Tanti Auguri a Te! 생일 축하합니다!
Il salone era completamente buio, l'unica sorgente di luce proveniva dalla piccola candelina posizionata attentamente, sopra la torta di panna farcita di gusti tropicali, su cui sopra era scritto: "Buon Compleanno Aerin!"
«Saeng il chuk ha ham ni da.» Cantavano in coro, i suoi due figli, suo marito e sua suocera, battendo le mani e muovendo la testa a ritmo.
«Saeng il chuk ha ham ni da!» Aveva sempre pensato che Tanti Auguri a Te fosse molto più bella in coreano che in italiano. Forse in realtà era solo una questione di abitudine, le riportava alla memoria la sua infanzia a Busan, i compleanni che con la sua famiglia passava all'isola Jeju, e tutti quelli festeggiati all'università. A quei tempi non avrebbe mai detto che si sarebbe ritrovata dall'altra parte del globo.
«Sarang ha neun Aerin shi...» La canzone era quasi finita, doveva sbrigarsi, doveva pensare al suo desiderio. Aveva avuto dodici mesi per farlo, è vero, ma arrivava sempre a qualche secondo prima senza avere niente in mente. Pensava che ciò che davvero desiderava le si sarebbe presentato alla mente senza troppo sforzo. Alla fine aveva tutto, una famiglia stupenda, un marito premuroso e ancora follemente innamorato di lei, un lavoro che amava fare, le mancavano solo quelle scarpe favolose che aveva visto l'altro giorno al centro commerciale. Ma poteva sprecare un desiderio così?
«Saeng il chuk ha ham ni da!» Tutti quanti urlarono contenti e batterono le mani. Sì, poteva assolutamente usare il suo desiderio in maniera così materialistica, intanto sarebbe rimasto un segreto, nessuno poteva dirle niente.
Chiuse gli occhi, soffiò e...
«Tada!» Il marito urlò facendole riaprire gli occhi, Jin andò ad accendere la luce e davanti a lei si ritrovò una scatola rettangolare coperta da una carta regalo beige con sopra dei fiorellini vintage, aveva delle pieghe e ai lati era stata chiusa con troppo scotch, il fiocco non si abbinava con la carta, era viola fluo e la coccarda invece era arancione. Non poteva che averlo fatto Jin quel pacchetto osceno.
Aerin spalancò la bocca in un sorriso e scartò il suo regalo.
Le lacrime le coprirono gli occhi, vedeva tutto sfocato, ma la foto incorniciata della sua famiglia era più che chiara. Li ritraeva davanti a una Tour Eiffel illuminata di notte, ricordava che Jin non riusciva a smettere di ridere, e infatti nella foto aveva una mano intorno alle sue spalle, il busto leggermente in avanti e la bocca spalancata. Lei era stata contagiata dal figlio, lo sguardo era rivolto verso di lui e combatteva per non scoppiare a ridere, formando così una buffa espressione sul volto. Il motivo di quella risata era che il marito di Aerin aveva voluto sfoggiare il suo francese, ma aveva finito per far imbestialire un signore. Tutt'ora Aerin non sapeva cosa avesse detto e aveva paura di venirlo a sapere. Così, nella foto, il marito aveva un'espressione spaesata, mentre Lee, dall'imbarazzo si era poggiato una mano sulla fronte. In tutto questo, sua suocera non si era accorta di niente e sorrideva con compostezza davanti al figlio.
Ringraziò tutti quanti abbracciandoli uno a uno e baciando i suoi figli che la scansarono subito. «Grazie.» Disse poi al marito, controllò che la suocera fosse girata e gli diede un veloce bacio sulle labbra. Nonostante ormai fossero grandi e sposati si sentiva ancora a disagio a lasciarsi andare davanti alla donna.
«Mamma, smettila.» Le disse Lee, appoggiato con le mani sul tavolo. «Lo sappiamo tutti che le hai viste.»
Infatti, sotto alla foto si nascondevano quelle scarpe col tacco bellissime che era arrivata a sognare la notte.
«Infatti è per loro che mi sono commossa, che credi?»
Il resto della serata fu stranamente rilassante, i suoi figli non la fecero arrabbiare, non dovette alzare la voce neanche una volta, suo marito le riservava tutte le attenzioni possibili. E come ogni anno si ritrovò a desiderare che il suo compleanno fosse tutti i giorni.
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Pesca La Papera
RomanceImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...