Capitolo 75
Come spieghi alla persona che ami che ci sono momenti in cui è proprio il troppo amore e la troppa mancanza che ti portano a prendere decisioni e scelte dettate dall'istinto?
Ti senti così vuoto che cerchi qualsiasi modo per riempirlo, qualcosa che entri in quello spazio e prenda il suo posto a tutti o costi, o meglio qualcuno.
Ti manca, lo senti che non c'è, che non è lì e lo cerchi, ti volti intorno, negli angoli attorno a te, ma lui non c'è e ti senti spento, vuoto e spazzato in giro dal vento.
È colpa mia, l'ho baciata io, volevo sentire le sue labbra sulle mie e capire di cosa sapevano, se potevano essere migliori delle sue, più morbide, più calde, ma mi sbagliavo, come sempre.
Lei non è lui, nessuno sarà mai lui, anche solo pensare che qualcun altro possa prendere il suo posto fa ridere, è stata l'unica persona che mi abbia fatto amare nel modo giusto, o almeno così credevo.
Non credo di saper amare, non come lui merita.
Ho sempre detto che per lui sarei andato in capo al mondo, che gli avrei regalato qualsiasi cosa mi chiedesse e lo farei, gli ho sempre detto che se si fosse voltato dietro di lui io sarei stato li a dirgli che va tutto bene e che insieme fa meno schifo, e lo farei, gli ho sempre detto che se lui voleva lo avremo urlato al mondo cosa siamo, ma non so se lo farei davvero.
Non credo di essere mai stato davvero pronto per farlo, la sola idea di tutti gli occhi addosso mi fa tremare le ginocchia, troppi giudizi, troppe domande e risposte che ancora non conosco.
Paura? Troppa, che una volta che tutto venga alla luce si sgretoli senza che possa impedirlo, che la pressione che ci farebbero sarebbe così tanta che non saremmo più noi, io non riuscirei a sentirmi bene, ma come glie lo dico dopo che per mesi gli promettevo il contrario?
Gli occhi di Jacopo sono puntati su di me, aspetta che io gli spieghi che cosa è accaduto, ma dirlo è come tradirlo di nuovo, ancora.
Mi alzo e mi metto seduto sul letto, lui mi guarda da in piedi accanto alla porta in silenzio
"L'ho baciata". Non c'è molto da dire, è semplicemente successo tutto in pochi secondi che sono bastati a mandarmi di nuovo a puttane la testa perché anche se è stato un errore e io amo Lele, quel bacio non mi ha lasciato indifferente.
Lo vedo abbassare lo sguardo un secondo e poi lentamente venire a sedersi di fianco a me sul letto in silenzio.
Jacopo non è mai stato uno di molte parole, è sempre quello che ti osserva in silenzio e quando parla dice poco, proprio per questo è il mio rifugio quando litigo con i ragazzi, non mi ha mai detto una parola, ha sempre saputo come tirarmi su con poco.
"Ne vuoi parlare?" Dice dopo minuti di silenzio interminabili a cui io semplicemente rispondo negando con la testa. Non c'è molto da dire, il danno è fatto e adesso va riparato.
Si fruga nelle tasche e prende il tabacco, lo apre e tira fuori una bustina trasparente con dell'erba.
È sempre stato così, ogni volta che la testa pulsava per i troppi pensieri quella era l'unica soluzione per sentirmi meno pesante, e lui lo sa.
La rigira tra le mani e poi l'accende, l'odore invade la stanza e il silenzio fa da contorno, se ci fossero stati gli altri probabilmente avrei già litigato con Gian, Diego sicuramente mi avrebbe riso in faccia e Lele mi avrebbe guardato con gli occhi tristi e spenti, preoccupato per me come ogni volta.
Lele.
È solo lui il pensiero che continua a tormentarmi la testa.
Sento toccarmi il braccio e Jacopo mi passa la canna. Lentamente la porto alle labbra e subito il sapore mi invade ogni cellula.
Chiudo gli occhi e vedo il suo sguardo spezzato nel sapermi con lei mentre lui è lontano, la sua voce rotta e le sue parole che martellano e fanno male, male da morire"Non farmi male Tancredi, non ancora".
Era un grido, una richiesta disperata di un cuore altrettanto disperato e io l'ho preso e ignorato, ho lasciato che sfumasse senza dargli la gusta importanza, parole al vento.
Faccio un altro tiro, deciso, lungo e pieno.
Come glie lo dico che non l'ho ascoltato e che gli fatto di nuovo male? Come lo guardo negli occhi senza perdermi e voler morire piuttosto che vederlo spegnersi di nuovo per colpa mia?
La gola brucia, la testa si alleggerisce e il cuore accelera, questi sono gli effetti dell'erba, nulla a che vedere con quello che mi aspetta quando guarderò lui, la gola si seccherà, il cuore smetterà di battere e tutto smetterà di esistere.
"Va meglio?" Chiede Jacopo una volta finita
"Come sempre". Rispondo abbozzando un sorriso.
Appoggia una mano sulla mia spalla quasi a incoraggiarmi e poi si alza e se ne va lasciandomi qui da solo in stanza.
Forse dovrei chiamarlo e dirglielo subito, adesso che posso ancora farmi male ma non troppo perché l'effetto dell'erba è ancora forte, ma preferisco aspettare e farlo nel modo giusto, almeno questo glie lo devo.
Mi sdraio sul letto, la stanza è la nostra e in ogni angolo lo vedo, mi manca da impazzire, che cazzo ho fatto.
Osservo il soffitto, è tutto così troppo bianco e mi fa sentire l'unica imperfezione che rovina una armonia perfetta.
Mi porto le mani ai capelli freneticamente e poi sugli occhi, il corpo è rilassato ma è come se fossi altrove.
Prendo il cellulare sul comodino e guardo l'ora, sono le 18.23 e vorrei fosse già l'ora in cui lui torna a casa per parlarne.
Poso di nuovo il cellulare sul comodino e chiudo gli occhi per provare a dormire un po'.
Mi sveglio con il telefono che suona, Gian mi stava chiamando
"Bro come va?". Subito sento l'ansia che cresce e cerco di formulare una risposta. Mi aveva avvertito e detto di non fare cazzate, lui lo sapeva e io non avevo dato ascolto nemmeno a lui
"Tanc ci sei?" Chiede dopo qualche secondo in cui non rispondevo
"Mh si Gian ci sono" dico frettoloso
"Stai bene?". Vorrei dirglielo, che ho sbagliato e sentirmi dire che me lo aveva detto, ma allo stesso tempo non voglio che mi faccia la solita ramanzina
"Diciamo".
Lo sento sospirare, probabilmente già avrà capito, lo fa sempre
"Hai litigato con Lele?" Chiede neanche tanto sorpreso
"Si ma non è questo il problema" dico quasi più a me stesso che a lui
"E quale sarebbe?" Chiede preoccupato
"Ho baciato Martina".
Silenzio, nessuna risposta
"Gian?"
Ancora niente, forse l'ho colto alla sprovvista, lo sento sospirare
"Lui non lo sa vero?". La sua voce è bassa, quasi un sussurro e fa ancora più male, avrei preferito che mi avesse urlato
"No"
Di nuovo silenzio
"Non aspettare troppo a dirglielo, non ti dirò nient'altro, tanto non mi ascolteresti come hai già fatto" dice seccato
"Gian non è andata come credi" dico cercando di spiegargli
"Non è a me che devi dare spiegazioni ma a lui".
Potessi guardarlo negli occhi vedrei sicuramente il disprezzo, è il mio migliore amico, ma è sempre stato una persona fedele e quando anche in passato è capitato che tradissi lui ha sempre reagito così nonostante trovasse dei modi per aiutarmi
"Che cosa devo fare Gian, io lo amo".
Ho paura, dopo tanto tempo ho paura che finisca e non abbia fatto tutto quello che potevo
"Se lo amassi non lo tradiresti, non ti sarebbe neanche passato in testa di farlo".
Le parole arrivano come un treno che deraglia e si schianta.
Forse non lo amo abbastanza.
Rimango in silenzio, non so assolutamente che cosa dire, troppe domande e nessuna risposta, ma quella più importante me l'ha appena fatta lui indirettamente: io lo amo davvero?
"Pensaci e fai in fretta, te ne ha perdonate già troppe"
Quando chiude la chiamata rimango ancora lì con il telefono all'orecchio."Non farmi del male Tancredi, non ancora"
"Se lo amassi non lo tradiresti, non ti sarebbe neanche passato in testa di farlo"
Compongo il numero di Martina
"Dobbiamo vederci" dico ancora prima che lei dica una parola
"Adesso sono impegnata, vediamoci più tardi prima che prenda il treno"
Attacco e mi butto di nuovo sul letto, devo assolutamente trovare le risposte alle mie domande partendo dalla prima, capire cosa sia realmente lei per me.
O adesso o mai più.