Ci Sono Io

La gamba di Lea sbatteva ritmicamente sul pavimento lucido, le mani erano strette sui braccioli della poltrona rossa e il respiro era affannoso, mentre fissava lo studio ancora in preparazione. Erano arrivati con un tremendo anticipo.

La ragazza si era svegliata prima dell'alba, non aveva fatto colazione, si era cambiata velocemente e dopo aver preso lo zaino preparato la sera prima, aveva raggiunto Jin alla fermata dell'autobus.

Per tutto il tragitto era rimasta a guardare fuori dal finestrino mentre si toglieva lo smalto rovinato con le unghie. A volte si girava di scatto verso il ragazzo, come per dirgli qualcosa, ma subito ci ripensava e tornava a voltarsi.

Lui sapeva che quando faceva così era perché gli volesse chiedere di tornare indietro, a casa. Aveva provato a distrarla facendole ascoltare la musica, ma lei non voleva, non si sentiva dell'umore. Aveva provato anche a farle mangiare qualcosa, ma non aveva toccato neanche una briciola del cornetto alla panna che le aveva preso.

Il ragazzo fece un respiro profondo e si guardò intorno, lentamente arrivavano altri spettatori e questo non faceva che aumentare l'agitazione di Lea. Il piede sul pavimento sbatteva così tanto da far vibrare le poltrone e Jin non riuscì più a trattenersi.

Le portò una mano sul ginocchio e strinse leggermente per far sì che fermasse la gamba. Lea si bloccò, allontanò l'indice dalla bocca dove si stava mangiando l'unghia e si girò verso il ragazzo. «Scusa.» Mormorò.

Lui aggrottò le sopracciglia «Non chiedermi scusa.» Disse e le afferrò il volto tra le mani. «Respira insieme a me, va bene? Ispira.» Lea fece un respiro profondo. «Brava, tienilo per tre secondi... E ora espira, espira tutto.» Mentre le parlava e lei respirava, gli accarezzava la guancia col pollice disegnando dei cerchi immaginari. «Fanne un altro.» Le disse.

La ragazza fece quanto richiesto ma il velo di panico che copriva i suoi occhi non se ne andò. Jin continuava ad accarezzarla per farle sentire la sua presenza. «Vogliamo andare via?» Le chiese piano. «Non sei obbligata, se non te la senti.»

«Devo farlo...» Sussurrò lei con un filo di voce.

Jin sorrise dolcemente e appoggiò la fronte alla sua. «Sono fiero di te, lo sai? Non è facile ciò che stai facendo.» Si allontanò e la prese per mano, appoggiò la fronte alla poltrona riservata a chi aveva preso il biglietto vip. Si trovavano nella prima fila, a pochi passi dal palco. «Sai, stavo pensando, quando torniamo possiamo guardarci un film,» Parlava lentamente, la voce resa più profonda dalla posizione, non distoglieva mai lo sguardo da quello di lei. «O mangiamo un gelato mentre guardiamo un video del tuo Idol preferito che, a proposito, non è poi così bello; oppure ci mangiamo i mochi di mamma mentre spiamo i vicini?» Elencava piano le cose che avrebbero potuto fare al loro ritorno, lo faceva per farle capire che non sarebbe stata sola, che lui era lì, che la vita avrebbe continuato ad andare avanti e non si sarebbe fermata qualsiasi cosa fosse successa.

Lei ingoiò la saliva, chiuse gli occhi qualche secondo, quando li riaprì fece per dire qualcosa ma venne bloccata dal volto di Valerio che si frappose tra i due, da dietro le poltrone.

«Che ci fai tu qui?» Chiese subito Lea allontanandosi di scatto.

Il ragazzo aveva il volto chiaro illuminato di felicità. «Siamo venuti per stare con te! Non ti potevamo lasciare sola in questo giorno.» Esclamò indicando alle sue spalle. Due file dietro quella di Lea, sugli spalti di plastica, si stavano accomodando Jasmine e Marco, che quando la videro la salutarono e fecero per avvicinarsi a lei.

«Non è sola. Ci sono io.» Borbottò Jin alzando gli occhi al cielo.

«Sono tuo fratello, Lea. Non avrai pensato veramente che non ti sarei stato vicino in questa giornata.» Le diede un buffetto sulla guancia paffuta e proprio in quel momento arrivarono gli altri due amici.

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