capitolo 18. Rabbia

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Scendo al piano di sotto, ancora con lo sguardo di una che sta dormendo.
Socchiudo gli occhi, quando la luce che entra dalla finestra, si posa proprio su di me.
Avevo ancora in mente tutto ciò che è accaduto ieri sera.

<<Oh, buongiorno tesoro>> mi saluta mia madre.

<<Buongiorno mamma>> dico in modo freddo.

<<Tutto bene?>>

<<Si.>> mento.

Per fortuna non c'era nessuno, solo mia madre.
Apro il frigo, in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti.

<<Oggi pomeriggio dovrai andare a casa di tuo padre, dice che vuole parlarti di una cosa molto importante>>

<<E sentiamo, cos'è che è importante per lui nei miei riguardi?>> dico, sapendo già la risposta.

<<Vuole parlare dei tuoi voti a scuola. Non stai andando per niente bene, ed è molto arrabbiato. Sai quanto ci tiene lui alla scuola e ai tuoi voti>>

Il senso di rabbia mi invade.

<<Certo, per lui conta solo la scuola. Contano solo dei fottuti voti. Non mi ha mai chiesto, però, come sto. Come sto realmente. Non mi ha mai chiesto nulla di me. È solo pronto a giudicarmi per dei voti.>> urlo.

Mia madre sa quanto a me faccia male tutto ciò.

<<Lo so, tesoro, lo so...>>

<<Non ho voglia di andare in quella casa e vedere le loro facce solo per sentirmi dire "non vai bene a scuola, devi migliorare" ed essere messa in ridicolo un'altra volta davanti a Sarah e Trevor, ormai lo fa sempre. Sembra che mettermi in ridicolo sia l'unica cosa che gli riesce bene>>

<<Tesoro, ti capisco perfettamente. Ma ti prego, non peggiorare la situazione. Vai lì, e parlarci. Ti chiedo solo questo>>

Ai suoi occhi lucidi, non potevo dire no.
Perciò, controvoglia, accetto.
Mi rivolge un debole sorriso, che io, stavolta, non riesco a ricambiare.

{...}

Suono il campanello, e dopo non molto vedo la figura della moglie di mio padre, Khaterine.

<<Oh ciao tesoro>>

Mi chiama sempre così, la sua falsità è uguale a quella di sua figlia, Sarah.

<<Ciao>> dico, non facendo trapelare nessuna emozione.

<<Tuo padre è uscito un attimo, ma fra non molto sarà qui. Tu entra pure>>

Il suo essere così falsamente gentile, mi fa sdegnare.
Quello che questa donna non avrà mai, a differenza di mia madre, è la sincerità nell'essere.

Entro dentro quella casa, che avrei non voluto metterci piede.
Spero che Sarah non ci sia, dopo ieri, non ho nessuna minima voglia di vederla, o ancora peggio, di sentirla.
Ma questa mia "speranza", mi abbandona, quando la vedo proprio davanti ai miei occhi.

<<Oh ciao Addison, papà ha detto che deve parlarti, è bello che tu sia venuta>>

Stavolta, non gli mostro neanche un mezzo sorriso forzato, niente.

<<Vuoi un té, cara?>> mi chiede Khaterine.

<<No>>

<<Vuoi, almeno, un succo?>>

<<No>> la risposta non cambia.

<<Dai Addison, non ti avveleniamo mica>> ridacchia Sarah. <<Forza su, prendi qualcosa, sarebbe scortese non offrirti niente, non
credi?>>

𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘜𝘯 𝘉𝘢𝘵𝘵𝘪𝘵𝘰 𝘋'𝘈𝘭𝘪 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora