando alzo lo sguardo verso l'orologio mi accorgo che sono già le 2. Mi volto verso Lele e lo vedo strofinarsi una mano davanti agli occhi "andiamo a dormire?". Lui annuisce e mi aiuta ad alzarmi "buonanotte ragazzi" dico "buonanotte" rispondono loro e poi andiamo verso camera nostra. Quando siamo entrambi sdraiati mi volto a guardarlo e lui se ne accorge subito, sorride imbarazzato e si passa una mano tra i capelli "perché mi fissi?". Mi prendo un attimo di tempo per farmi coraggio e poi prendo il blocco sul comodino dove ho appoggiato la lettera con il disegno e gli li porgo. Il suo sguardo si alterna tra me e gli oggetti che ho tra le mani per poi prenderli "che cosa sono questi?" Chiede sorpreso "non ti dirò nulla, guarda da solo". Si rigira tra le mani entrambi i fogli scrutandoli con i suoi occhi profondi "guarda prima quello" dico indicandogli la lettera. Posa l'altro sul letto accanto a lui e toglie il foglio da dentro la busta. Quando lo apre un sorriso già spunta sulle sue labbra rosee e gonfie prima di iniziare a leggere