Capitolo 64
È passata una settimana da quando sono in ospedale per l'incidente, una settimana in cui i miei amici ogni giorno vengono qui e passano ore seduti su questa sedia affianco a me raccontandomi quello che succede. Non mi aspettavo nulla di tutto questo, non mi sarei mai immaginato di finire in questo letto e riuscire a capire così tante cose solamente ascoltando gli altri. Per come sono fatto tendo ad essere impulsivo, risulto freddo e distaccato e non lascio modo alle persone di spiegarsi, scappo, spesso urlo in faccia e la maggior parte delle volte sputo semplicemente quello che penso, convinto che sia la scelta migliore o perlomeno quella che a me sta bene, senza curarmi di chi c'è dall'altra parte. Adesso che sono qui bloccato e posso solo ascoltare, mi rendo conto di come per tutto questo tempo in realtà io non abbia fatto altro che allontanare chiunque mi stesse nel raggio di qualche metro, tutti ad eccezione di loro tre. Non so come sia possibile, ma a loro neanche è balenato nella testa di lasciarmi da solo per un istante, sono rimasti qui, ci sono stati in questi giorni come per tutto il tempo prima di trasferirmi qui a Milano e costruire quello che siamo adesso. Gian è stato il primo, quello che conosco da più tempo e che subito ha capito chi fossi semplicemente squadrandomi mezza volta. È quello che chiamo fratello, perché alla fine è quello che è nonostante non abbia il mio stesso sangue, ma soprattutto è un migliore amico. C'è stato per me quando tutto andava male ed è sempre stato l'unico a riportarmi con i piedi per terra ogni volta che decidevo di fare cazzate. Forse gli devo più di quanto sembra e non sono mai riuscito a dirglielo davvero, solo perché il mio stupidissimo orgoglio mi ha sempre fatto morire i sentimenti sul nascere. Poi c'è Diego. Lui è la testa calda, quella che se crede in qualcosa è come se quella fosse l'unica che riesce a vedere e deve farla a tutti i costi. La maggior parte delle volte si chiude così in se stesso e neanche lo riconosci, senti i suoi pensieri anche a distanza e lo trovi intento nei suoi esperimenti. È quello che definisci lo strano del gruppo, ma in ogni gruppo ce ne è uno e lui è il nostro, però oltre alle sue stranezze è quello che se c'è un problema non perde un attimo a far scattare la scintilla, non a caso ho detto che è una testa calda, non sa mantenere il controllo quando si tratta di noi, specialmente se riguarda Lele, dopotutto sono tredici anni in cui si proteggono le spalle a vicenda e sarebbe strano il contrario. Ricordo come fosse ieri i suoi occhi che erano stretti in due fessure e le sue mani pronte a colpire la mia faccia quel giorno in cui scoprì quello che successe tra me e Lele. Per la prima volta in vita mia credo di non aver mai avuto così tanta paura di qualcuno e allo stesso tempo la voglia di essere scaraventato a terra e colpito fino a che non avrei perso i sensi con la convinzione che in quel gesto magari avrei rimesso in ordine tutti quegli infiniti pensieri che si susseguono continuamente nella testa e si attanagliano senza darmi pace. Lui è davvero un fratello, perché mentre Gian non arriverebbe mai a tanto con me, lui non ha esitato a farlo, per il mio bene e per proteggere Lele che è la sua famiglia, è vero che anche noi lo siamo, ma Lele avrà sempre un posto speciale nel suo cuore, come ce lo ha per me, in maniera completamente diversa da tutti gli altri. Ho detto infinite volte che cosa sia per me Lele ma ogni volta c'è sempre un particolare che mi dimentico. Lui è la persona che riesce a tirare fuori i lati migliori di ognuno di noi, basta la sua semplice presenza che ogni tua preoccupazione, arrabbiatura o semplicemente una luna storta si trasforma e diventa niente, ti fa divertire, trova ogni pretesto possibile per farti sorridere anche quando non ne hai voglia, ti guarda e semplicemente riesce a leggerti dentro anche se non apri bocca, si siede affianco a te e soltanto stringendoti ti fa sentire al sicuro e capito. Se non ci fosse lui noi saremo dei pezzi incompleti, lui è quel pezzo che ci riporta in equilibrio. Tutto questo l'ho capito solo adesso, dopo mesi in cui li ho sempre avuti al mio fianco e non ho mai lasciato che il mio cuore si aprisse finché non mi sono trovato in questo posto completamente bianco e io ho avuto modo di riscrivere tutto partendo dal principio, ho preso il pennello e ho riscritto ogni singolo particolare finché adesso, ogni angolo di queste pareti immense è ricoperto da qualcosa che è solo l'inizio di una nuova avventura. Mi sento pronto a tornare da loro, mi sento pronto a scontrarmi di nuovo con la realtà che mi circonda e mostrare chi sono davvero, quel ragazzo che sotto quella maschera da stronzo ed egoista che si è portato dietro negli anni ha tanto da dare e che per ognuno di loro sarebbe disposto a qualsiasi cosa anche se non glie l'ho mai detto.
Sento la presenza di qualcuno nella stanza, la voce è quella di Diego "ei bro, è passata una settimana ormai e non sai quante cose sono successe. Ho intenzione di comprarmi una chitarra per iniziare a fare musica sul serio, voglio imparare a suonarla e continuare a scrivere, ormai il tempo che non passo qui lo passo chiuso a registrare bozze di canzoni. Ho fatto diventare la cabina armadio un piccolo studio, lo spazio non è molto ma per adesso mi accontento, non vedo l'ora di prendere casa nuova tutti insieme e finalmente mettere in atto tutti i nuovi progetti, aspettiamo tutti te, questi giorni si sente la tua assenza, il cazzone che vuole sempre giocare alla play e rompe se qualcuno lo infastidisce. Ci manchi tantissimo, soprattutto a Lele, non puoi immaginare neanche le volte che la sera lo vedo piangere guardando le vostre foto o i video. Dormo io con lui adesso, non vuole stare stare da solo, neanche andrebbe a dormire se non lo obbligassimo io e Gian, sta tutto il giorno qua fuori e ti guarda aspettando di vederti aprire gli occhi, ripetendo in continuazione <non voglio muovermi da qui, voglio che quando si sveglia il primo volto che veda sia il mio>. Mi ricorda esattamente te quando c'era lui al tuo posto e solo adesso capisco quanto tu in realtà lo abbia sempre amato, ma per il suo bene tu lo abbia voluto allontanate perché credevi fosse la scelta più giusta. Mi dispiace sai per come mi sono comportato, non avrei dovuto intromettermi tra di voi, il mio volerlo proteggere ha avuto la meglio quando in realtà in tutti questi anni è sempre stato lui a proteggere me. Se mi stai ascoltando, ti prego, fa di tutto per tornare da noi". La sua voce suona roca e profonda, e so essere stato difficile per lui aprirsi adesso e così nel profondo, se c'è una cosa che ha sempre accumunato me e Diego è proprio questa e sentirlo adesso pronunciare quelle parole è stata come una scossa elettrica che ha percorso tutto il mio corpo risvegliandomi improvvisamente da quello che sembrava essere il mio rifugio per questa settimana interminabile. Lo vedo intento ad aprire la porta per uscire "Diego" dico in un sussurro con la voce che quasi mi muore in gola per la fatica che faccio nel pronunciarla. Subito si volta e riesco a vedere quelle iridi verdi spalancarsi per capire se quello che ha di fronte sia reale o se sia solo un momento di debolezza dettato da quello che era appena successo. Cerco di regalargli un sorriso sforzandomi e quando capisce che è tutto vero si avvicina di nuovo a me sorridendomi a sua volta "finalmente ce l'hai fatta". Non è un tipo che piange facilmente, l'ho visto farlo poche volte e adesso è una di quelle, una lacrima silenziosa scivola lungo la sua guancia e prontamente l'asciuga prima di uscire di nuovo dalla porta e dire agli altri che mi sono svegliato. Non entrano subito, un dottore si presenta nella stanza con un mezzo sorriso chiedendo gentilmente agli altri di rimanere fuori "come si sente?" Mi domanda avvicinandosi al mio letto con in mano una cartella "un po' frastornato, mi fa male la testa e sento le gambe intorpidite" dico ancora abbastanza confuso "è normale, ha preso una bella botta, ha sbattuto forte la testa e abbiamo dovuto operarla al bacino per una grave lesione causata dalla macchina che l'ha investita". Lo guardo mentre registra i dati sulla cartella che tiene tra le mani per poi rivolgersi di nuovo a me "adesso le farò una breve visita per vedere se i suoi valori sono nella norma e poi potrà vedere i suoi amici". Annuisco e lascio che faccia quello che deve e quando lo vedo uscire e richiamare l'attenzione degli altri il mio sguardo ricade subito su Lele. Le sue occhiaie sono peggiori di quelle che gli abbia visto altre volte, ha i capelli spettinati che si sta stringendo tra le mani per il nervoso e non si è neanche preoccupato di vestirsi in maniera presentabile. Quando lo vedo voltarsi verso di me il mio cuore perde un battito. Quelle pozze nocciola si riempiono di lacrime e io gli sorriso ancora separato dal vetro della stanza. È inspiegabile come solamente gli occhi di una persona ti diano la capacità di respirare e ritrovare il tuo posto nel mondo. Per tutto questo tempo li avevo li, nella mia testa, li ho immaginati cambiare colore ogni giorno, modificare anche solo un frammento di quel marrone che assume così tante sfumature che potrei perdermici dentro come un labirinto senza riuscire ad uscirne tanto che ogni millimetro mi rapisce nel profondo e mi fa innamorare sempre di più. Quando lo vedo aprire la porta e venire verso di me non so bene che cosa dire, l'ho ascoltato ogni giorno raccontarmi come la mia assenza lo stesse uccidendo, di come si lasciasse andare spegnendosi lentamente e adesso che di nuovo c'è quella luce mi chiedo se dire qualcosa sia la scelta migliore. Si siede e avvicina la sua sedia al letto "ei" dice con voce tremante. Percepisco la sua ansia come se fosse la mia, lo vedo da come si tortura continuamente le mani e alterna lo sguardo tra me e il pavimento della stanza "ei" rispondo ancora affaticato. Lui non dice altro e io non lo costringo a parlare, lo ha fatto per giorni perché sapeva che non lo potevo guardare, lo ha sempre intimorito avere il mio sguardo puntato addosso in questo tipo di situazioni, lo fa sentire sotto pressione e io certamente adesso non voglio questo, voglio semplicemente che lui stia qui, accanto a me, inebriandomi del suo profumo che sa ancora di vaniglia e fragola come ricordavo. Dopo qualche minuto in cui avevo distolto il mio sguardo dal suo per metterlo a suo agio lo vedo alzare la testa e finalmente guardarmi "mi dispiace così tanto Tanche, non puoi neanche immaginarti" dice abbassando di nuovo lo sguardo sulle sue mani. Cerco di allungare piano la mia per poggiarla sulle sue che sento irrigidirsi per quel gesto del tutto inaspettato "è finita, non pensarci". Il suo sguardo torna nel mio è nelle sue iridi c'è confusione mischiata a stupore per le parole che ho appena pronunciato "come faccio a non pensarci Tanche, è solo colpa mia se stai qui adesso invece che a casa, magari a giocare alla play o qualsiasi altra cosa tu voglia fare". Delle lacrime rigano le sue guancie, ma io prontamente glie le asciugo poggiando poi la mano sotto al suo mento per riportare il suo sguardo nel mio "smettila, non c'è nessun posto dove vorrei essere se non con te. Ti ho sentito sai, ogni giorno che sei venuto qui e mi hai raccontato come stessi, mi immaginavo il tuo viso, i tuoi capelli, sentivo le tue mani che mi accarezzavano e credimi, era come se fossi a casa, anzi in realtà lo sono sempre stato perché infondo la casa è con chi ami e io ti amo Lele, ti amo così tanto che neanche ti immagini". I suoi occhi si socchiudono, trattiene il respiro e poi deglutisce a fatica regalandomi dopo un sorriso che mi era mancato così tanto "ti amo Tancredi, ti amo da morire". Gli sorrido e sento che finalmente tutto sta prendendo forma come dovrebbe, che nonostante entrambi abbiamo sbagliato, è proprio da qui che dobbiamo ricominciare. Gli prendo la mano e lo avvicino verso di me "che cosa stai aspettando a baciarmi?" Chiedo quando ormai la distanza tra di noi è ravvicinata e poco dopo le sue labbra sono sulle mie. È aria pura, è quello che ci serve adesso per riscrivere la parola inizio nella storia che stiamo lentamente costruendo, siamo imperfetti e pieni di difetti, siamo sbagliati e ci facciamo continuamente male, ma solo insieme riusciamo ad essere giusti, a colmare quei vuoti che ci siamo creati negli anni e che solo entrambi possiamo ricucire. Adesso sono pronto, non mi serve altro, mi basta avere lui, il resto non conta.***SPAZIO ME***
Nuovo capitolo tutto per voi, dopo i commenti del precedente mi andava di aggiornare il prima possibile per regalarvi di nuovo un sorriso. Sappiate che vi amo tantissimo e che leggere quello che scrivete mi riempie il cuore. Continuate a commentare.
La vostra Deb sempre con voi☀️