capitolo 61. America, arriviamo!

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America.
Non avrei mai pensato che fosse arrivato il giorno in cui l'avrei vista.
Mi sembrava una cosa così... surreale.
Non pensavo, che invece, la mia vita mi avrebbe mai dato questa occasione.

<<Addie! Insomma, sbrigati!>> urla dal piano di sotto mia sorella.

<<Aspettiamo solo te!>> urla anche Ruben.

<<Sì, un attimo!>>

Metto le ultime cose in valigia, per poi chiuderla.
Scendo la valigia dal letto, e lascio la stanza, chiudendo la porta.
Non appena la chiudo, il mio sguardo si posa sul cartellino appeso alla porta, con scritto "Addison".
Ognuno di noi ha questo cartellino appeso alla propria stanza, col proprio nome.
Scendo le scale, arrivando al piano di sotto con la valigia in mano, dove tutti mi stavano attendendo.

<<Finalmente!>> esclama Ayla.

Axel, Ambra ed Evelyn, nonché la ragazza di Ruben, si alzano dal divano.
Axel e Ruben hanno chiesto a Jordan se potessero portare anche loro, e lui gli ha dato il permesso.
È comprensibile che vogliano vivere questa esperienza insieme a loro.

<<Allora, possiamo andare?>> prende parola Evelyn.

<<Jordan ci aspetta all'aeroporto>> dice Noah, interrotto, però, da qualcuno che suona alla porta.

<<Vado io>> dico, lasciando la valigia nel salotto, e avviandomi verso la porta d'ingresso.

Apro quest'ultima, e non appena faccio questo gesto, mi blocco.
La persona che ho davanti è l'ultima che pensavo venisse.

<<Kyle>> pronuncio il suo nome, sorpresa.

<<Ciao, Addison>> nella sua voce non c'è rabbia, c'è solo un velo di... tristezza, oserei dire, con degli occhi spenti.

<<Che ci fai qui?>> gli chiedo, restando sullo stipite della porta.

<<Ecco, io... volevo parlarti>> annuncia.

Resto per alcuni attimi in silenzio, quando poi sposto lo sguardo sui ragazzi in salotto.
E vedendoli impegnati a parlare tra di loro, esco da casa, lasciando la porta semichiusa.

<<Dimmi>> incrocio le braccia, aspettando che mi dica ciò che ha da dirmi.

<<Mi dispiace>> inizia col dire. <<Mi dispiace per ciò che è successo alla festa. Provavo una rabbia inspiegabile verso di te, ma non era solo questo>> rimango stupita dalle sue scuse inaspettate, tuttavia, rimango ad ascoltare ciò che ha ancora da dirmi. <<La cosa che più odiavo, è che in realtà, provavo stima verso di te>> confessa.

Provava stima verso di me?

<<Stima?>> chiedo, rimanendo in quella posizione. 

Lui tiene lo sguardo abbassato, non ha il coraggio di guardarmi negli occhi.

<<Sì. Invidiavo come, nonostante la tua malattia, sei riuscita ad andare avanti, a trovare la felicità nella tua vita, a raggiungere ogni tuo sogno>> spiega. <<E io odiavo la cosa di provare stima nei tuoi confronti, e questo ha fatto in me aumentare la rabbia>>

Ci furono attimi di silenzio, dove nessuno dei due proferì parola.
So che Kyle odia mostrarsi così, debole, è per questo che fatica a guardarmi negli occhi, e distoglie lo sguardo.

<<Kyle...>> stavo per dire, ma lui mi interrompe ancora prima che io potessi dire altro.

<<No, non dire niente. Sono venuto qui solo per dirti che mi dispiace. Spero che tu e il tuo gruppo musicale riusciate a raggiungere ogni vostro sogno. Detto questo, non abbiamo più niente da dirci. Ciao, Addison>> la sua voce è leggermente fredda, ma sento sincerità nelle sue parole.

𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘜𝘯 𝘉𝘢𝘵𝘵𝘪𝘵𝘰 𝘋'𝘈𝘭𝘪 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora