Quanti Sensi Conosci?
Choo Aerin arrivò col fiatone, fortunatamente si trovava già in ospedale quando Jin la chiamò, ma il suo reparto era comunque molto distante.
Quando aprì la porta vide Marco tra le braccia di Lea, erano seduti accanto al letto su cui Melissa dormiva. Il ragazzo aveva gli occhi arrossati e spalancati, contornati da segni lividi che risaltavano con la pallidità della pelle. Non si accorse di lei, aveva lo sguardo rivolto verso un punto indefinito, gli occhi spenti.
Lea lo scosse leggermente e con la testa la indicò. Una lieve luce oltrepassò gli occhi di Marco, ma si spense prima che qualcuno se ne accorgesse. «Aerin.» La salutò con un sussurro.
La donna prese un bel respiro e parlò con voce forte e chiara. «Marco vieni con me.»
Il ragazzo rimase confuso, ma non si sognò di controbattere. Non ne aveva neanche le forze. Lentamente si alzò dalla poltrona, strinse la mano di Lea e uscì dalla stanza, seguendo a passo lento quello veloce e deciso della donna.
La riccia si prese la testa tra le mani per qualche secondo, aveva bisogno di mettere in ordine le idee, aveva troppe informazioni che vagavano confuse e sentimenti contrastanti dentro di lei. Si alzò senza fare rumore, allungò una mano verso il volto scarno di Melissa e lo accarezzò delicatamente.
Era una donna di bassa statura e con un fisico esile, i capelli neri le ricadevano spettinati sul cuscino, il volto presentava segni invisibili delle continue lotte che stava combattendo.
Quando uscì dalla stanza lasciandola con un infermiere, Lea si mise a cercare una macchinetta, aveva bisogno di zuccheri.
Arrivò alla sala di attesa dove trovò Jasmine ancora seduta, giocava con la bustina di plastica dei taralli, ora vuota, la piegava e la tagliuzzava con le dita, cercando di calmare le sue ansie. Quando vide Lea si alzò di scatto. «Come sta?»«Melissa sta ancora dormendo.» Rispose lei sedendosi sulla sedia accanto alla sua. «Marco sta con la mamma di Jin, è completamente delirante.»
Jasmine chiuse gli occhi e con un sospiro tornò a sedersi vicino alla amica. Questa si morse le labbra, la lingua, la guancia, pur di non dire a Jasmine cosa fosse successo all'interno della stanza. Pur di resistere all'impulso di sfogarsi. Dentro di lei c'era un mare in tempesta, era confusa, disorientata, non riusciva a pensare lucidamente. Le luci dell'ospedale le sembravano accecanti, riflettevano sulle pareti bianche e spoglie, si sentiva soffocare.
«Ho bisogno di zuccheri.» Si ricordò alzandosi dalla sedia, mentre Jasmine la guardava preoccupata.
«Ti accompagno!» Esclamò subito la mora, affiancandola. Non le sembrava il caso di lasciarla andare in giro da sola, sembrava avesse assunto qualche droga e che aveva ormai finito l'effetto.
Raggiunsero la macchinetta e mentre la riccia sceglieva cosa prendere, Jasmine si appoggiò al muro con la spalla. Doveva distrarla in qualche modo, pensava. Dovevano distrarsi entrambe, tutta quella situazione le stava influenzando negativamente, doveva far sì che i loro pensieri si allontanassero su altro.
«Valerio mi ha dato il suo numero.» Disse così improvvisamente.
Lea poggiò le mani sulle ginocchia e si abbassò per controllare cosa contenesse l'ultima fila. «Lo so.»
Jasmine spalancò gli occhi e si morse il labbro coperto dal rossetto bordeaux. Si era truccata e profumata per andare a festeggiare la fine degli esami, ma ora sarebbe voluta tornare a casa per cambiarsi con qualcosa di più comodo, non voleva però lasciare da soli i suoi amici. Marco non era in sé. Lea stava piano piano affondando. L'unico che sembrava essere rimasto lucido era Jin, che momentaneamente era sparito, ma non si fidava a lasciare Lea da sola con lui. Poteva tranquillamente dichiararsi presa da un attacco di panico, lei non lo avrebbe permesso.

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Pesca La Papera
RomanceImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...