Ti Fidi Di Me?
«La mattina non è rimasta molto, è andata via appena il sole è sorto» Le continuava a raccontare, la voce era bassa, profonda, arresa. «Il pomeriggio mi è arrivata la foto.»
Una morsa di rabbia strinse lo stomaco di Lea. Aveva ascoltato con attenzione tutto il racconto di come era andata la loro conoscenza, era riuscita a immedesimarsi in questo e aveva provato diverse emozioni. Quella principale era la rabbia. Verso sé stessa per non essere stata più presente. Verso Jasmine per essersi comportata come sempre. Ma provava anche orgoglio per Valerio. Non lo aveva mai visto all'opera, non l'aveva mai visto con una ragazza, ma non faticava a immaginarlo in quel modo. Provava felicità per come erano andate le cose, ma inevitabilmente anche tanta tristezza.
«Tra lei e Marco non c'è niente.» Fu la prima cosa che disse e se ne pentì appena il biondo la squadrò.
«Neanche tra me e lei.» La gelò.
«Non è vero.»
«Ti prego, Lea...» Non la guardava, gli occhi erano posati sul pezzo di carta davanti a lui, su cui stava disegnando distrattamente.
Erano tornati nella sua camera, Valerio sulla scrivania e lei a terra a giocare con Noodle e Pop Corn.
«Mi ha detto che è interessata a te...» Ammise e il ragazzo si voltò di scatto. «Non lo ha mai detto per nessuno.»
«Mi offendi, lo sai?»
La riccia aggrottò le sopracciglia, Valerio si alzò dalla sedia e andò a sedersi accanto a lei, prese il carlino tra le mani e se lo portò sulle gambe incrociate. «Può sembrare di no, ma ho molto rispetto per me stesso. Sapevo si stesse sentendo con altri ragazzi, non mi interessava, perché sapevo che nessuno sarebbe stato in grado di prenderla come avrei potuto farlo io.» Non si stava vantando, era convinto delle sue parole e lo era anche Lea. «Ma...» Si fermò e abbassò lo sguardo sul suo cagnolino, scosse la testa e la piegò di lato. «Non lo so. Quella foto mi ha fatto capire che non mi piace...» Mosse la mano in aria e guardò la ragazza. «Questo. Non mi piace.»
«Cosa non ti piace?» Gli chiese Lea con un filo di voce.
Valerio la guardò negli occhi, fece per parlare ma ci ripensò. Come risposta alzò le spalle e scosse la testa.
Non gli piaceva essere preso in giro. Eppure era questo che faceva la mora. Lo sapeva. Forse non lo voleva dire a Lea per non sentirsi dire il solito "te l'avevo detto", l'aveva sentita chiaramente, in più lo aveva ripetuto così tante volte che sarebbe stato impossibile non farlo. Ma lui sapeva che si sbagliava, lo sapeva!
L'ultima volta che aveva avuto una cotta era stato per Mariasole, la sorella di Lea. La spiava dalla finestra mentre usciva con le sue amiche o per andare a scuola. In quel periodo passavano tutti i pomeriggi a casa di Lea e il ragazzo rideva a ogni battuta triste della bionda.
"Guarda che non è il tuo tipo." Gli ripeteva Lea e lui annuiva, lo sapeva, ma nessuno gli impediva di provare quei brividi di piacere quando pronunciava il suo nome o di osservarla per fare un piacere alla sua vista.Non si era mai innamorato realmente, anche se era andato a degli appuntamenti, si era scritto con delle ragazze, si era anche messo con una, ma non era durata più di due mesi quando iniziò a essere gelosa di Lea.
«Quindi ora che farai?» Gli chiese la ragazza. In lontananza il suono del citofono interruppe il silenzio circostante, ma i ragazzi non gli diedero peso. Federico era tornato a casa dall'ospedale, sarebbe andato lui ad aprire.
Valerio alzò lo sguardo su di lei, i capelli erano finalmente asciutti, ma lo sguardo era ancora stanco. Aggrottò le sopracciglia al ricordo del motivo per cui era corsa da lui.
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Pesca La Papera
RomanceImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...