Capitolo 81
I suoi occhi ormai trasparenti erano l'unica cosa che riuscivo a vedere, era improvvisamente calato il silenzio tipico dopo la tempesta quando tutto si acqueta e senti solo il rumore dei tuoi pensieri, che nel mio caso erano tanti e confusi.
Lo avevo detto, lo avevo gettato fuori senza preavviso ed era tardi per rimangiarmelo, non me ne pentivo, magari avevo solo sbagliato momento.
Tutto improvvisamente si era bloccato, nessun suono usciva dalla bocca di entrambi e iniziavo a sentire una voglia incontrollata di scappare da lì.
"Dimmi che é uno scherzo"
Il suo sguardo si era fatto nuovamente cupo, mi scrutava nel profondo quasi a leggere tra le righe dei miei e dei movimenti del mio corpo se quelle parole che avevo pronunciato davvero fossero uscite realmente con un senso o solo per mettere fine alla discussione.
"No Lele non scherzo"
E io lo volevo davvero, volevo sposarlo, volevo che le cose diventassero serie, che smettesse di preoccuparsi delle mie cazzate e che la finisse di giocare con me, volevo smettere di vederlo e immaginarlo con lei sapendo che non era quello che voleva.
Abbiamo sempre giocato, fin dall'inizio, ma come dice il detto "il gioco è bello quando dura poco" e noi abbiamo giocato fin troppo.
Si sa come vanno queste cose, uno sguardo tira l'altro, un tocco un giorno ti fa provare qualcosa di diverso, senti che ti disturba, che ti fa sentire qualcosa che forse nemmeno vuoi provare, lo senti fin dentro le ossa, poi ti avvicini, è chimica, è automatico, inizi a sentire che ne dipendi, che ne hai sempre più bisogno, ne vuoi di più e una carezza diventa un tocco sui fianchi, che ti porta i petti l'uno contro l'altro, i respiri si incastrano e senti il suo fiato caldo sbattere contro il tuo, poi un mano sfiora l'altra, vuoi sentire la sua pelle e inevitabilmente gli sguardi si incontrano, si iniziano a conoscere talmente tanto che ogni volta ti leggi dentro, ma ancora non ti basta e vuoi di più e allora inizi e ti dai un bacio sulla guancia, esplori una superficie nuova, il contatto delle tue labbra con la sua pelle, senti che anche questo ti fa sentire vivo, che ti disturba, ma ti piace e ne vuoi ancora e ancora.
Inevitabilmente sorridi, sorridi e ti inizi a innamorare e li sei fregato, sei arrivato al punto di non ritorno, o vai avanti o lo allontani e io con lui avevo fatto quello, lo avevo allontanato, avevo deciso che doveva finire perché non andava bene, ma si sa, se due anime sono destinate si ritroveranno sempre, e noi lo siamo sempre state, l'ho capito da quando io con i suoi occhi ci ho fatto l'amore e continuo a farcelo ogni volta che lo guardo e mi sorride, quando il solo starci vicino rende entrambi giusti come mai ci sentiremo con nessun altro, e questo lo sapevo io tanto quanto lo sapeva lui.
"Perché adesso? Non potevi chiedermelo in un'altro momento? Perché ora che io sto bene"
Ma lui non stava bene e io lo sapevo, fingeva per farmi male e ci riusciva, mi guardava e mi feriva, ma io lo conoscevo, quello sguardo, l'ho studiato così affondo che ho imparato a riconoscere anche le più piccole sfumature e nonostante era apparentemente scuro c'era una punta di luce, quella che riservava a me.
"Non c'è un momento Lele, non avrei dovuto dirtelo adesso forse, ma se non era ora sarebbe stato tra due anni, o cinque, sai che è quello il nostro futuro, lo abbiamo sempre saputo dal primo momento, ho solo anticipato un po' i tempi"
E di nuovo silenzio, troppo silenzio per due come noi che si sono sempre detti tanto.
Che io mi sia sbagliato a fargli quella domanda?
"Dammi un motivo per crederti Tancredi"
Era nuovamente serio, non c'era quell'aria di magia che mi sarei aspettato nel fargli la proposta, quel bagliore e quella voglia di appartenerci che tanto era solita essere nostra, sembravamo essere così diversi in quell'istante che sembravano passati anni tra di noi, due perfetti sconosciuti
"Perché ti amo"
Ed era una delle poche volte che glie lo dicevo apertamente senza girarci attorno, volevo che lui lo sentisse e gli arrivasse nella maniera più limpida che avessi a disposizione
"Io ci devo pensare"
E non aveva detto nient'altro, era uscito dalla stanza e mi aveva lasciato lì, a chiedermi se in quel noi, ci credessi solo io.
Sono passate settimane da quel giorno, siamo tornati a Milano, siamo prossimi al trasferimento nella casa nuova, abbiamo lanciato qualcuno dei progetti tanto attesi, ma ancora nessuna risposta, ancora distanti, lui con lei e io che cerco di dimenticare, perché forse quel noi è sfumato del tutto.
Martina mi è stata tanto vicino, forse davvero dovrei intraprendere qualcosa di serio con lei o almeno tentare, lui lo ha fatto ed è giusto che anche io mi dia un'altra possibilità, forse doveva semplicemente andare così, io insieme ad un'altra lui insieme ad un'altra.
Oggi le ragazze saliranno entrambe da noi, ho sentito Martina e mi ha detto che anche Aurora sarebbe venuta, Lele ovviamente non mi aveva detto nulla, ci siamo accordati per passare del tempo tutti insieme, alla fine loro sono amiche e fino a prova contraria anche io e Lele lo siamo sempre stati, così abbiamo preso una casa tutti insieme, giusto per il fine settimana.
Stiamo andando a prenderle in stazione, Lele non ha detto nulla a riguardo e sinceramente non so come interpretare il suo silenzio.
Quando arrivano subito l'aria diventa come irrespirabile, entrambe ci salutano e ci avviamo verso la casa per sistemare le nostre cose.
Le stanze sono divise da una rampa di scale, potrei benissimo scendere per prendere dell'acqua e beccarli mentre fanno chissà cosa e la sola idea mi fa innervosire e stringere i pugni dalla rabbia
"Tra quanto usciamo?"
Chiede Martina dopo un lungo silenzio alquanto imbarazzante
"Prepariamoci e andiamo a cena"
Le rispondo cercando subito dei vestiti per cambiarmi così che finalmente potessimo uscire.
Una volta che tutti siamo pronti ci avviamo verso un fast food, ci sediamo per ordinare e le ragazze vanno in bagno lasciandoci soli seduti al tavolo uno di fronte all'altro.
Devo rompere quel silenzio
"Oi Le ho deciso di farmi avanti con Marti, stasera le chiederò di frequentarci seriamente"
Il suo sguardo muta improvvisamente, alza gli occhi dallo schermo del telefono e li punto nei miei.
Sono freddi e scuri, quasi neri, ma stavolta parlano e so di aver colto nel segno perché non sono solo quelli a parlare
"Sono felice per te"
Un sorriso mi nasce spontaneo quando lui nuovamente torna con lo sguardo basso, non dico altro.
Il resto della serata è stato più pesante di quanto pensassi, io che cercavo di fare l'indifferente e Lele che cercava di sorridere nonostante sapessi benissimo quanto volesse urlarmi che mi odiasse ma non lo facesse per orgoglio.
Una volta a casa nessuno dice nulla, ci separiamo ed andiamo nelle nostre stanze.
Martina si stende sul letto e io mi spoglio rimanendo in pantaloncini per poi mettermi affianco a lei.
Stiamo in silenzio finché lei non si volta verso di me
Inizio a fissare le scale in cerca di avvertire suoni o movimenti per capire che cosa stia succedendo sotto, la testa è solo a lui
"Diglielo"
La voce di Martina interrompe i miei pensieri e mi volto verso di lei con sguardo confuso
"Diglielo che lo ami ancora e che ti manca"
Mi lascio andare con la testa sul cuscino e inizio a fissare il soffitto
"Ci ho provato, non sono abbastanza per lui, è andato avanti"
Lei mi sorride dolcemente e mi passa una mano tra i capelli
"Non ha smesso di guardarti per tutta la sera ogni volta che ti avvicinavi a me o mi sorridevi, smettetela di ignorarvi, vi amate entrambi"
Mi volto verso di lei
"Grazie Marti, davvero"
Di nuovo mi sorride
"Ringraziami quando ci avrai parlato, adesso dormi"
Le sorrido anche io e poi mi volto dall'altra parte del letto e finalmente dopo tanto dormo.
Stranamente mi sveglio prima del solito, ancora nessun rumore e Martina ancora dorme, scendo per andare in bagno e in quel momento anche lui esce dalla stanza.
Solito silenzio, non è ancora il momento di parlargli così cerco di evitarlo ma stavolta è lui a fermarmi afferrandomi per il polso
"Si"
Il suo respiro di nuovo mischiato al mio, le sue labbra a pochi centimetri dalle mie e i suoi occhi ora chiari, quasi cristallini che posso riflettermici all'interno
"Cosa si Lele"
Si avvicina ancora di più a me, tanto che le nostre bocche quasi si toccano
"Voglio sposarti".