Capitolo 67. Un sogno che si avvera

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Ammetto che la seconda cosa da fare della lista, non era del tutto di mio gradimento.
Avrei preferito non farla, e ho provato in tutti i modi di far cambiare idea a Phoebe, e ai ragazzi.
Ma, per mia sfortuna, non c'è stato niente da fare.

<<Avanti, Addie, buttati!>> mi incoraggia Ayla.

<<Che ne dite se passiamo direttamente alla quarta cosa da fare della lista? Sarebbe meglio per tutti, e soprattutto per le nostre vite. Non vorrei mica perdere la vita a...->> non riesco neanche a terminare il mio discorso.

E mentre Ayla ride dal mio atteggiamento, Royal mi prende per mano, e in un secondo mi ritrovo giù da quell'elicottero.
Butto un urlo dalla mia bocca, mentre tengo gli occhi chiusi, non volendo vedere l'altezza in cui mi trovavo.
Ma pian piano, con la mano di Royal sulla mia, mi faccio coraggio, e decido di aprire gli occhi.
Sono praticamente sulle nuvole.
E questo, il paracadutismo, era ciò che avrei voluto evitare.
Ma in quel momento, mi sembrava quasi di volare.
Stavo volando.
E se il mio sogno è sempre stato quello di volare, adesso lo sto facendo.
Mi sento libera.
Leggera da ogni pensiero e da ogni paura. 
L'adrenalina mi scorre dentro, mentre giù si possono vedere i grattacieli di New York.
Sposto lo sguardo su Royal, mentre lui mi stava già guardando.
E sorrido.
Poco dopo, vedo Axel saltare giù anche lui dall'elicottero, facendosi scappare un urlo dalla bocca.

<<Sto volando, Royal>> urlo per farmi sentire, e per sprigionare quella mia felicità.

<<Che ti avevo detto?>> mi dice. <<Un giorno saresti riuscita a volare anche tu>>

Mi ricordo quando mi disse questa frase, e sorrido nel pensarci.
I raggi solari si posano su di me, e per la prima volta, il sole illumina anche me.

{...}

Axel legge il menù, e dalla sua espressione, posso ben capire che è indeciso su cosa prendere.
Come al suo solito, del resto.
Ayla, invece, chiama il cameriere, e insieme a Noah, ordinano dei panini.
Siamo in un locale all'aperto, con una fantastica visuale di New York, e siamo seduti su dei divanetti.
Prendo anch'io il menù, iniziando a leggere le varie scelte.
Quando, dopo non molto, una signora si avvicina a noi.
Avrà la cinquantina d'anni.
Chiede qualcosa, che però non riesco a capire.
Questo non è inglese di sicuro.
Stavo per aprire bocca, ma Phoebe non me lo permette neanche.
Infatti, a rispondere, è proprio lei.
Risponde nella stessa lingua, a me sconosciuta, e non solo a me. 
Vedo che le passa un po' di sale che si trovava sul tavolo, per poi la signora andare nel suo tavolo.

<<Che aveva detto?>> chiede Ayla, confusa.

<<Aveva chiesto solo un po' di sale>> Phoebe fa spallucce.

<<Ma come hai...->> non mi fa neanche terminare la frase. 

<<Era russo>> spiega.

Non sapevo che Phoebe sapesse il russo.

<<Io so tante lingue. Inglese, francese, russo, giapponese e tedesco>> tira le spalle in sù, come per vantarsi.

Stavo per commentare, ma vengo un'altra volta interrotta.

<<Ah, e so anche lo spagnolo>> aggiunge.

Avrà pure 9 anni ma, accipicchia, sa più lingue di me.
Per essere una bambina intelligente lo è, senza il minimo dubbio.

𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘜𝘯 𝘉𝘢𝘵𝘵𝘪𝘵𝘰 𝘋'𝘈𝘭𝘪 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora