Capitolo 83. Non lasciarmi solo

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Royal's pov

Da quando la serata di ieri è finita non faccio altro che pensare, e tormentarmi con i miei stessi pensieri.
Mi sono reso conto troppo tardi di aver messo Addison e i miei fratelli in una situazione complicata, più di quanto già loro non lo fossero a causa mia.
Non avrei dovuto uscire da lì, andarmene e lasciare tutto in tredici.
Non ho saputo tenere a bada la rabbia di quel momento, e ho lasciato che fosse lei ad avere il controllo su di me.
Non so cosa penserà Jordan di noi, adesso, non so nemmeno se voglia che noi continuiamo ad esibirci.
Non mi sorprenderebbe se non ci voglia più tra i piedi, d'altronde.
Data la notizia che si è sparsa più del dovuto riguardo il mio arresto, e dato il modo in cui ho reagito ieri andandomene davanti a tutti.
Ho mandato in aria tutta l'esibizione solo per un dannato attacco di rabbia.
Se Addison non mi avesse seguito, forse, l'esibizione si sarebbe ancora potuta salvare, anche senza di me.
Ma invece ha deciso di restare con me, un'altra volta.
Io, invece, avrei voluto che lei fosse restata lì, per non complicare ancora di più la situazione.
Tuttavia, in quel momento, avere lei vicino era l'unica cosa di cui avessi veramente bisogno.
Mi resi conto che i suoi occhi color miele fossero gli unici dove io potessi rispecchiare i miei senza aver paura di me stesso.
E gli unici di fronte a cui i miei mostri interiori smettono di divorarmi.
Ho sempre evitato di mostrare le mie lacrime alle persone, perfino ai miei fratelli, tranne a Noah.
Ma in quel momento, ieri, ho deciso di mostrarle questo mio lato che tendo sempre a nascondere da tutti, forse perfino da me stesso.
Ho sempre odiato piangere, e quando lo facevo mi rimproveravo, fin da sempre.
Ho sempre visto l'azione di piangere come una cosa che fanno i deboli, e io non volevo essere debole.
Volevo dimostrare a me stesso di essere forte, ma non sempre riuscivo ad esserlo.
Fin da bambino iniziai a vedere la mia mente come la mia nemica.
Mi diceva di essere forte, eppure, poi, i mostri che facevano parte di essa mi torturavano fino a vedermi crollare.
E io ci cascavo.
Crollavo, ogni volta.
E mi odiavo per questo.
Mi imponevo di non farlo, non ancora, di non mostrarmi debole per quella donna che ha preferito andarsene e non sapere più niente di me, piuttosto che restare qui con me a tenermi la mano quando gli incubi erano troppo forti.
E nonostante ho sempre tenuto nascosta questa parte di me, in quel momento ho deciso di mostrarmi debole e fragile davanti ad Addison.
E sapevo che con lei potevo farlo, senza paure.
Con lei vicina mi sentivo libero da ogni mio mostro interiore, perché quando lei mi tiene la mano essi spariscono.

Chiudo il rubinetto, smettendo di far scorrere l'acqua fredda che già da parecchi minuti scorreva sulla pelle del mio viso.
Esco dal bagno, e raggiungo la mia camera, dove trovo ancora Addison nel letto, che dorme.
Un leggero sorriso spunta sulle mie labbra vedendola così, con gli occhi chiusi e le labbra schiuse, mentre la sua testa è inclinata leggermente verso destra, dove i raggi solari che entrano dal balcone illuminano il suo viso angelico.
Mi avvicino, e le accarezzo dolcemente la guancia, facendo attenzione a non svegliarla.
Poi scendo col pollice sulle sue labbra morbide e rosee, di cui tanto avrei voluto assaporarne il sapore fin dalla prima prima volta che i miei occhi caddero in esse.
Il mio sguardo viene catturato da un qualcosa accanto al suo cuscino, e noto una collana, la stessa che le ho regalato per il suo compleanno, e che tanto voleva.
Sorrido nel pensare che da quel giorno l'ha sempre indossata e tenuta agganciata al suo collo.
E lei è un po' come la farfalla attaccata alla collana.
Vola nel mio mondo, e quando lo fa i mostri che fanno parte di esso smettono di esistere.
Mi allontano da lei, lasciandola continuare a dormire.
Mi sfilo la maglietta che indosso, lasciandola su un punto del letto dove non faccio molto caso, e mi avvicino all'armadio per prenderne un'altra.
Nel frattempo sento Addison mugugnare qualcosa di incomprensibile, e quando mi volto verso di lei, la vedo che sta cercando di aprire gli occhi, ma che una volta aperti subito socchiude a causa dei raggi solari troppi forti.
Si stiracchia, e dopo non molto apre gli occhi definitamente, dandomi l'intera visuale dei suoi occhi color miele che a causa dei raggi solari sembrano ancora più chiari e il colore di essi risalta maggiormente nel suo volto.

𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘜𝘯 𝘉𝘢𝘵𝘵𝘪𝘵𝘰 𝘋'𝘈𝘭𝘪 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora