Cap.68

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Mi sveglio per il dolore irradiato dal palmo della mia mano fino alla scapola.

La flebile luce mattutina delle 6.39  irrompe con gentilezza nella stanza filtrando dalle vetrate permettendomi di vedere senza accecarmi.

Le lenzuola, che fino alla sera prima erano candide, ridotte a chiazze che spaziano dal vermiglio al rosso acceso.

"Cazzo" esclamo notando un pezzo di vetro lungo una decina di centimetri tagliare a metà la mia mano destra.

Com'è successo?

Penso ai mille modi con cui quel pezzo di vetro sia potuto finire lì, a tagliarmi la mano così in profondità, mentre delicatamente lo rimuovo provocandomi la fuoriuscita di nuovo sangue vivo e zampillante.

Per il dolore stringo i denti mentre afferro la mia bacchetta e lancio un incantesimo curativo. Il taglio che fino a quel momento era profondo quasi a tal punto da permettermi di vedere la mia stessa muscolatura, piano piano si rimargina, come se nemmeno fosse mai stato lì.

Cerco la risposta a quella domanda giusto il tempo di accorgermi del disordine del mio comodino: l'abat jour sdraiata sullo stesso con il paralume leggermente storto, il libro che stavo leggendo sparito, così come la cornice con la foto di me e Draco. Mi sporgo dal letto quanto basta perché tutte le mie risposte vengano spazzate via.

Ai piedi del comodino ancora sangue. Il rosso è ovunque: per terra, sul libro aperto a faccia in giù e, soprattutto, sulla foto mia e di Draco. La cornice in legno semplice non ha un graffio, peccato non si possa dire lo stesso della parte in vetro. Schegge grandi, schegge più piccole ed un buco centrale. Afferro il pezzo di vetro che prima ornava la mia mano per incastrarlo a mo 'di puzzle perfettamente.

Eccolo li.

Io e Draco in sfondo siamo coperti di sangue.

Un semplice incantesimo e nulla di tutto quello è mai successo... tutto è perfettamente in ordine e riassettato.

Guardo la sveglia: troppo presto per la colazione, troppo tardi per tornare a letto... non riuscirei nemmeno a prendere più sonno molto probabilmente.

Decido che questa mattina sarebbe iniziata prima delle altre.

Infilo una felpa larga sopra alla t-shirt del pigiama. Mi copre perfettamente fino alle ginocchia.

Ricordo quando mio padre me la portò a casa come regalo, le risate per la taglia XXXL che mi vestiva facendomici sprofondare dentro fino quasi a scomparire.

Sordido al ricordo felice mentre penso che è da un pò che non ho notizie della mia famiglia.

Gli scriverò una lettera.

Ma ora ho letteralmente troppa fame. Devo uscire da lì e trovare qualcosa in cui affondare i denti.

Sgattaiolo silenziosa fino a raggiungere i sotterranei delle cucine mentre cerco di coprire i rumori del mio stomaco gorgogliante.

"Iris"

La voce di Thomas mi fa sobbalzare per lo spavento.

Mi giro con l'espressione di chi è appena stata colta in flagranza di reato fino ad incontrare i suoi occhi rossi: è chiaramente strafatto, ma non solo... A giudicare dai suoi movimenti scoordinati deve aver esagerato anche con l'alcool.

"Thomas, vuoi farmi morire per la paura?" gli rispondo sarcastica accennando ad un sorriso. Sono contenta sia lui e non Gazza, o peggio Piton...

"Mai" risponde biascicando a denti stretti mentre annulla la distanza tra noi.

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