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Reputazione da Santo.

Era tutto pronto. Le ricette erano state scelte, i gusti erano stati combinati e lo stand era stato deciso come prepararlo. Il tendone avrebbe avuto una fantasia a quadri bianca e rosa che veniva ripresa dalla tovaglia posta sopra al tavolo di legno su cui i dolcetti sarebbero stati messi in mostra. Davanti al tavolo ci sarebbero stati dei cartelloni, decorati con gli stessi colori dello stand, su cui Sara avrebbe scritto i prezzi accanto ai diversi gusti di macarons e alle diverse salse.

Tra i macarons che i ragazzi avevano deciso di vendere erano disponibili quelli più classici che piacevano a tutti, ma anche quelli per i più avventurosi, come: i macarons alla burrobirra, alla vodka, al cioccolato bianco e acqua di rose, al pepe rosa, alla zucca e così via. Jasmine si era sbizzarrita più che poteva.

Ora bastava solo preparare, infornare e organizzare lo stand. Era tutto pronto.

«Allora, io vado!» Esclamò Sara coprendosi col giacchetto di jeans chiaro. «Mamma è arrivata. Ci vediamo...?» Osservò i due ragazzi interrogativa aspettando una loro risposta. Quando si sarebbero rivisti?

Marco non la stava neanche guardando, era appoggiato al lavabo della cucina di Jasmine e aveva lo sguardo rivolto verso le sue scarpe. La mora invece si trovava seduta al tavolo e alzò le spalle. «Abbiamo fatto tutto, penso che ci rivedremo direttamente agli orali.»

La bionda sorrise e si spostò i capelli che erano rimasti sotto il giacchetto. «Allora, in bocca al lupo!» Lanciò un bacio ai due ragazzi e con una piccola corsa uscì di casa.

Jasmine fece un sospiro di sollievo e poggiò la fronte. «Pensavo non se ne andasse più.» Borbottò.

Marco non le rispose e si avvicinò alla finestra della cucina, spostò la tenda e osservò fuori. Vide Sara salire dentro la Panda bianca della madre e la seguì con lo sguardo finché non girò l'angolo e non gli fu più possibile. Richiuse la tendina facendo attenzione a sistemarla bene. La casa di Jasmine sembrava quella di una bambola, era tutto perfetto e in ordine, neanche l'ombra di un granello di polvere. A Marco sembrava irreale, non capiva come fosse possibile con cinque adolescenti dentro casa.

Al momento però gli unici all'interno erano loro due. La famiglia di Jasmine era andata a passare il fine settimana al mare e la ragazza aveva casa tutta per sé.

La mora lo guardava con un sorrisetto divertito, con la testa poggiata su un braccio piegato sul tavolo. Quella sua insana preoccupazione la faceva divertire da matti, non capiva perché prendesse così tante precauzioni. Proprio lui poi, Marco Romano, insomma, non era una novità che andasse al letto con le ragazze.

«Levati quel sorriso dalla faccia.» Le disse freddo indicandola mentre si avvicinava a lei che nel mentre si alzava dalla sedia.

«Di che hai paura? Di perdere la tua reputazione da Santo?»

Marco la squadrò e la superò alzando gli occhi al cielo. Si portò le mani all'interno delle tasche dei pantaloni e con passo lento e deciso di avvicinò alla prima porta che dava sulla sala.

Al suo interno un piccolo letto perfettamente in ordine si presentò ai suoi occhi. Accanto un piccolo comodino pieno di oggetti apparentemente inutili. Una sveglia scarica, ferma con le lancette sulle cinque e venti; delle forcine; un burrocacao; una bottiglietta d'acqua liscia tutta rovinata, senza neanche l'etichetta.

Marco smise di guardare e si voltò verso la parete piena di polaroid appese a un filo di lucette gialle. Si avvicinò e vide che la maggior parte delle foto erano con Lea.

Mentre era assorto nell'osservare quei ricordi immortalati, sentì le braccia fredde della ragazza intrecciarsi intorno al suo stomaco. Lui le accarezzò le mani e si girò verso di lei. La ragazza le arrivava al mento, ma in punta di piedi riusciva a raggiungere la sua stessa altezza. Le portò una mano sotto il sedere per spingerla ad alzarsi e così fece intrecciando le braccia intorno al suo collo per mantenere l'equilibrio.

Pesca La PaperaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora