Ripensamenti

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Capitolo 28

"Cosa vuol dire che è finita?" Dice Diego più allarmato di me. Mi accascio completamente a terra con le braccia attorno alle ginocchia "ho sentito Lele che parlava al telefono con Cecilia e le ha detto che ha fatto un errore a fidanzarsi con me, che non si sente libero e non vuole aspettare che io mi senta pronto". Le lacrime continuano a scorrere copiose e non riesco a controllarle, come il tremore e la sensazione di vuoto che sto provando "ha esagerato" dice Gian cercando di farmi sedere sul divano "assolutamente si, adesso gli vado a parlare io" dice Diego alzandosi in fretta "ti prego non farlo, non litigarci per me" dico preoccupato "Tanc non se ne parla, stavolta ha esagerato e se ne deve rendere conto, non è possibile che solo per delle sue idee infondate tu stia così" dice per poi sparire dentro camera.
Io rimango sul divano accanto a Gian che mi porta un bicchiere d'acqua e si siede di nuovo accanto a me "vedrai che si sistemerà tutto, ne sono certo, lui ti ama Tanc".
Cerco di autoconvincermi che sia così, che tutto quello che è successo in realtà sia solo un momento e che realmente lui capisca che se potessi decidere io lo saprebbero anche i muri in tutti gli angoli del mondo che lo amo da morire e che voglio stare con lui, senza nessuna vergogna, senza paura, lo bacerei in ogni via, in ogni strada, su una panchina, su un prato, al mare, in montagna, ovunque, basta che sia lui.
Passano infiniti minuti finché Diego non torna di qua, ma Lele non c'è.
Speravo di vederlo arrivare con lui, che venisse da me e mi dicesse che aveva capito, che mi perdonava, che mi amava e che voleva stare con me senza ripensamenti, ma non era destino, quello che ogni cazzo di volta si mette in mezzo impedendomi di essere felice "Die che ti ha detto?" Dico a mezza voce "non ha detto niente, ho solo parlato io per quasi tutto il tempo dicendogli che aveva sbagliato a trarre le conclusioni senza sapere le cose come andavano realmente, che doveva parlarne con te invece di lasciarti li come un coglione. Gli ho detto che hai sentito tutto e che stai così, non ha risposto, ha solo abbassato lo sguardo e io me ne sono andato". E adesso? Cosa devo fare? Vado di la da lui o aspetto che sia lui a venire da me? Al momento non riesco a parlare né con lui né con nessun altro, i ragazzi cercano di tirarmi su in tutti i modi, ma non voglio stare con nessuno, me ne vado in camera e mi butto sul letto. Ormai anche in questa stanza c'è lui, i suoi vestiti sparsi dappertutto, le sue cose sul comodino, il suo profumo ovunque che rende difficile anche respirare. La testa pulsa senza fermarsi, penso continuamente a quello che mi disse dopo la prima volta a San Valentino quando ci siamo svegliati la mattina
"sei stato la mia prima volta con un ragazzo, a te ho donato tutto me stesso come non avevo mai fatto con nessuno, voglio che tu lo ricordi sempre ogni volta che penserai che io non ti ami abbastanza".
Il risuonare di queste parole è così tremendamente forte che mi sembra di fluttuare nello spazio, mi sta opprimendo e non ce la faccio. Mi alzo in fretta e prendo le mie cose per uscire di casa con le grida di Gian e Diego ormai soffocate che non sento più per vagare perso in una serata qualunque di Milano.
Vado nel parco vicino casa nostra, quello dove è successo tutto e mi siedo a due passi da dove ho trovato Lele quel giorno fissando l'erba e riuscendo solo a vedere ricordi sfuocati di quel giorno.
Fa ancora più male, ma è quello che voglio adesso, farmi tremendamente male perché fino ad ora non ne ho mai provato davvero, non come tutte le persone che sono sempre finite in mezzo tranne me che ero quello che se lo meritava più di tutti. Mi alzo e vado dove gli ho fatto la vera proposta, dove ho visto l'emozione nei suoi occhi e mi fermo lì, con l'immagine di noi uno di fronte all'altro che ci baciamo promettendoci l'amore vero, quello che io non riesco a dargli perché sono sbagliato. Corro di nuovo per le strade che abbiamo fatto insieme prima di andare in pizzeria, quelle dove ridevamo senza fiato e arrivo fino alle panchine, quelle dove ci siamo seduti lontani dal mondo. Alzo lo sguardo al cielo e la vedo, è ancora lì, la nostra stella. È sempre li piccola e lontana milioni e milioni di chilometri. La guardo e spero che riesca ancora a contenere il caos che stavolta ho fatto solo io, se davvero è così grande da riuscire a sopportare questi due casini che siamo noi, ma soprattutto se ancora è nostra o è solo stato un ricordo come quelli fino ad ora. "Brilla tantissimo stasera, è così luminosa che nonostante le altre lo siano di più è come se le oscurasse tutte perché la sua luce è la più forte e vera". Eccola la voce che conosco fin troppo bene "sapevo di trovarti qui" dice sedendosi sulla panchina "non dovevi venire Lele" dico quasi bisbigliando "ci ho pensato molto se cercarti o meno, quando ho visto che si stava facendo tardi ho iniziato ad avere paura che ti potesse essere successo qualcosa, insomma dopo quello che è accaduto a me" dice abbassando lo sguardo "non saresti dovuto venire comunque, non ne vale la pena per uno come me" dico cercando di non guardarlo "Tanche non è facile trovarci in una situazione come la nostra, è tutto così complicato" dice voltandosi verso di me "non sembravi della stessa opinione quando hai detto a Cecilia che avevi sbagliato a metterti con me" dico tutto d'un fiato.
Lui rimane in silenzio per un secondo "ero arrabbiato Tanc, mi avevi chiesto di andarcene in giro come due persone normali e invece non abbiamo fatto altro che scappare" dice cercando di scusarsi "vedi Tanc io ti amo davvero, lo sai benissimo quello che provo per te, non serve che te lo spieghi di nuovo, ma in quel momento io ero così arrabbiato che avrei fatto di tutto". Mi volto verso di lui e incontro i suoi occhi, quelli dove sempre mi sono sentito al sicuro e protetto e mi sento un po' meno solo, vedo la verità nelle sue parole "Lele se ho agito così non è stato certo perché io non volevo stare con te, ma perché non c'è solo il contratto a preoccuparmi, ma noi Q4". Lele mi guarda e rimane di nuovo in silenzio "se noi facciamo una cazzata perché vogliamo dimostrare al mondo che ci amiamo e veniamo scoperti perché qualcuno mette un video sul web il contratto viene stracciato, ma non è quello che mi preoccupa, siamo noi che veniamo cacciati da casa Q4. Non saremo più utili agli affari, potremo vederci poco con i ragazzi, non saremo più Tancredi e Lele dei Q4 ma solo Tancredi e Lele i gay che hanno mandato tutto a puttane per la loro storia d'amore e mandando nella merda anche Gian e Diego con tutti i nostri progetti che abbiamo". Vedo i suoi occhi gonfiarsi di lacrime e il suo sguardo abbassarsi verso le sue scarpe "Lele per me sei la cosa più importante della mia vita, ti amo come non ho mai amato nessuno e fidati che un giorno lo grideremo al mondo intero, però adesso dobbiamo resistere e pensare anche al bene del gruppo e non solo a noi due,ho sbagliato io per primo perché dovevo pensarci prima e non quando ormai era fatta, ma è l'unica soluzione che abbiamo" dico cercando di prendergli il viso con le mani per far incontrare i nostri occhi. Voglio che si senta al sicuro e protetto con me, voglio che lo capisca davvero che nonostante questa decisione lui per me è la priorità sempre "Tanche scusami, sono stato uno stupido a pensare che ti vergognassi di me, sai che faccio ancora fatica ad accettarmi con tutto quello che è successo in passato e soprattutto adesso che finalmente sto con la persona che ho sempre voluto la paura che mi lasci solo e ti stanchi di me è talmente grande che mi sono sentito perso e sono scappato via". Lo prendo e lo abbraccio, lui si stringe subito a me cosicché al posto delle parole sia il mio corpo a dire al suo che non me ne andrò tanto facilmente perché quello che sento si è insinuato dentro di me fino all'anima. Lascio che le nostre fronti si scontrino e i nostri respiri si facciano sempre più vicini fino a due centimetri dalle sue labbra "ti amo Lele" dico sussurrandoglielo per farglielo rimanere impresso e poi sigillare le mie parole con un bacio che sa di nuovo di noi, quel noi in cui crederò sempre e per cui lotterò fino a che avrò le forze. Ci baciamo così, dolcemente, sotto la nostra stella che ci fa da testimone e si illumina della nostra luce, perché se quel minuscolo puntino riesce a oscurare le altre è solo perché il nostro amore è più forte di tutti gli altri e si distinguerà sempre, noi alimentiamo quella luce, noi ci distingueremo sempre, c'è lo siamo promessi dal primo giorno e anche adesso, mentre ci guardiamo negli occhi, ce lo confermiamo "che ne dici se adesso torniamo a casa e ci mettiamo a guardare un po' di tv?" Dice Lele "ci saranno sicuro gli altri" dico "magari che ne dici se andiamo in camera e ce ne stiamo un po' da soli?" dico con aria maliziosa. Lui mi guarda alzando un sopracciglio "Tanche dove vuoi arrivare?" Io mi mordo il labbro e sorrido alzando le mani "niente, voglio solo stare un po' da solo con il mio ragazzo, è chiedere troppo?" Lui sorride e mi tira verso di se baciandomi di nuovo "sei proprio uno stupido, ma ti amo lo stesso". Ci alziamo e torniamo verso casa, ho fame, non ho mangiato nulla prima e adesso sono già le 22.00. Vado in cucina e mi preparo un panino, Lele si mette sul divano con Diego "avete fatto pace finalmente" dice Diego "dovevo andare a riprendermelo" dice Lele voltandosi verso di me. Io sorrido e cerco di finire in fretta il mio panino per andarmene in camera con lui. Due minuti dopo ho già finito, aspetto solo che lui si volti per guardarmi e così non tarda ad essere, gli faccio un occhiolino e vado verso camera nostra "buonanotte Die, sono abbastanza stanco, te Lele cosa fai?" dico mordendomi il labbro di nascosto da Diego ma ovviamente stando attento che Lele lo veda. Arrossisce subito, sorride e alza gli occhi al cielo "arrivo, è stata una giornataccia anche per me" dice alzandosi. Diego ci guarda entrambi "non prendetemi per il culo, vi ho visti guardarvi maliziosi, fate piano e non rompete troppo i coglioni con le grida".
Io e Lele ci guardiamo e abbassiamo lo sguardo, poi andiamo in camera e appena chiudiamo la porta scoppiamo a ridere "la devi finire di farmi fare queste figure con Diego" dice lui dandomi una pacca sulla spalla "ma non è il tuo migliore amico? Non dovresti vergognarti di lui" dico ridendo "invece si che mi vergogno se mi provochi in quel modo idiota" dice andando a sedersi sul letto "come, così?" dico andando verso di lui mordendomi il labbro. I nostri occhi si scontrano e la scintilla si accende, le sue mani sono già sui miei fianchi e il bacio già si è intensificato. Prevedo una lunga notte.

|| Il tuo nome sulla pelle || TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora