È finita

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Capitolo 27

Dopo quella doccia ci siamo messi sul divano e abbiamo guardato la serie per tutto il resto del pomeriggio fino alle 20.00 quando è arrivato Diego portando pizza e birre per tutti e poi abbiamo fatto serata cinema fino a tardi.
Mi sveglio come sempre quando è ora di pranzo, allungo una mano nel letto cercando Lele ma non lo trovo, mi alzo e mi cambio, poi vado in cucina e lo trovo con le cuffie nelle orecchie che sta passando lo straccio per terra canticchiando e ballando.
Mi perdo di nuovo a guardarlo e sorrido, è tutto quello che voglio nella mia vita e ne sono ogni giorno sempre più convinto. Improvvisamente si gira, mi vede e si toglie una cuffia
"buongiorno" dice venendomi incontro "buongiorno" dico stampandogli un bacio sulle labbra
"Ti ho preparato il pranzo" dice togliendosi anche l'altra cuffia.
Vado in cucina e prendo la pasta che aveva preparato, la riscaldo per metterla nel piatto e mangiarla.
Lui continua a pulire e sembra quasi di essere marito e moglie in una tipica giornata di famiglia.
"Perché mi fissi così?" Chiede quando si accorge che lo sto fissando da ormai da un po'
"mi piace vederti nei panni della casalinga, ti immagino un domani in una nostra casa".
Lo vedo sorridere come mai prima d'ora e mi si riempie il cuore di gioia
"davvero ti immagini un futuro con me?" dice con il sorriso negli occhi
"non c'è nessun futuro se tu non sei con me" dico sorridendo ancora di più.
Sono davvero convinto che nel mio futuro voglio lui, voglio svegliarmi ogni mattina e sentire il suo profumo sui cuscini, la sua presenza in giro per casa, mettermi le sue felpe perché sono più comode delle mie solo perché sono sue, guardare film sul divano abbracciati e guardarlo dormire sul mio petto, si, voglio esattamente tutto questo.
Improvvisamente la porta di casa si apre e Gian entra
"oh bro finalmente, pensavamo ti fossi traferito per sempre da Marta" dice Lele andandogli incontro
"non avrei mai abbandonato i miei fratelli incasinati" dice lui abbracciandolo
"ci sei mancato un sacco, erano vuote le giornate senza di te" dico avvicinandomi a lui
"sono passati solo due giorni, se stavo via un mese cosa facevate?" Dice ridendo e poi abbracciandomi
"ditemi che c'è qualcosa per pranzo che sto morendo di fame" dice andando verso la cucina
"ho fatto la pasta, dovrebbe esserci per tutti" dice Lele andando di la in camera. Gian la prende e dopo averla riscaldata viene a sedersi al tavolo con me
"allora bro, che mi sono perso in questi giorni" chiede curioso
"ho risolto con Valerio" dico tutto di un fiato.
Lui rimane calmo, mi conosce molto bene, sa che se l'ho perdonato i motivi sono validi, quindi si limita solo ad annuire
"cosa ti ha detto per farti cambiare idea? Eri così arrabbiato con lui che avevi detto che se te lo fossi trovato di nuovo di fronte lo avresti preso a botte" dice portandosi alla bocca la forchetta
"mi ha raccontato come sono andate davvero le cose e ho scoperto che anche lui era una marionetta controllata da Ginevra" dico guardandolo.
Lui alza il suo sguardo dal piatto e fissa il mio
"se non sbaglio ti dissi di lasciarla perdere quando ti lasciò dopo la scenata, ma hai preferito dare ascolto a Diego che è un inguaribile romantico e è sempre per le seconde occasioni" dice alzando gli occhi al cielo.
Conosco quello sguardo, tipico di Gian quando vuole che tu gli dica che aveva ragione
"si Gian avevi ragione, sono stato uno stupido" dico vedendo spuntare subito sul suo viso un sorriso di vittoria
"infatti ho capito che le donne non fanno per me, meglio il mio Lele, non mi farebbe mai del male in quel modo".
Lui inizia a ridere e non capisco se mi stia prendendo in giro o cosa
"che c'è da ridere, ho detto la verità" dico quasi infastidito
"scusa ma quando parli di Lele fai una faccia troppo buffa, sembri un bambino piccolo con la cioccolata e non puoi non ridere" dice continuando a trattenersi "comunque si, Lele non ti farebbe mai del male, su questo puoi metterci la mano sul fuoco" dice mentre si alza per portare i piatti nel lavandino e io faccio lo stesso con il mio
"sai bro lo abbiamo fatto" dico quasi a mezza voce.
"Come è stato?" Dice guardandomi curioso
"è stato come scoprire un nuovo modo di amare, è strano e devo farci ancora l'abitudine, ma il fatto che ci sia Lele rende tutto perfetto, lo amo così tanto Gian, non so come ho fatto a non capirlo prima" dico al settimo cielo
"l'amore non lo scegli Tanc, arriva e basta quando vuole lui, colpo di fulmine a ciel sereno, l'importante però è che arrivi e adesso che ce l'hai te lo devi tenere stretto a te il più possibile per non fartelo portare via da nessuno".
Era tremendamente vero, ho così paura di perderlo
"Gian ho troppa paura" dico ripensando all'incidente e a tutta la storia di Ginevra "se vi amate davvero non vi perderete mai e vi ritroverete sempre, devi lasciargli i suoi spazi Tanc, non stargli sempre addosso o finirai per farlo sentire sotto pressione e sarà lui ad allontanarsi" dice dandomi una pacca sulla spalla.
Gian è il miglior confidente del mondo, è sempre stato la mia spalla, mi ascolta e mi lascia parlare capendo ogni mia parola e ogni mio gesto e sono davvero felice che sia tornato avevo disperatamente bisogno di parlarci
"grazie bro, sei la mia salvezza" dico abbracciandolo
"lo sai che per te ci sarò sempre" dice ricambiando.
Oggi non abbiamo nulla da fare, nessun impegno particolare, Diego occupato con la canzone, Gian appena tornato che si è immediatamente impossessato della tv e io e Lele perché non provare ad essere un coppia normale che se ne va in giro per le strade di Milano in un pomeriggio qualsiasi per fare solo gli innamorati? Vado in camera nostra e trovo Lele che sta rifacendo il letto
"Lele andiamo in centro?"
Esordisco sorprendendolo
"devi fare qualcosa di particolare?" chiede un po confuso
"no, semplicemente mi va di passare una giornata con te fuori da casa, facendo la coppietta felice, magari davanti al duomo, nelle piazze o nei locali, basta essere con te".
Lui viene verso di me e mi stringe le mani dietro al collo facendo toccare le nostre fronti
"accetto" dice prima di baciarmi regalandomi un piccolo pezzo di paradiso "dai che aspetti, preparati" dico sorridendo per poi lasciarlo lì e tornare di la.
Mi metto sul divano con Gian e dopo un quarto d'ora arriva Lele pronto per uscire, perfetto dalla testa ai piedi.
Mi alzo e gli vado incontro
"sei perfetto" gli sussurro a due centimetri dalle sue labbra.
Lui sorride e si morde il labbro e vorrei solo poterlo baciare
"beh cosa aspettate a uscire e lasciarmi guardare in pace la tv?" dice Gian guardandoci.
Noi ridiamo
"si adesso andiamo"
Prendiamo le chiavi, usciamo di casa e ci avviamo verso la metro.
Durante il viaggio ci siamo seduti vicini e ci siamo tenuti la mano sotto lo sguardo dei presenti, una signora anziana in particolare ci ha guardato e ha sorriso nel vederci così felici nonostante fossimo due ragazzi e non una coppia "normale". Quando scendiamo siamo quasi al duomo, ci guardiamo e di nuovo la mia mano è stretta nella sua.
Sono agitato e anche lui, è la nostra prima vera uscita in pubblico e stiamo rischiamo un sacco perché in realtà non dovremo farci vedere insieme altrimenti salta il contratto e tutto quello che abbiamo costruito fino ad ora.
Cerchiamo di essere a nostro agio camminando per le strade, ma in realtà mi sento come se tutti stessero notando solo noi e da un momento all'altro stessimo per essere scoperti, cerco di non farlo vedere a Lele perché so che questa uscita l'ho voluta io e soprattutto so quanto per lui sia importante che io lo voglia davvero, quindi continuo a stringergli la mano accelerando il passo "Tanche hai fretta? Abbiamo tutto il pomeriggio, sono solo le 15.00" dice non capendo
"vorrei andare in quel negozio che tanto mi piace dove ci sono quei cappelli fighissimi, so che ci va sempre un sacco di persone e non vorrei fare la fila visto che il negozio è piccolo".
Fortunatamente mi crede e andiamo proprio li, ma la sfortuna vuole che sia chiuso
"abbiamo corso per nulla" dice Lele "vabbè almeno sappiamo che non c'è fila" dico cercando di sdrammatizzare.
Lui mi guarda male e poi continua a camminare
"dove stai andando?" Dico seguendolo "voglio andare in giro per i negozi qua vicino, devo avere il tuo permesso?"
Dice con tono irritato per poi entrare più avanti in uno dei tanti.
Perfetto, ero riuscito a farlo arrabbiare, un vero idiota. Aspetto qualche minuto e poi vado verso di lui e lo trovo che esce con una busta
"che hai comprato?" Dico cercando di aprire una conversazione
"fatti gli affari tuoi" dice continuando a camminare senza degnarmi di uno sguardo.
Cerco di prendergli di nuovo la mano, lui la ritrae e poi si blocca
"Tanc lo sai che riconosco quando mi dici cazzate, perché mi stai mentendo?".
So che ha capito, lui capisce sempre
"Lele non voglio che pensi che non voglia stare con te in pubblico, è solo difficile e ho paura che qualcuno ci veda e metta tutto sui social e noi siamo rovinati" dico tutto d'un fiato.
Lui ride
"ecco quale era il motivo, e io che mi illudevo fosse solo una mia impressione. Hai voluto te uscire con me dicendo che volevi fare gli innamorati e poi ti vergogni a tenermi la mano passeggiando per i negozi?"
Io non parlo, riesco solo a tenere lo sguardo basso
"tieni questo era per te" dice tirandomi la busta che avevo in mano
"meglio se torno a casa, non mi va più di stare qui con te" dice prima di voltarsi e lasciarmi lì impalato.
Lo seguo cercando di raggiungerlo, ma non ne vuole sapere di ascoltarmi, arriviamo alla metro e corro per seguirlo e riesco a pelo ad entrare in quella che ha preso.
Si siede in un posto vuoto rimasto accanto un uomo che legge il giornale e non mi guarda neanche una volta.
Mi sento una merda, credo di aver rovinato tutto quando ancora tutto doveva iniziare e ho paura di perderlo. Rivedo la signora di prima, quella che ci aveva sorriso vedendoci insieme mano nella mano, nella fretta di seguirlo non l'avevo notata che era proprio accanto a me, mi sorride, ma stavolta è diverso, riesco a ricambiarlo a malapena
"ragazzo non sai quanto ti ama, qualsiasi cosa sia successo si risolverà, vi ho visti guardarvi e credimi erano gli occhi di mio marito quando ci siamo conosciuti. Mi guardava esattamente nello stesso modo e siamo stati sposati per quarant'anni finché non è morto".
Una fitta mi stringe lo stomaco a quelle parole, solo che la colpa è mia
"ho sbagliato io e non so come farmi perdonare" dico con le lacrime che stanno per uscire, ma che cerco di trattenere
"digli semplicemente quello che senti e la verità, che quella ripaga sempre anche se dolorosa".
Guardo Lele che sta con le cuffiette al telefono e ripenso alle parole della signora e credo abbia ragione, ho sbagliato a comportarmi così, avrei semplicemente dovuto dirgli quello che sentivo senza inventare scuse.
Scendiamo dalla metro e ci incamminiamo verso casa in assoluto silenzio, lui più avanti e io dietro che cerco di formularmi in testa un discorso concreto da fargli una volta che saremo arrivati per rimettere le cose apposto. Entriamo e lui se ne va dietro in stanza senza neanche salutare mentre Gian e Diego mi guardano confusi senza capire "che è successo?" Chiede Diego
"abbiamo litigato, ho fatto una cazzata" dico togliendomi il giubbotto e andando in cucina per bere un bicchiere d'acqua "Tancredi se lo hai tradito giuro che ammazzo" dice Diego alzandosi per andare verso la camera
"fermo" dico prendendolo per un braccio "non l'ho tradito, non sono arrivato a tanto, semplicemente gli avevo chiesto di andare a fare un giro in centro per stare un po' con lui, come una coppia normale, senza preoccuparci di manager o altri intoppi e ho fatto tutt'altro, non sono riuscito a tenergli la mano per più di dieci minuti da dopo che siamo scesi dalla metro che mi sembrava di avere gli occhi di tutti puntati addosso e ho avuto paura, paura per noi, che andasse tutto a puttane quello che abbiamo costruito tutti insieme, voi compresi, e tutto solo per una nostra follia, non è solo il contratto, ma noi, se finisce quello finiamo anche noi Q4 e non posso permetterlo".
Diego si avvicina e mi abbraccia e Gian si alza dal divano e fa lo stesso "stai tranquillo bro, hai fatto la cosa giusta" dice Gian
"sono d'accordo, credo che Lele non abbia capito i motivi, conoscendolo sicuramente avrà pensato che il problema fosse lui" dice Diego.
Ho ancora la busta che mi aveva lasciato quando si era arrabbiato con me davanti al negozio, la prendo e mi siedo al tavolo, la apro e dentro c'è una salopette di jeans, esattamente uguale alla sua.
Sapeva che la adoravo, ogni tanto mi mettevo la sua e gli dicevo che ne avrei voluta comprare una anche io, ma non l'avevo ancora trovata e ovviamente ci ha pensato lui.
La prendo e la rimetto dentro la busta, era la seconda volta che mi regalava qualcosa, prima la felpa e adesso questa.
Vado in camera da lui con l'intento di chiedergli scusa e spiegargli come sono andate davvero le cose, ma mi fermo quando lo sento al telefono
"si Cecia però non può pretendere che io stia sempre li ai suoi ordini a dirgli sempre di si e aspettare che sia pronto a dire a tutti di noi, io voglio sentirmi libero, mi sa che ho commesso un errore con lui".
In questo momento tutto attorno a me non ha senso, riesco solo a sentire le sue parole che si ripetevano all'infinito, torno di là dai ragazzi quasi senza fiato
"Tanc che succede?" Chiede Gian e due secondi dopo sono seduto sul divano con le lacrime che minacciano di uscire e il cuore che batte sempre più veloce
"è finita".

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