Gallina
La cucina di Jasmine era sottosopra. Vi erano pentole ovunque, posate sporche, mestoli, piatti, spezie e ingredienti di tutti i tipi. Se c'era un modo infallibile che la facesse distrarre quello era: cucinare.
La sua passione erano i dolci, ma l'orologio appeso alle mura della cucina segnava l'ora di cena e non potevano certo mangiare solo dei muffin al pistacchio con contorno di brownies.
Così si era chiusa nella sua cucina a tagliare sedano, carote e cipolle, mentre distrattamente seguiva una ricetta da un canale YouTube.
Lea era seduta davanti la penisola e osservava catturata tutti i movimenti veloci che la sua amica compiva. Ma nella sua testa venivano riprodotti in loop tutte le scene che aveva vissuto il giorno prima con Jin. Era stupita più che altro dal suo sentirsi inspiegabilmente sciolta con lui dopo qualche ora passata insieme. Non aveva più l'ansia di dire qualcosa di sbagliato o di fare figuracce, si sentiva stranamente a suo agio e non riusciva a spiegarsi perché, visto che normalmente le sembrava sempre difficile approcciarsi a lui.
«Io se lo vedo gli faccio fare la fine di questa carota!» Esclamò improvvisamente Jasmine iniziando a triturare la povera verdura.
Quella mattina, mentre scrollava Instagram, con davanti la sua tazzina di tè, si era accorta che il ragazzo con cui si divertiva in quel periodo era andato a una serata molto movimentata e aveva pubblicato delle foto forse troppo spinte per i gusti della mora.
«Ma la vostra non era una relazione aperta?» Chiese Lea.
Jasmine si girò di scatto e le puntò il coltello contro. «La nostra non era una relazione.» Sottolineò e l'amica alzò le mani. «Non si deve permettere di baciare altre ragazze.»
«Ma tu puoi baciare altri ragazzi?» Provò ancora Lea.
«Allora! Da che parte stai?» Urlò, per poi fare un respiro profondo. Poggiò il coltello e si passò entrambe le mani tra i capelli neri. «Non sono arrabbiata.» Ammise poi e Lea alzò un sopracciglio. «Sai, è una serie di cose,» iniziò sedendosi davanti all'amica «come ad esempio Marco, ieri. Non fa un cavolo dalla mattina alla sera, per una volta che devi studiare fallo, no? Neanche a dire che sei da solo! Oh, ma per non parlare di come se ne è uscito Jin! Dimmi te, ma puoi fare quelle domande?»
Lea sorrise e piegò leggermente la testa di lato. Non aveva motivo di chiedere ulteriori spiegazioni, sapeva già che si riferissero alla domanda che Jin le aveva rivolto sulle sue origini. Lei non era arrabbiata, era una domanda più che lecita, visti i suoi tratti non definibili come italiani, e la non conoscenza del ragazzo sul suo passato.
Non era un argomento difficile da trattare, anche se in quel periodo si sentiva sempre più persa, non le dava fastidio dire di essere adottata. Amava la sua famiglia nonostante non condividessero lo stesso sangue.
Era consapevole dell'esistenza di molte altre famiglie in cui, nonostante i membri avessero lo stesso DNA, si trattavano come estranei o non erano felici tra di loro. Per questo motivo si sentiva in qualche modo fortunata.
Ma era anche vero che tutte queste consapevolezze non erano abbastanza da mettere un freno alla curiosità che la spingeva a ricercare i suoi genitori biologici.
Sapeva che Jasmine e Marco si erano preoccupati per paura che lei ci rimanesse male. Da una parte non avevano tutti i torti, Lea era ogni giorno più lontana dal suo obiettivo. Doveva trovare i suoi genitori ma non sapeva come fare. Si sentiva inutile. Stupida anche. Per ora aveva solo provato a chiedere all'ospedale e a un semplice no, si era fermata. Lei non era così, in altre circostanze avrebbe trovato altre dieci alternative, almeno.
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Pesca La Papera
RomansaImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...