Il Progetto.
Lea osservava attentamente ogni minima mossa di Valerio. Lo vidde avvicinarsi al bancone e aspettare paziente l'arrivo di qualcuno, mentre si guardava intorno alla ricerca di Jasmine.
Questa uscì dalla cucina quasi subito, con la parannanza macchiata di crema e colorante, si passò le mani su essa e sorrise al nuovo cliente. Le ci volle qualche secondo prima di realizzare che quella faccia non era nuova.
«Ti ho già visto... Non è così?» Chiese raggiante e, come Lea aveva previsto, Valerio si illuminò, drizzò la schiena e annuì con forza.
«Sono il vicino di casa di Lea, ci siamo visti qual-»
«Ah, sì, ricordo.» Lo interruppe. «Cosa posso darti?» Quel sorriso, che sapeva gestire come un'attrice di Hollywood, riusciva a mettere a proprio agio ogni cliente, dal più gentile al più scorbutico, lei li sapeva manipolare a suo piacimento. Forse era per questo che tutti, prima o poi, cadevano ai suoi piedi. O era velenosa e o era una maga, Lea non l'aveva ancora capito.
Due mani si scontrarono davanti al volto di Lea, creando un clap che si diffuse secco nell'aria e fece saltare Lea sulla sedia. Spostò lo sguardo si Jin che la guardava incuriosito. «Tutto okay?» Le chiese col volto lievemente piegato a destra. Continuava a muovere la mano davanti al suo volto, aveva la sensazione che la ragazza nonostante lo stesse guardando non lo vedesse realmente. Ma questa, infastidita, poggiò la mano sul suo polso per fermarlo, senza pensarci.
Non appena la loro pelle entrò in contatto sentì il calore di Jin attraversare la sua mano fredda e la allontanò di scatto, con la bocca spalancata. Sembrava che a quel contatto si fosse bruciata.
«Ti ho dato una scossa?» Le chiese divertito.
No. Non le aveva dato nessuna scossa, ma Lea annuì comunque, sforzando una risata. Non poteva dirgli di certo che si era spaventata per quell'assaggio di contatto fisico.
Jin poggiò la schiena alla sedia e la osservò curioso. «Te che idee avevi in mente?» La sua mente non riusciva a partorire qualcosa di migliore dello zoo improvvisato e continuava a maledirai da giorni per aver scelto quel tema e non essersi organizzato con Marco.
Il progetto di Lea consisteva nel riprodurre una di quelle bancarelle, che vedeva sempre durante la festa di paese dai suoi nonni, una di quelle dove si invitano le persone a giocare e chi vince viene premiato con giochi, peluche o quant'altro. L'idea di Lea partiva da qui: fare un gioco e dare qualcosa ai vincitori.
Il gioco, aveva pensato, era composto da un recipiente pieno d'acqua, sopra il quale avrebbero galleggiato delle paperelle gialle, di gomma, non vere. Avrebbero dato a disposizione delle piccole canne da pesca con all'estremità qualcosa per prendere l'animaletto. Chi ne avesse pescate una certa quantità in un determinato limite di tempo, avrebbe vinto qualche ricompensa.
Finì di parlare con un debole sorriso e dall'insicurezza spostò lo sguardo su Valerio, seduto al bancone con una ciambella glassata e un frappè con panna. Non era un ragazzo che mangiava tanto, soprattutto non era un fan dei dolci, ma a quanto pareva, era disposto a tutto per farsi notare da Jasmine. Anche a sacrificare la sua dieta da atleta, il che voleva dire tanto, era davvero innamorato. Lei invece era impegnata a servire altri tavoli e, da quanto sembrava a Lea, non era minimamente interessata alla presenza del ragazzo.
«Ah...» Mormorò Jin pensieroso facendo tornare su di lui lo sguardo della ragazza. «È molto meglio della mia idea...»
«Ti piace?» La voce risuonò incredula, stupita. Avrebbe voluto darsi un tono di sicurezza, drizzare la schiena, impettirsi, magari passarsi la mano tra i capelli e sfiorare la sua mano come le aveva detto Jasmine. Ma la sua voce uscì come un cinquettio insicuro e quasi si vergognò.
STAI LEGGENDO
Pesca La Papera
RomanceImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...