Cap.3

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È la mattina del mio ritorno ad Hogwats. Mi sveglio di soprassalto pensando di essere in ritardo ed invece stranamente sono ampiamente in anticipo. Apro l'armadio e scelgo con cura l'outfit per il mio ritorno a scuola anche se questo sarebbe stato coperto dalla toga. Sento un colpo al cuore quando vedo il vestitino che avevo comprato qualche settimana prima con Camilla, la tristezza si è impadronita di nuovo di me.

Era un vestito color smeraldo che metteva in risalto i miei grandi occhi nocciola, le maniche corte ed ampie con una leggera scollatura sul seno. Portando una seconda non risultava volgare. Decido che avrei indossato questo anche se forse è un pò corto per gli standard di Hogwarts... al diavolo, se lo faranno andar bene anche perché è coperto dalla lunga tunica.

Lascio i capelli sciolti, un po' di trucco e sono pronta.

Finalmente vedo mio padre in cucina sorseggiare una tazza di caffè, alza lo sguardo e mi rivolge un sorriso sincero prima di chiedermi "sei emozionata per il rientro?".

Esito un attimo prima di rispondere, non vedevo mio padre da settimane e non avrei voluto rovinare quel momento per nulla al mondo, mi limito a rispondere "sì, è solo diverso da come lo immaginavo fino a qualche settimana fa".

D'un tratto la calda voce di mia madre interrompe il silenzio che si era venuto a creare.

"Ma sarà comunque fantastico... sei bellissima" mi stampa un bacio in fronte.

Nonostante tutti gli studenti raggiungano la scuola con il treno quest'anno mi avrebbero accompagnata i miei per discutere con Silente di alcune cose, del resto ero stata via un anno intero.

Salgo in camera per preparare le ultime cose nei bauli.

Ci smaterializziamo nel tardo pomeriggio davanti ai cancelli della scuola prima dell'arrivo degli altri studenti. È imponente, non la ricordavo così.

Silente ci aspetta con assoluta puntualità.

"Buonasera signori Culligan, Iris".

"Buonasera", rispondiamo noi in coro.

"Prego venite pure nel mio ufficio" si affretta ad aggiungere mentre ci fa segno con la mano di seguirlo.

"Iris com'è l'Italia? Hai trascorso momenti lieti laggiù?" chiede guardandomi dolcemente. È come se avesse percepito la tristezza che emano all'idea di tornare.

"è, è ..." trattengo le lacrime che minacciano di scendermi dal viso al solo ricordo di quanto fossi stata bene li " è diversa" concludo veloce. Mi accenna un sorriso che ricambio senza pensarci due volte.

Arriviamo appena davanti alla porta dell'ufficio quando Silente si gira di scatto "Iris perché non porti le tue cose nella tua stanza, intanto, io e i tuoi sbrighiamo le ultime noiose faccende burocratiche? Starai nella seconda sulla destra appena entri nel dormitorio".

Lo guardo con aria dolce annuendo. Mi trasmette una pacata quiete il suo modo di fare, è come un nonno con un nipote.

Nel ripercorrere quei corridoi mi sento strana, come se non appartenessi davvero a questo posto. La scuola è vuota, sento solo i miei passi riecheggiare e il rumore del mio baule trascinato.

Gli altri studenti arriveranno a momenti.

Scendo nei sotterranei fino ad arrivare all'ingresso della nostra sala comune.

"Parola d'ordine?" mi chiede il quadro di fronte a me.

"Purosangue" rispondo senza pensarci due volte, come fosse un movimento innato della mia bocca.

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