Capitolo 86. Resta con me

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Sento il calore di una mano posarsi sul mio braccio, tuttavia a causa degli occhi ancora chiusi non riesco a capire chi fosse la figura che mi sta accarezzando la pelle dolcemente.
La mia mente come in automatico va sul nome di un'unica persona.
E per un attimo mi lascio andare nel pensiero che il calore di quella mano fosse di Royal.
Vorrei aprire gli occhi, e vedere il luccichio dei suoi occhi e il suo sorriso sulle labbra, mentre mi rassicura dicendomi "adesso sono qui, con te, e non andrò da nessuna parte".
Tuttavia, la paura di scoprire che, invece, la sagoma accanto a me non sia quella di Royal, mi indugia nel riaprire gli occhi.
Lentamente riapro quest'ultimi, con movimenti accompagnati dalla debolezza che ancora mi avvolge.
La vista è ancora sfocata, e la luce artificiale filtra subito nei miei occhi, ritrovandomi, a causa di questo, a socchiuderli.
Sento uscire il mio nome dalla bocca di qualcuno, tuttavia ancora non riesco a percepire e distinguere del tutto le voci o le sagome.
Eppure, per un attimo, solo per un attimo, mi è parso di sentire la voce di Royal.
O forse è solo nella mia mente e adesso inizio ad avere perfino allucinazioni.
La sagoma davanti a me è tutto tranne che nitida, e la mia mente vaga nell'immaginazione di vedere quegli occhi verdi risaltati nel suo volto, con quei lineamenti definiti e i suoi capelli castani, immaginando perfino la sua voce.
Tuttavia, quando l'immagine della stanza in cui mi trovo diviene nitida, quella mia immaginazione svanisce, restando tale.
La figura davanti a me è quella di Ayla, seduta sulla sedia di fianco al lettino in cui mi trovo distesa.
E subito scatta l'allarme nella mia mente.
Che ci faccio io in un lettino d'ospedale?
Dovrei essere in sala d'attesa ad aspettare notizie di Royal.
Non qui.
Che ci faccio io qui?
Ayla, forse notando la mia agitazione, cerca di rassicurarmi.

<<Ehi, tranquilla, va tutto bene>>

Il mio sguardo ricade sulla sua mano posata sulla mia, emanando quel calore che per un attimo ho pensato fosse quello di Royal.
Poi, la mia mente rammenta tutto.
Avevo una forte nausea, quando ero corsa di fretta nel bagno e chiudermi lì dentro.
Ricordo che dopo avevo chiesto ad Ayla di farmi un favore, ovvero quello di andare in farmacia e prendermi le pillole, facendole credere che fossero quelle per la gravidanza.
Poi tutto è stato così veloce che non ho nemmeno avuto il tempo di realizzare.
All'improvviso mi sono ritrovata piena di sangue dappertutto, mentre delle forti fitte raggiungevano con violenza il mio basso ventre, obbligandomi a scivolare sul pavimento e accasciarmi lì.
Poi ho perso le forze.
Totalmente.
E adesso... adesso sono qui.
Prima ancora che io potessi dire qualcosa al riguardo, sento Ayla emettere un sospiro, prima di declinare il capo.
Poi noto che tra le mani tiene stretto un sacchetto, e da esso estrae un pacco di pillole, quello che le avevo richiesto.
Lo osserva per un'infinità di secondi, e sembra che stia cercando le parole giuste per dirmi qualcosa.
Poi rialza il volto, puntando il suo sguardo nuovamente sul mio, con voce affranta.

<<Queste non sono per la gravidanza>> afferma, indicando il pacco di pillole che tiene stretto tra le dita. <<È così?>>

Non so che dire.
Non avrei voluto che lei scoprisse ciò così.
E soprattutto non in questo modo.
Avrei voluto parlagliene io, in un altro momento, in un altro modo, in un altro luogo e soprattutto in un altro contesto.
Tuttavia, negare l'evidenza non sarebbe servito a nulla, ormai.
E non posso più nascondere questa situazione.
Perciò, mi limito ad annuire, senza far uscire un solo suono dalla mia bocca.

<<Perché non me l'hai detto?>> mi chiede, con voce spezzata.

Sento che sta trattenendo delle lacrime, dato che i suoi occhi divengono lucidi a quella sua domanda.
Eppure non avverto rabbia nelle sue parole.
E nemmeno delusione o rimprovero, come invece temevo.
Sento solo una voce sommersa da tanta sofferenza, quanta però comprensione verso la sottoscritta.
Le mie dita stringono debolmente il lenzuolo bianco del lettino su cui mi trovo, come se volessi aggrapparmi a qualcosa per non farmi inghiottire dalla preoccupazione. Chino il capo, dato che per me, questo è un argomento difficile.
La mancanza di coraggio non mi ha permesso di sfogarmi con Ayla, come invece avrei voluto.
E non perché avessi timore del suo pensiero.
Ma solo perché odio ricordare a me stessa questa situazione.

𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘜𝘯 𝘉𝘢𝘵𝘵𝘪𝘵𝘰 𝘋'𝘈𝘭𝘪 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora