Cap. 14

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Mi sveglio con la pelle d'oca provocata dall'abbassamento della temperatura notturno lungo tutto il mio corpo nudo.

Guardo la sveglia: le 4.00 di mattina.

D'istino mi giro per cercare Draco mentre afferro la coperta da portarmi fin sotto al mento. Al suo posto trovo un bigliettino stropicciato:

Non si ripeterà più.

D.

Un colpo dritto al cuore.

Inizio ad agitarmi, il mio battito accelera velocemente. Gli occhi iniziano a gonfiarsi stracolmi di lacrime.

Un senso di vuoto all'altezza della bocca dello stomaco. È l'ansia. L'ansia di aver fatto qualcosa di sbagliato, di aver detto qualcosa di sbagliato o chissà cosa.

Mi alzo velocemente infilandomi la vestaglia di cotone prima di raggiungere la scrivania. Apro un cassetto per afferrare una piuma e la china. In questo momento mi manca la comodità del cellulare, ma soprattutto la rapidità con cui tramite un oggetto così piccolo si possano ricevere messaggi in tempo reale.

Credo di meritare almeno una spiegazione non trovi?

Aggiungo sotto alla 'D.' del biglietto lasciato sul cuscino senza nemmeno firmarmi. Avrebbe chiaramente capito che si trattava di me.

Mi avvicino alla finestra aprendola per richiamare Ophelia che volteggiava leggiadra sul tetto della villa godendosi il chiaro di luna. Si ferma sul davanzale mentre le porgo la lettera.

"A Draco Malfoy"

Afferra la lettera nel becco prima di riprendere il volo. Chiudo la finestra ancora agitata. Non riesco a dormire, sono troppo inquieta, lui mi inquieta.

Provo a rimettermi a letto. L'ansia non mi dà tregua.

Dopo una mezzoretta vedo tornare il mio gufo. Le spalanco la porta per farla entrare, ansiosa di leggere la risposta che porta in becco. Con mia grande sorpresa però, nessun messaggio.

Inizio ad impanicarmi ulteriormente, più di quanto non lo fossi già.

So che devo svagare la mente se voglio tirare almeno all'orario di colazione.

Decido di scendere in cucina a bere un bicchiere di latte. L'eco dei miei passi si irradia per tutta casa. La stessa Villa che fino a qualche ora fa era riempita da un rumore assordante ora versa nel silenzio più cupo. Mette quasi i brividi.

Raggiungo la cucina. Verso il latte in uno degli eleganti bicchieri di servizio prima di sentire il bisogno di uscire da quella casa per prendere un po' d'aria. Apro il portone d'ingresso mentre la brezza mattutina mi fa venire i brividi infiltrandosi in ogni parte del mio corpo. Inspiro a pieni polmoni.

Vedo l'ombra di Ophelia riflessa sui ciottoli dell'elegante ghiaia bianca perfettamente livellata. Alzo lo sguardo per seguirne meglio i movimenti.

La guardo con invidia ammirandone la libertà e spensieratezza.

Inizio a camminare apparentemente senza una meta precisa. In un attimo sono davanti al mio posto sicuro. La serra botanica.

Le vetrate sono appannate dalla condensa. Il clima stregato, perfettamente mitigato dell'interno, entra in contatto con la frizzante atmosfera notturna che avvolge l'intera villa e i territori circostanti.

Passeggio cercando di trattenere le lacrime mentre i miei pensieri tornano sempre sul bigliettino trovato sul letto al risveglio.

Non riesco a capacitarmi del perché di quelle parole. Credevo stessimo andando avanti...

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