Il Fantasma di Jayuro.
Jin cercava di distrarsi osservando il volto pensieroso della madre. Si domandava a cosa stesse pensando, se fosse successo qualcosa di particolare a lavoro o se avesse fatto lui qualcosa di sbagliato.
Non era una persona che si abbatteva facilmente, era una donna sempre attiva e raggiante, sempre pronta a mettere di buon umore tutta la famiglia, ma quando le succedeva qualcosa non ne parlava con nessuno, se non con il marito, dopo forti pressioni da parte di questo.
Un tuono lo fece sobbalzare e imprecò mentalmente contro il temporale. A detta del Meteo era l'ultimo della stagione, dopo di questo sarebbe arrivata un'ondata di caldo africano che avrebbe dato inizio al mese di Giugno. Ma per le ultime settimane di Maggio, oltre allo studio, a fargli compagnia ci sarebbe stato anche un pessimo tempo.
Non solo avrebbe dovuto portarsi dietro il peso dell'ombrello e sopportare il fastidio della pioggia, ma anche le storie di sua nonna. Ogni volta che un temporale cadeva sulla loro città, questa si divertiva a raccontare a tutta la famiglia, storie spaventose, e non si poteva dire che Jin fosse un fan dell'horror.
«Spiegati meglio, nonna!» Esclamò il fratello poggiando la testa sul braccio steso sul tavolo. A differenza di Jin, lui rimaneva catturato ogni volta, curioso di conoscere sempre più dettagli raccapriccianti e più la storia era spaventosa più Lee rimaneva affascinato.
La nonna tossicchiò per schiarirsi la voce e posò lo sguardo su ognuno dei presenti, e, solo quando fu certa di avere l'attenzione di tutti quanti, riprese a raccontare:
Jayuro, un'autostrada che collegava Gojang e Payu, due città a nord di Seoul, era caratterizzata dalla presenza di una nebbia molto densa, dietro la quale si celava una delle leggende più misteriose della Corea.
Su questo tratto di strada, infatti, avvenivano numerosi incidenti, e girava voce che fossero causati dalla comparsa di un fantasma. I rischi erano maggiori per i coraggiosi che si avventuravano lì di notte e da soli, avevano più probabilità di scorgere una strana sagoma al lato della strada.
Man a mano che ci si avvicinava questa assumeva sempre di più le sembianze di una ragazza dai lunghi capelli neri, sembrava indossasse un vestito anch'esso nero e degli occhiali da sole, nonostante la notte.
La ragazza allungava la mano e porgeva il dito per fare l'autostop, qualora qualche generoso automobilista si fermava, si accorgeva, troppo tardi, che la figura non aveva degli occhiali da sole, bensì quelle orbite scure erano causate dall'assenza degli occhi.
Si narrava che nessuno di coloro che avesse visto lo spettro sia mai stato capace di uscire sano e salvo dalla Jayuro.
Un tuono più forte dei precedenti fece scattare in piedi il ragazzo. Il suo cuore era fuori controllo e non aveva più nessuna intenzione di ascoltare sua nonna, ma l'unico modo per farlo era andare in camera sua. Ma andare in camera implicava attraversare il buio e il lungo corridoio, chiudersi la porta alle spalle e rimanere da solo finché suo fratello non avesse deciso di raggiungerlo.
Era troppo pericoloso.
Si guardò intorno e l'unico posto in cui poteva stare era la sua sedia, lì sarebbe stato al sicuro da possibili fantasmi, ai quali non credeva affatto, ma ogni volta che sua nonna raccontava queste storia, la sua mente non smetteva di formare domande che iniziavano con "e se..."
Così afferrò le cuffiette da dentro la tasca dello zaino, buttato in malo modo all'ingresso, e se le infilò esattamente nel momento in cui sua nonna stava per partire con un'altra storia.
Non voleva ascoltare la musica, voleva ascoltare qualcuno che parlava e lo distraeva, gli andava bene qualsiasi argomento, anche la riproduzione dei pinguini, bastava solo che non fosse sua nonna e le sue stupide leggende.

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Pesca La Papera
RomantikImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...