77. I mostri che divorano la mente

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"Che ricordi?".

Sospira. "Non so se..." mi guarda.

Gli stringo la mano sotto le coperte. "Quali ricordi?".

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77. I mostri che divorano la mente

Ritorna a fissare il soffitto. "Ci sono cose che ti rimangono addosso anche se sono passati anni. Delle cose che sono lì. Le hai riposte in un angolino della mente sperando che non ritornino più a farti del male, ma queste ad ogni modo hanno sempre un'influenza su di te, in ogni minima cosa che fai nella tua vita".

"Di cosa stai parlando, Jo?".

"Io ero..." riprende. "Incredibilmente timido, grasso, introverso, anzi introverso lo sono ancora. Insomma... a caratterizzarmi sono sempre stati gli ideali, se così si può dire, di una persona che viene definita debole. Ed è stata quella debolezza che mi ha distrutto.

Non sono mai riuscito a difendermi quando alle elementari mi facevano gli sgambetti, figuriamoci quando semplicemente mi chiamavano 'il grassone'. Fin qui... me la sono cavato. Poi arrivò l'estate tra le elementari e le medie: dimagrì venti chili.

I primi insulti alle medie furono 'anoressico di merda'" le sue dita stringono più forte le mie. "Incredibile come alla gente tu non vada mai bene. Se sei troppo grasso ti insultano, stessa cosa se sei troppo magro".

Sospira. Per qualche secondo resta in silenzio come se stesse rimuginando su ricordi del passato, ricordi che potrebbero avere le sembianze di mostri pronti ad attaccare, a mangiarti vivo.

Ma a volte i mostri che regnano nella nostra mente, anche se non divorano, giacciono lì in un angolo remoto della coscienza, poi appena si accorgono del momento giusto, l'attimo perfetto nel quale possono rovinarti un'occasione, spuntano e consumano all'osso ogni certezza.

"Ma se le elementari furono il portale dell'inferno, le medie furono l'inferno stesso" riprende. "Ero la perfetta vittima, avevo tutto. Ero timido e in classe me ne stavo al primo banco.

Non ero uno loquace, la mia bocca era sempre praticamente cucita, e ancora oggi non so per quale motivo, avevo sempre quel groppo alla gola. Quella... mmh pietra ecco, che mi graffiava la gola, quel peso che mi impediva di aprir bocca. Forse non mi sentivo nel posto giusto, non mi sentivo... adeguato...".

"Adeguato per cosa?" Mi acciglio.

"Per vivere in questo mondo, che detto sinceramente non mi ha mai fatto impazzire. Ad ogni modo... alle medie c'era sempre un'opportunità per i miei compagni di classe, i miei coetanei che poi erano... i miei bulli, di prendermi in giro, farmi sgambetti. Era orribile.

Tutto questo mi faceva sentire ancora più sbagliato, perché sapevo che mi stavano umiliando, ma soprattutto sapevo che non ne sarei mai uscito. Poi... arrivò la terza media, e se fino ad allora i miei bulli si limitavano alle sole parole, ora iniziarono a sganciare i pugni.

A quattordici anni gli adulti ci considerano come bambini, ancora come delle piccole creature che non potrebbero fare mai del male, eppure i figli di quelle donne che tanto proteggevano i loro bambini, mi resero la scuola un inferno. Ma sai che...".

"Cosa?" Lo incalzo.

"La scuola in sè mi era sempre piaciuta. Amavano studiare a differenza degli altri, mi piaceva tantissimo fare i compiti anche se, devo dire la verità la matematica non era il mio forte" un mezzo sorriso curva le sue labbra, ma io non riesco a sorridere.

"Ti hanno reso un qualcosa che ti piaceva... il tuo incubo" mormoro facendo colare io suo viso verso di me.

"Eatto...".

𝐌𝐘 𝐋𝐈𝐅𝐄 𝐈𝐒 𝐀 𝐂𝐎𝐌𝐄𝐃𝐘|| 𝐂𝐎𝐌𝐏𝐋𝐄𝐓𝐀✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora