Cap.81 - Epilogo -

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Non ho mai davvero pensato di essere sul punto di morire. Mai nella vita, o per meglio dire, mai così tante volte quante nell'ultimo anno. Il turbinio di avvenimenti, prevalentemente tragici, mi portano inevitabilmente a domandarmi come sarebbero potute andare le cose se non fossi quello che sono, se non mi fossi innamorata di Draco, se avessi fatto scelte diverse.

Ed anche ora, imbavagliata e stregata, prigioniera di un mangiamorte... così vicina alla morte mi chiedo che scopo ha avuto tutto. Forse dovrei semplicemente arrendermi. Arrendermi alla consapevolezza di non poter cambiare nulla, di non poter avere un futuro diverso da questo, di non poter essere libera di scegliere un destino che molto probabilmente è già stato scritto per me da altri, arrendermi a Voldemort.

Sussulto quando vengo scaraventata contro il pavimento in pietra ardesia. Un mugolio di dolore e sorpresa fuoriesce incontrollato dalle mie labbra.

Sono a terra, distesa, a cercare un qualche segno di familiarità in una casa che trasuda opulenza e al contempo freddezza. Rimango in quella posizione per non so nemmeno io quanto tempo stordita dagli effetti di quello che credo essere stato un petrificus. Non potendo fare altro passo il tempo direzionando gli occhi in giro per quell'ambiente sconosciuto.

Un ingresso sontuoso dominato da pareti e tendaggi smeraldini, qualche porta in legno antico sapientemente trattato e stop, alcuni quadri adornati da cornici in stile barocco e rococò confabulano tra loro ma non ci do peso. Non posso darci peso dal momento in cui poso quasi per caso lo sguardo sulla giovane figura di fronte a me: Thomas.

"Mi dispiace Iris, è colpa mia" confida a denti stretti sussurrando per paura di essere sentito.

Cerco di trovare un senso a quelle parole mentre mi impegno a studiarlo meglio. E' in piedi di fronte a me, rigido ed impettito; il sangue sui vestiti ha preso il tipico color carminio, segno dell'ossidazione dovuta all'asciugatura, il viso segnato da lividi e graffi secchi. Da alcuni di loro riesco perfino ad intravedere qualche goccia fresca forzare i lembi di pelle impegnati a rimarginarsi tra loro per fuoriuscire. I lividi al contrario sono ancora rossi, non hanno preso le tipiche sfumature violacee e questo mi basta a conferma ulteriore della freschezza di tutto ciò.

Vorrei chiedergli cosa gli è successo, perché mi trovo lì, per che cosa si sente in colpa ma non riesco. Letteralmente ogni mio muscolo è paralizzato.

"Culligan"

La voce di Griffiths senior mi provoca la pelle d'oca. Così fredda, calcolatrice, priva di ogni più minima ed irrilevante emozione.

"Thomas" lo riprende avvicinandosi fino ad essere abbastanza vicino da tirargli una spallata per scostarlo da me. Thomas sussulta prima di fare un passo indietro e lasciare campo libero al padre.

"Scusa padre" lascia il posto con estrema sottomissione, dimostrazione che mi fa capire chi è l'artefice di quel macabro lavoro. Suo padre l'ha ridotto così. Come può un padre pensare di fare una cosa così abominevole a qualcuno che lui stesso ha concepito, a qualcuno che dovrebbe proteggere. Rimango scioccata a causa della realizzazione di quella idea.

"Chi l'avrebbe mai detto che saresti stata proprio tu" confessa inginocchiandosi per raggiungermi sul pavimento.

Lo sa. Lo sa grazie a Thomas, mi ha tradito. Tutti mi tradiscono.

Istintivamente, senza nemmeno accorgermene, scatto con gli occhi su Thomas che in tutto ciò è rimasto in disparte ad osservare me e suo padre. Lo sguardo basso, lo sguardo colpevole, mi basta questo per realizzare il suo ruolo. Una lacrima incontrollata mi segna la guancia raggiungendo velocemente la pietra fredda del pavimento.

"Vuoi sapere la parte più divertente? Non sono mai stato più felice che sia un legilimes così scarso" lancia un'occhiata divertita che cela uno strascico di velata disapprovazione.

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