23. Potresti essere un trafficante di organi

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23. Potresti essere un trafficante di organi

Pov's Rooney
(Veneratemi, prego)

"Mi stai dicendo che forse sei uscito dal tuo circolo vizioso di sfortuna in amore?".

Sento un sospiro dall'altro lato del telefono.

Con i polpastrelli delle ultime tre dita della mano sfumo alcuni contorni del mio disegno.

"E no amico, per quello mi serve solo un miracolo".

Sto parlando con Joel con cellulare mantenuto tra l'orecchio e la spalla mentre completo gli ultimi dettagli della mia arte.

"Dai, non perdere le speranze" ridacchio. "Il problema è che tu ci metti sempre troppo mentre dall'altra parte ti danno sempre meno di quello che ti aspetti".

Joel ed io siamo sempre stati amici, fin da piccolissimi quando mia madre mi dava le sculacciate e la sua gli schiaffeggiava la nuca.

"Non capisco perché gli stronzi debbano avere sempre la meglio" sento sbuffare. "Perchè alle ragazze piacciono questi tipi?".

Blocco le dita dai miei movimenti, pogio la matita sulla scrivania, affianco al foglio bianco, liscio e marchiato dai miei pensieri.

Con la sedia girevole mi allontano dal ripiano ed inzio a girovagare per la camera mantenendo in una mano il cellulare.

"Me lo chiedo anch' io" mi fisso le punte delle scarpe.

"Vabbè, spero questa volta vada bene o davvero non mi riprendo più" le ultime parole le dice in un sussurro come per non farmele sentire ma comunque bisognose di uscire.

"Andrà bene" alzo lo sguardo sul soffitto blu notte.

"Ma i tuoi boxer insieme ai miei no però, eh" è una voce ben diversa da quella del mio amico. "Così mi contagi la tua sfiga con le scopate".

Aggrotto le sopracciglia in un cipiglio.

Leo.

"Non l'ho fatto apposta, e poi non ti preoccupare che nemmeno io tengo a contrarre qualche malattia venerea" ribatte Joel.

"Avete finito di litigare?" Sghignazzo.

"Mai" mi risponde. "Adesso vado perché-".

"Joel! Dove cazzo sono miei preservativi?".

Tu. Tu. Tu.

La chiamata termina facendomi sbattere più volte le palpebre davanti allo schermo del cellulare, che poi pogio sul materasso.

Con i piedi mi spingo con la sedia di nuovo vicino alla mia scrivania, passo un palmo sui bordi del foglio per togliere i residui di gomma e dopodiché lo prendo tra le mani con le braccia in alto e inclino la testa per guardarlo meglio.

Un ragazzo in bianco e nero è in primo piano con la testa tra le mani e le ginocchia al petto, mentre dietro, in secondo piano, un uomo ed una donna gli urlano contro.

"Coso, la cena è pronta" da dietro di me sento aprire la porta di camera mia e non mi ci vuole una laurea per capire che si tratta di mia sorella.

"Tra poco arrivo".

"No, ora. Muoviti. Devo mangiare".

Sbuffo pogiando di nuovo il foglio sulla scrivania, capovolto; mi alzo dalla sedia e affianco Jade per andare a cenare.

Arriviamo nel salotto e appena noto la tavola con nemmeno una schifossisima tovaglia distesa suo tavolo, rivolgo il mio sguardo a mia sorella.

"Apparecchiate" mia madre seduta sul divano indica col mento il tavolo.

𝐌𝐘 𝐋𝐈𝐅𝐄 𝐈𝐒 𝐀 𝐂𝐎𝐌𝐄𝐃𝐘|| 𝐂𝐎𝐌𝐏𝐋𝐄𝐓𝐀✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora