Cap.80

318 9 0
                                    

Le parole di Silente sono come un mantra che non riesco a togliermi dalla mente.

Perfino ora, nei miei sogni, riecheggiano forti e chiare. Sono scandite e definite, impossibile non dar loro ascolto.

Si sono ormai del tutto impossessate della mia coscienza oltre che della mente. Non posso sfuggire alla consapevolezza di quello che sono e del fatto, ancora più grave, che i miei l'hanno sempre saputo. Mi hanno tenuto nascosto un simile segreto, incuranti delle conseguenze che queste avrebbero potuto avere su di me. Ed eccoci qui, di fatti. Se solo si fossero fidati, confidati. Non riesco a capacitarmi di come qualcuno possa pensare di proteggere una persona nascondendo qualcosa di così importante per lei... un po' come ha fatto Draco. Un po' come ha sempre fatto Draco.

Uno scatto nervoso mi costringe a svegliarmi finalmente. Peccato che una volta aperti gli occhi la situazione non fa altro che peggiorare. I pensieri dapprima assopiti nel retro della mia mente stanno ora sfondando la porta d'ingresso principale di quest'ultima. Ed io sono inerme, completamente alla loro mercé.

Perché fare questo alla propria figlia io mi chiedo.

In un momento di rapida realizzazione capisco che non è standomene nel letto dell'infermeria di Hogwarts che silenzierò queste voci; devo andare a parlare con loro.

Faccio per alzarmi quando avverto un peso all'altezza del seno contrapporsi alla mia volontà. Abbasso lo sguardo per trovare il braccio di Draco avvinghiato a me. Dorme. Ne studio i lineamenti rigidi. La fronte cruciata, il viso in tensione... non è calmo nel meno quando dorme. Lo osservo qualche secondo girandomi verso di lui. I momenti con lui mi scorrono sotto agli occhi. Dalla prima volta, dove decisi di concedermi a lui, sulla torre di astronomia sino a lui con il marchio.

Non comprendo nemmeno in parte le sue scelte, il suo tenermi sempre così distante, il suo volermi proteggere... nel modo sbagliato. Sospiro affranta per quello che sto per fargli: si è preso il marchio per proteggermi ed io sto per sgattaiolare via da lui... senza nemmeno avvisare.

Gli sollevo delicatamente il braccio stando attenta a non svegliarlo, o chi lo sentirebbe, quanto basta per permettere alla mia esile figura di liberarmi da lui. La sua bocca si arriccia in un'espressione infastidita per qualche istante, tant'è che per un momento il mio battito cardiaco accelera improvvisamente pensando di averlo appena svegliato e dovergli profilare una scusa. E invece no, mugugna come farebbe un bambino svegliato dalla mamma per andare a scuola per qualche istante prima di ritrarre a sé il braccio e tornare a dormire.

Espiro rilassando i nervi.

"Mi dispiace" sussurro a fil di voce prima di afferrare le scarpe ed uscire in punta di piedi da li.

Cammino per i corridoi senza scarpe per fare il minor rumore possibile, fuori ancora buio. Osservo la luce della luna alternarsi tra le ampie vetrate dallo stile gotico.

So esattamente dove andare: Villa Culligan.

Uscita dalla scuola mi allontano quanto basta per non destare sospetto con l'incantesimo di smaterializzazione. Farlo da soli, controllarlo, non mi da alcun problema a differenza di quando era Draco a condurlo.

Velocemente i cancelli di Villa Culligan mi danno il bentornato. Spalanco l'elegante portone con tutta la forza che ho in corpo. Cammino a passo svelto nei corridoi freddi di quella casa, sentendomi un'estranea. La rabbia che inizia a ribollire in me. Fortuna non ho trovato nessun elfo nel tragitto o si sarebbe sortito uno sfogo per nulla giusto.

Arrivo di fronte alla porta della camera da letto dei miei genitori. Prendo coraggio, insieme ad una grande quantità d'aria, e la spalanco. Loro sono lì, addormentati e beati.

ReptiliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora