12. Lentiggini e fango

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12. Lentiggini e fango

"Fottiti" mi siedo sulla sedia poggiando i palmi delle mani sul banco.

"Dai Claire!" Roxane sbuffa incrociando le braccia al petto.

"Per fanculandia dall'altra parte, prego" sorrido sarcastica alzando gli angoli delle labbra senza mostrare i denti.

"Per camomillandia in fondo a destra, prego" ribatte facendo il giro del banco e sedersi a quello di fianco al mio.

Giro il viso verso di lei con un sopracciglio inarcato e gli occhi ridotti in due fessure, e profondamente ferita nel mio orgoglio.

Oltre a fare la carina con quella ragazza senza degnarmi di uno sguardo, si permette anche di rispondermi in maniera... impeccabile.

Diamine!

"Non copiarmi le battute tramutandole in robe di poca qualità" la sfido con sguardo neutro.

Lei sospira facendosi scappare un sorriso, poi apre il suo porta penne e il quaderno pronta per l'arrivo del professore.

Ops... si è arresa.

Non c'è niente da fare, devo avere sempre l'ultima parola o mi sento insoddisfatta.

Fin da quando eravamo bambine dovevo sempre vincere un litigio, sempre e comunque uscirne come una regina con tanto di corona di diamanti, e sfilare sul tappeto rosso, o almeno per quanto riguarda i battibecchi che erano nascosti a mia madre.

Perché non so per quale ragione al mondo, ma quando mia madre scopriva un litigio tra Roxane e me, non importa il come, il perché, il chi e il dove; la sottoscritta doveva pagarne le conseguenze con

tanto di sculacciate,

pantofole in pieno viso,

digiuno,

lapidazione,

crocifissione

e rogo.

"Claire" sospira giocherellando con la penna. "Non puoi essere davvero arrabbiata per così poco" seguita abbassando lo sguardo sul banco afflitta.

"Ma poi come mai per più di un'intera settimana non si è fatta vedere, e oggi sbuca dal nulla?" Domando riferendomi a Farah con aria di superiorità, come se non mi fregasse poi chissà che. "Non avevi detto che ha alcuni corsi in comune con noi?" Seguito aggiustandomi meglio sulla sedia.

"Ha detto che aveva la febbre" gira di nuovo il volto verso di me. "Dai non fare l'imbronciata" mi prende una manica della giacca di pelle che ho legata in vita e la scuote.

"Come osi toccare la mia giacca?" Quasi urlo attirando su di me un paio di ragazzi davanti a noi. "Non permetterti mai più" le sussurro minacciosa.

Dovrebbe esistere un girone dell'inferno solo per chi tocca le mie amate giacche.

"Ma non senti caldo con questa?" Mi domanda arricciando il naso.

"No" rispondo seccata.

"Comunque... davvero mi dispiace che ti sia sentita esclusa" mi dice piano facendo gli occhioni.

Sospiro pensando che lei in fondo non ha colpe, ma che sono io che spesso esagero con la mia gelosia da "migliore amica", e vedendola così insintonia con qualcun'altra mi fa sentire una morsa al petto, come se avessi paura di perderla da un momento all'altro.

Questa cosa forse è del tutto stupida, perché non dovrei avere questo timore poichè siamo amiche da più di dieci anni. Viviamo insieme, mangiamo insieme, direi perfino che facciamo i bisogni naturali insieme, ma in fondo lei è l'unica della quale mi sono sempre fidata e mi fido tutt'ora.

𝐌𝐘 𝐋𝐈𝐅𝐄 𝐈𝐒 𝐀 𝐂𝐎𝐌𝐄𝐃𝐘|| 𝐂𝐎𝐌𝐏𝐋𝐄𝐓𝐀✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora