È ancora qui, il suo corpo preme contro il mio e il suo braccio stringe il mio corpo. Il sole illumina la stanza come non ero più abituato a vedere. Mi volto lentamente cercando di non svegliarlo, è così sereno, il viso rilassato, la bocca socchiusa, i capelli sugli occhi e il suo profumo di nuovo a confondersi con il mio. Dieci giorni e finalmente mi sento davvero a casa, finalmente posso dire di sentirmi completo e non avere bisogno di nient'altro per vivere, mi basta sapere che lui c'è. Lo vedo aprire gli occhi e subito chiudo i miei per non farlo sentire a disagio. Lo sento osservarmi, la mano che prima poggiava sul mio fianco adesso si stacca e si poggia tra i miei capelli, si muove lentamente giocandoci per poi accarezzarmi il viso. Apro gli occhi e finalmente lo guardo dritto nei suoi, quelle pozze marroni che illuminate dal sole sono ancora più belle e profonde. Siamo esattamente dove dovremo essere, uno accanto all'altro, ci perdiamo a guardarci come se nulla fosse cambiato e sorrido. Quando realizza che aveva ancora la sua mano sul mio viso la ritrae velocemente e si alza di scatto "scappi di nuovo?" Dico amareggiato, non voglio che finisca tutto così quando è appena iniziato, piuttosto vorrei che mi urlasse addosso che gli faccio schifo, che mi odia, ma basta che rimanga e non vada via "sono rimasto abbastanza" dice mentre si avvia alla porta "Lele" dico aspettando che si fermi. Lui si volta "lo sai che non finisce qua vero?". Si volta di nuovo e se ne va lasciandomi ancora qui, da solo. Mi alzo e vado in bagno, mi faccio una doccia e poi scendo per fare colazione, mia madre ha preparato i pancake, come quando ero piccolo, mi ricordo che li chiedevo sempre insistentemente e lei ogni volta non mi diceva mai di no "buongiorno tesoro, Lele è uscito di corsa, non si è voluto fermare a fare colazione con noi ha detto che era di fretta, come ti senti?" Chiede con il suo solito sorriso "meglio, mi fa ancora male la testa" dico sedendomi al tavolo. Lei mi passa il piatto con due pancake fumanti pieni di nutella e il mio stomaco brontola visto che non mangio da ieri mattina "comunque Lele è proprio un bravo ragazzo, sono felice che stai con lui" dice mi madre sedendosi con me. Annuisco e abbasso lo sguardo sul piatto. Lei mi guarda, capisce che qualcosa non va, l'ha sempre fatto e quando sta zitta è solo perché non infliggere ulteriore dolore "Tancredi cosa c'è che non va". Alzo lo sguardo verso di lei "niente mamma" dico tornando a mangiare "Tancredi lo sai che non mi menti" dice di nuovo. La guardo nuovamente "ci siamo lasciati" dico quasi in un sussurro. Lei mi sorride dolcemente "lo avevo capito da quando sei arrivato". Mi limito a ricambiare il suo sorriso con uno più che forzato, non voglio andare oltre nella conversazione, lei allunga una mano e la appoggia sulla mia "lo ami vero?" Dice con la sua voce sempre calma "più della mia vita" rispondo con il cuore in mano "allora non stare qui a piangerti addosso ma fai qualcosa, altrimenti sarà troppo tardi". Finisco di mangiare e torno in camera. Sento suonare il campanello e poi la porta di camera che si apre con Valerio sulla soglia "bro che ci fai qui" dico sorpreso "ero a Roma già da qualche giorno, poi ho visto che anche voi siete scesi e parlando con gli altri ho saputo che non stavi bene, così sono venuto a vedere come te la passavi" dice lui "come vedi, non molto bene" dico sedendomi sul letto e lui accanto a me "Lele vero?" Dice e io annuisco "che hai combinato stavolta" dice voltandosi verso di me "Vale stavolta l'ho fatta troppo grossa" dico alzandomi e andando verso la finestra. Lui si alza e viene verso di me "racconta" dice facendo in modo che io lo guardi "all'inizio avevo paura a dire ai nostri genitori che stavamo insieme, non sapevo come i suoi l'avrebbero presa, e abbiamo litigato. Poi mi sono convinto, li abbiamo chiamato e l'hanno presa tutti bene, quando ho parlato con sua madre mi ha detto di prendermi cura di suo figlio, che ero speciale perché finalmente ero riuscito a farlo aprire e fargli ammettere che gli piacevano i ragazzi e di amarlo davvero, perché lui è una persona fragile e se non ero in grado di lasciar perdere perché non lo avrebbe sopportato. Io ho riflettuto tanto su quelle parole, mi sono sentito così piccolo in confronto a quanto lui in realtà meritasse, è così perfetto e io sono un coglione che riesce solo a creare guai e vivere di paure, così gli ho detto che era tutto sbagliato, che noi eravamo sbagliati e mi ha lasciato. Nei giorni dopo lui mi ignorava, ha iniziato a fare l'indifferente, era come se per lui non fossimo mai stati insieme e non sembrava stare male, era freddo e distaccato, ma mai debole, mentre io mi sentivo perso e in balia di me stesso, così ho fatto la più grande stronzata della mia vita, ho iniziato a sentirmi di nuovo con Giulia, sapendo benissimo che lui sarebbe impazzito, era era quello che volevo, farlo tornare e urlarmi contro che mi odiava, bastava che smettesse di ignorarmi. Per un secondo ha funzionato, ogni volta che pronunciavo il suo nome si irrigidiva, stava per crollare, poi ha come resettato tutto e ha cercato Nicolò, un ragazzo che avevamo conosciuto qui a Roma prima di partire e ha di nuovo iniziato ad evitarmi e io ho fatto la cosa più sbagliata che potessi fare, l'ho tradito con Giulia, ci ho scopato sperando di dimenticarmi di lui quando in realtà ho solo creato ancora più casino perchè lui mi ha tormentato ogni singolo instante, e lei era solo un burattino che non ha mai significato niente. Vale sono uno stronzo, lui è venuto qua ieri per vedere come stavo, perché so che gli mancavo e stava male per me, glie l'ho letto negli occhi, ma ha quel Nicolò del cazzo e io sono qui a torturarmi perché fino a dici giorni fa ci stavo io a tenerlo tra le mie braccia, ero io che lo facevo sorridere, ero io che lo prendevo e lo portavo in giro, ero io che gli regalavo i dolci e i fiori, ero io che gli dicevo ti amo e poi facevamo l'amore è non quello, chissà cosa fanno, il solo pensiero delle sue mani su Lele mi manda fuori di testa, vorrei prenderlo a cazzotti in faccia perché quello è il mio ragazzo non il suo e non lo dovrà mai essere finché io sarò in grado di respirare". Non mi sono reso nemmeno conto che durante l'ultima parte del discorso ho alzato la voce, Vale ancora mi guarda e i suoi occhi mi capiscono, sono dolci, non c'è lo schifo che ho visto in quelli di Diego, non c'è il risentimento che ho visto in quelli di Gian, c'è solo tanta tenerezza e comprensione e per la prima volta dopo troppo tempo sento di essere finalmente riuscito a togliermi una parte di quel peso che sentivo così forte sul petto come un macigno "Tanc io ti capisco, ho sbagliato anche io con un sacco di ragazze e lo sai benissimo, credevo che cambiarne una ogni sera o quasi mi aiutasse a dimenticarmi di Mariasole, che vedere occhi che non fossero i suoi mi avrebbe fatto sentire meno vuoto, ma non è mai stato così, ogni volta era sempre peggio, sempre un'ulteriore pugno dritto al cuore che mi stendeva e mi faceva sentire ancora più in colpa e ho capito non andava, avrei solo fatto ancora più male a me stesso e lei non sarebbe certo tornata da me, dovevo fare qualcosa per prendermela, farle capire che io avrei anche ucciso per lei se fosse stato necessario, ho preso un treno e sono andato a Napoli, l'ho guardata negli occhi e gli ho detto tutto quello che avevo da dire, ogni cosa senza lasciare niente al caso. Purtroppo lei non ricambiava i miei sentimenti, per lei ero solo come un fratello e mi ha spezzato il cuore sentirglielo dire, ma eri finalmente felice perché avevo fatto la cosa giusta senza tirarmi indietro, avevo affrontato me stesso e avevo vinto nonostante il suo rifiuto. Ecco cosa devi fare adesso tu, devi prendere e tirare fuori le palle, andare da Lele e dirgli esattamente tutto quello che non sei riuscito a dimostrargli fino ad ora e fidati, se lui ti ama come dici e come anche io credo non ci metterà due secondi a tornare da te". È esattamente quello che devo fare, non posso assolutamente perdere altro tempo, devo immediatamente andare da lui e dirgli quello che sento, basta aspettare, basta inganni, basta sentirmi il cuore spezzarsi ogni giorno che passa, è il momento di andare a riprendermelo, di riportarlo nella mia vita e rimetterlo nel posto in cui gli spetta, a completare la mia vita e renderla migliore, a colorarla di nuovo con i suoi sorrisi, a far battere di nuovo il mio cuore legandolo al suo, a ricreare il nostro noi. Non so come, ma quelle parole sono state il pulsante che ha fatto riaccendere in me la motivazione che mancava "grazie Vale, so cosa devo fare" dico prima di correre per le scale e uscire dalla porta per andare dall'unica persona che voglio adesso. Lo chiamo, ogni squillo il cuore accelera e le gambe corrono sempre più forte "Tanc cosa vuoi?" dice secco "dove sei?" Chiedo mentre continuo a correre "sono con Nicolò al parchetto, non ho tempo per le stronzate" dice arrabbiato "quando sentirai cosa ho da dire, non saranno più stronzate credimi, ti vengo a prendere" dico prima di attaccargli la chiamata. Corro, non manca molto ad arrivare, il parchetto è a un chilometro da casa mia. Sento le gambe che stanno per cedere, il cuore mi esce dal petto e il corpo trema, continuo a correre finché non arrivo lì e lo vedo, è seduto sulla panchina e di fronte a lui c'è Nicolò, le sue gambe sono stesse sue quelle del coglione che tanto odio e si stanno baciando. Mi sento mancare l'aria, tutto gira intorno a me e riesco solo a vedere loro due che stringono e si cercano come se quel gesto li rendesse estranei al resto del mondo finché all'improvviso tutto si fa nero e vado a terra.