capitolo 12. Avvertimenti -REVISIONATO-

602 59 12
                                    

La mia ragazza.
È così che mi aveva definita Royal, la sera prima.
Queste tre parole che mi avevano fatto perdere un battito.
Tre parole che avevano scaturito in me un uragano di emozioni, da cui mi ero totalmente sentita invasa.
Lui ha questo strano potere su di me.
Riesce a sconvolgermi dentro, come nessuno mai.
Non so chi fossero quei ragazzi a cui Royal ha mentito dichiarando a loro un nostro finto fidanzamento.
Tuttavia so per certo che non era gente affidabile, lo si capiva dai loro volti e dai loro sguardi, e perfino il loro modo di parlare mi lasciò intuire qualcosa.
Ma la domanda che mi tormenta è solo una.
La domanda che mi pongo non è perché Royal abbia voluto in qualche modo proteggermi da loro, affinché mi lasciassero in pace.
Bensì, la domanda è un'altra.
Perché ha deciso di farlo?
Perché ha deciso di proteggermi?
Se penso ai volti di quei ragazzi, la risposta mi sembra quasi ovvia e scontata.
Eppure, non so per quale assurda ragione, il mio cuore continua a sussurrami una speranza che vorrei sopraffare con la freddezza che mi ero imposta.
E la speranza che tortura il mio cuore, è che, magari, lui ha fatto ciò per gelosia.
A volte odio il mio cuore.
Con la mia freddezza sono riuscita a congelare ogni parte di me, ma il mio cuore... quest'ultimo continua a ribellarsi alla mia freddezza che mi ha ormai invasa.
Eppure, nonostante la mia freddezza, ieri mi sono lasciata andare un po' di più.
E la cosa assurda è che l'ho fatto senza nemmeno accorgermene.
Pensando perfino che forse dovrei mettere da parte le mie insicurezze, ma forse ero solo ubriaca dai miei desideri, che quando mi trovo con Royal stranamente sembrano riaccendersi.
Se chiudo gli occhi, riesco ancora a percepire i suoi occhi pungermi la pelle.
Lo fa senza pietà, consapevole di ciò che mi provoca, ma nonostante ciò lui mi lascia come pasto alle mie emozioni.
I suoi occhi mi facevano sentire così... scoperta, tant'è che per un attimo ho desiderato di coprirmi più di quanto già non lo fossi.
Quegli occhi creavano dei pensieri libidinosi dentro la mia testa, creando delle immagini che mi impongo di mandare via.
Eppure i suoi occhi si insidiavano sulla mia mente, come se stessero spogliando uno ad uno i miei pensieri più nascosti e più peccaminosi.
Il suo sguardo sprigionava tutti i desideri che per un attimo avrei voluto conoscere, desideri che combaciavano con i miei, e non mi ci volle molto ad intuirlo.
I suoi occhi penetravano violentemente nella mia mente, e prendeva il possesso dei miei pensieri senza il mio consenso.
Quest'ultimi si inchiodavano sulla mia pelle, e mi sentivo scossa, come se mi fossi sentita toccata dal suo sguardo.
Come possono degli occhi verdi scaturire tutto questo in me?
Ritorno con la mente nella realtà in cui mi trovo, quando avverto qualcuno picchiettarmi sul braccio.
Volto il capo verso la mia destra, sulla ragazza seduta di fianco a me, la quale mima con le labbra un "che ore sono?".
Chino il volto sul display del cellulare che tengo stretto tra le mie dita, e come in automatico i miei occhi ricadono sull'orario che segna.
Mostro l'orario alla ragazza in questione, voltando lo schermo del cellulare nella sua direzione, e dopodiché lei, in tutta risposta, alza il pollice mimando un "ok".
Butto la testa indietro con noncuranza, mentre lascio andare dalla mia bocca un sospiro pesante, non curandomi del fatto che qualcuno possa avermi sentita.
Anche Ayla dice che andare in questi incontri mi farà bene, ma forse dovrei imparare a dare più ascolto a me stessa, da ora in poi.
Potrei decidere di non andare più in questi incontri e lasciar perdere, ma non vorrei subirmi un'altra ramanzina da mia sorella, la quale non fa altro che ripetermi che non posso continuare a chiudermi in me stessa per sempre, e che, a detta sua, devo imparare a godermi "la vita là fuori".
Ma io "là fuori" non noto nulla di interessante, al contrario di molti altri, come ad esempio Ayla.
Il mio destino è già stato scritto, e aspetto solo che quest'ultimo mi colpisca.
Ho ripetuto ad Ayla più e più volte che io non potrò essere come tutte le ragazze della mia età, e nonostante lei continui a rassicurarmi del contrario, io so che è così.

<<C'è qualcosa che ti sta annoiando,
Addison?>>

Sussulto, quando il mio nome riecheggia nella stanza.
E lì mi rendo conto di aver attirato involontariamente l'attenzione, proprio ciò che speravo non accadesse.
Lo psicologo davanti a me abbozza un sorriso, e da lì intuisco che il suo non era un rimprovero, quello che invece temevo arrivasse.
Mi ricompongo in un batter ciglio, sedendomi composta.
Scuoto la testa, e mi affretto a schiarirmi la gola.

𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘜𝘯 𝘉𝘢𝘵𝘵𝘪𝘵𝘰 𝘋'𝘈𝘭𝘪 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora