La stanza

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Capitolo 63

È stano come da un secondo a un'altro tutto cambi all'improvviso e neanche te ne accorgi, semplicemente ti ritrovi inghiottito in qualcosa a cui non sai dare spiegazione e tutto il resto del mondo attorno è solo un suono ovattato e circoscritto che a malapena percepisci. È quello che sento io adesso mentre sono sdraiato a terra e Lele mi scuote cercando di farmi tenere gli occhi aperti "Tanche guardami, ti prego non lasciarmi". La sua voce è così alta ma allo stesso tempo quasi un sussurro impercettibile che si sperde nell'aria mentre riesco solo a vedere i suoi occhi colmi di lacrime a pochi centimetri di distanza da me mischiato a una strana luce bianca che si alterna ogni volta che chiudo gli occhi. Non sento quasi più il corpo, percepisco solo la testa poggiata su di lui e le sue mani tra i miei capelli. "Tanche ei continua a guardami okay, Tancredi non lasciarmi". Questa è l'ultima frase che sento prima che il corpo si lasci completamente andare e io chiuda definitivamente gli occhi per andare incontro a quello spiraglio di luce che mi accoglie. Mi ritrovo in una stanza completamente bianca, con tanti barattoli di vernice e pennelli vicini a una parete. Tutto sembra non avere contorni e mi perdo nella sua grandezza. Vengo risvegliato un attimo dal suono della sirena dell'ambulanza e dalla voce di Lele che parla con qualcuno"vengo con voi" dice Lele e poi le sirene che ripartono e posso sentire la sua mano che stringe la mia "rimani con me ti prego". Sento di nuovo i suoni sempre più ovattati finché non torno nel luogo di prima. Mi avvicino ai contenitori con la vernice e prendo un pennello, lo intingo nel nero e inizio a disegnare, lascio che la mano si muova da sola e tracci ogni singola riga rendondomi conto solo dopo di aver disegnato il mio ritratto. Osservo a lungo quello che ho disegnato e neanche mi riconoscerei se non fosse per quell'unico particolare, gli occhi. Dentro c'è disegnato il suo riflesso, come è Lele ai miei occhi, come l'ho visto io quel giorno in cui ho capito di amarlo, come l'ho finalmente visto per quell'anima che riempiva completamente la mia nonostante io fossi un completo disastro. Forse tutto questo io me lo merito, per tutte quelle volte che lui si è preso cura di me e io neanche me ne rendevo conto perché troppo preso da me stesso. Di nuovo vengo richiamato alla realtà dalle voci dei dottori in ospedale "cosa abbiamo?" Chiede una infermiera "codice rosso, incidente stradale, uomo, 20 anni, investito da un auto, possibile trauma cranico, portatelo in sala operatoria" risponde il dottore. La mano di Lele che prima era stretta nella mia lascia la presa e anche se non posso vederlo lo sento sussurrarmi un "ci rivedremo presto". Il dottore strascina la barella e le porte della sala operatoria si spalancano, mi posizionano sul lettino, mi intubano e mi fanno l'anestesia facendomi di nuovo perdere lucidità e tornare nella stanza bianca. Guardo di nuovo il mio ritratto, mi sposto più vicino e prendendo il pennello per continuare a disegnare. Disegno semplicemente una panchina, due persone sedute di spalle e una piccola stella che brilla accanto a tante altre. Quelli siamo noi, la prima volta che a San Valentino siamo andati nel nostro posto e lui mi ha fatto vedere quel piccolo puntino che sarebbe diventato il nostro, che ogni volta che ci saremo persi ci sarebbe bastato guardarlo per ritrovarci. Mi siedo per terra e osservo quella scena così perfetta, troppo perfetta per due che come noi di perfetto non hanno niente. Siamo sempre stati sbagliati, ma insieme è tutto diverso, noi siamo diversi, completiamo quegli spazi vuoti di entrambi semplicemente standoci accanto e non riuscirei a immaginare nessun altro che stia al suo posto. Mi alzo e prendo di nuovo il pennello e mi avvicino alla parete, stavolta disegno noi nel letto, lui appoggiato con la testa sul mio petto e io che gli accarezzo i capelli, completamente nudi dopo aver fatto l'amore. Mentre traccio le linee le immagini di noi passano nella testa come un film, sento i brividi che mi percorrono il corpo per le sue mani che sfiorano la mia pelle, i suoi baci che sanno di amore, quello vero, i nostri petti uno contro l'altro che battono all'unisono l'unico suono che mi ha sempre fatto sentire nel posto giusto nel momento giusto, i nostri respiri affannati e persi nel pieno senso di completezza quando mi fa suo con quella dolcezza che mi trapassa ogni barriera che negli anni mi sono creato e a cui solo lui ha accesso. Lo guardo ed è così reale che quando poggio le dita sui contorni mi sembra di viverlo. Intingo ancora il pennello nella vernice e stavolta disegno noi al luna park. L'ho fatto correre come un matto, gli ho fatto girare mezza Milano senza dargli il minimo indizio sotto il suo sguardo confuso. Quel giorno è stato uno dei più belli della mia vita, sapere di essere io il motivo per cui lui è sereno è la soddisfazione più grande che io abbia ogni giorno, poterlo avere accanto e sapere che sta bene solo grazie a me, riuscire a renderlo felice con un semplice gesto è strano, ma sarei disposto a tutto solo per avere in cambio un suo sorriso, una carezza e un bacio. Intingo l'ultima volta il pennello nella vernice e per ultimo disegno di nuovo quella panchina, ma stavolta siamo distanti. Questa è l'ultima volta che i miei occhi hanno incontrato i suoi, l'ultima volta che le mie labbra hanno assaporato le sue in quel bacio che sapeva di addio, l'ultima volta che i nostri corpi sono stati stretti l'uno all'altro per secondo interminabili. Se gli avessi detto subito di Martina non avremo litigato per lasciarci, se non avessi parlato con Valerio lui non avrebbe sentito nulla, se non avessi scritto quei commenti e me lo fossi semplicemente ripreso subito non avremo mai dovuto inventarci nessuna storia, se avessi meno paura e lasciassi che quello che sento per lui esca non dovrei sempre rassicurarlo per farlo sentire amato, se non avessi fatto quella diretta lui non sarebbe andato da Nicolò e non sarebbe successo nulla di tutto questo, ma la vita non è fatta di se e di ma, è solo una catena di eventi per cui non si può tornare indietro, poi solo guardare avanti e sperare in qualcosa di migliore e io sono pronto? Sono pronto ad essere migliore? Sono pronto a voltare le spalle a quello che sono stato fino ad adesso è abbandonarlo definitivamente? Ma soprattutto sono in grado di perdonarlo e lasciare che tutto questo resti solo un ricordo? Percepisco una mano che si poggia sopra la mia accarezzandomi con il pollice il dorso e riconosco essere quella di Lele, saprei riconoscere il suo tocco anche tra milioni per la sua pelle così morbida che stringe leggermente la mia e per un attimo esco di nuovo da quella stanza. Altre voci in sottofondo del dottore e dei miei amici stanno parlando "l'operazione è andata bene, è fuori pericolo ma dobbiamo aspettare che si svegli, al momento è ancora sotto anestesia, potete entrare uno alla volta". Sento i ragazzi parlare tra di loro "posso rimanere io per primo?" Chiede Lele "certo bro, noi siamo qua fuori". La porta si chiude lasciandoci soli nella stanza, lo sento avvicinarsi e sedersi prendendo di nuovo la mia mano tra le sue "ei Tanche sono qui, spero tu mi senta. Il dottore ha detto che è andato tutto bene e che sei fuori pericolo, adesso devi solo svegliarti e tornare da noi, tornare da me". Lo sento fermarsi e iniziare a singhiozzare "quando ti ho visto per terra ho pensato che fosse tutto finito e che non ti avrei più rivisto, mi sono immaginato quello che avevi provato te quando avevi visto me al parco e il solo pensiero di non poterti più parlare o stringere tra le braccia è stato come morire. Mi sento così in colpa, se non fosse stato per me non saresti mai andato via in quel modo e non sarebbe mai successo nulla di tutto questo, sono un errore, lo sono sempre stato dal primo giorno e nonostante tutto sei rimasto accanto a me. Non posso perderti Tanche, non me lo perdonerei mai, non potrei convivere con il pensiero di non vedere più i tuoi occhi e sentire la tua presenza in ogni angolo in cui mi volto. Ti sei preso tutto di me, ogni parte ti appartiene anche la più piccola e insignificante e credimi se morissi io morirei con te perché non esiste nessun noi se tu non ci sei. Ti prego combatti come hai sempre fatto, sei la persona più forte che io conosca, mi hai insegnato che nella vita non si deve temere niente e nessuno e sono sicuro che ce la farai perché noi ce l'abbiamo sempre fatta, è solo un'altra delle tante prove che dobbiamo superare. Io sono qui e ti aspetto, non metterci troppo okay?". Sento ancora i suoi singhiozzi e poi lo sento alzarsi e posarmi un bacio sulla testa accarezzandomi i capelli per poi uscire dalla stanza. Avrei voluto potergli rispondere e dire che io vorrei tornare e rimettere tutto apposto, ricucire tutto e ripartire, ma non ci riesco, sono bloccato la dentro e devo riuscire a capire come uscirne, ma farò il possibile, per lui, per noi e per me, perché se c'è una cosa che ho capito è che io vado bene solo lui è con me.

***SPAZIO ME***

Eccoci di nuovo qui con il nuovo capitolo, ho aggiornato adesso è ho iniziato a scrivere alle 3, ero ispirata e avevo voglia di aggiornare per voi che ogni giorno mi leggete e mi fate sentire amata. Continuate a commentare e dirmi cosa ne pensate della storia.
La vostra Deb sempre con voi☀️

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