Cap.32

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Sussulto come se fossi stata appena catapultata di nuovo nel mondo reale. Boccheggio in cerca d'aria, i polmoni in fiamme...

La sensazione di essere in un bagno turco: capelli appicciati alla fronte, completamente inzuppati di sudore.

Scopro il corpo istintivamente dalla pesante ed opprimente trapunta non appena riprendo completamente lucidità.

Il letto è una pozza. Il sudore credo sia penetrato fin dentro il materasso, in profondità. Noto che alcune striature rossastre macchiavano il letto.

Le mie gambe.

Durante la notte mi ero scavata solchi con le unghie abbastanza profondi da farmi sanguinare leggermente; quanto bastava per macchiare il letto almeno...

Scatto fuori con una strana sensazione in corpo, come se avessi appena commesso un crimine... qualcosa di altamente sbagliato.

Disfo il letto con un colpo di bacchetta veloce prima di raggiungere il bagno ed infilarmi sotto la doccia.

Così tanti pensieri vagano nella mia mente: il sogno, Draco, Cedric, la scorsa notte...

È come se danzassero un valzer sadico nella mia testa tornando ciclicamente a tormentare i miei pensieri; non importa quanto voglia pensare ad altro, quanto provi ad aggrapparmi ad un ricordo felice... loro sono lì, pronti ad attaccare.

Neanche il confortante getto d'acqua bollente riesce ad alleviare quella sofferenza autoinflitta. Mi raggomitolo sul pavimento della doccia portando le mani alla testa mentre cerco di nasconderla tra le gambe piegandola e costringendomi a fissare il piatto in ceramica.

Resto in doccia un tempo indefinito, mi sembra un'eternità, convinta che l'acqua sarebbe riuscita a scavarmi fino a corrodere lo strato di tristezza mista ad inquietudine che provo. Inutile. È tutto inutile.

Esco avvolgendo il corpo in un soffice asciugamano precedentemente scaldato a dovere. Passo una mano sul vetro sopra il lavandino ormai completamente appannato a causa della temperatura della doccia.

Fisso il mio riflesso. Incontro i miei occhi tristi; le lacrime minacciano di insurrezione verso il controllo che sto applicando per non farle sgorgare fuori senza sosta...

Distolgo lo sguardo con la speranza di contenere le mie stesse emozioni; guardami non faceva altro che alimentare la profonda vergogna e il disappunto che ogni singola cellula del mio corpo provava verso me stessa per come era andata la sera prima.

Mi do un colpo di bacchetta per asciugare a puntino ogni centimetro, capelli compresi. Arrivata all'armadio tiro fuori la prima tuta che riesco a trovare a portata di mano...

L'importante per me è che sia grossa, larga... devo poterci sprofondare dentro ogni volta che ne sento il bisogno.

Indosso prima i pantaloni, seguiti subito dopo dalla felpa: devono essere due taglie in più rispetto alla mia perché ci sguazzo perfettamente dentro... credo che in una gamba dei pantaloni potrebbe calzare perfettamente su entrambe le mie. Accenno ad una smorfia stupita ripensando al perché e a come fosse possibile che io abbia comprato un simile outfit... soprattutto così grande.

Oh bhe... qualunque ne fosse stato il motivo, anche se ora non lo ricordavo, ne ero profondamente grata. Grata a me stessa per quell'acquisto compulsivo fuori dal mio solito stile.

Cammino lungo i corridoi fino ad arrivare in fronte alla porta della sala grande per la colazione. Il vociare degli altri studenti era sempre più assordante.

Varco la porta inspirando profondamente come se mi stessi preparando per andare al patibolo. In qualche modo lo sapevo, era inevitabile.

Avrei potuto stare in camera mia, saltare la colazione e tutto il resto ma a cosa sarebbe servito? Avrebbero parlato comunque e non avrei potuto continuare a nascondermi per molto.

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