Give Me Novacaine.
Quello era un giorno speciale.
Sapeva di aver deciso di mettere da parte i suoi sentimenti per Jin, ma questo non le impediva di provare a fare qualcosa di carino per lui, soprattutto per l'aiuto che le aveva dato.
Così, quella mattina si svegliò presto e andò al Bonjour. Jasmine era già all'opera pronta a sfornare i dolcetti necessari per quella giornata allo stand. Quando vide Lea le corse incontro e, senza nemmeno salutarla, l'afferrò per il polso e la trascinò all'interno della cucina, dove il personale e alcuni degli altri fratelli di Jasmine stavano già sfornando ciambelle e cornetti per la colazione. Il profumo inebriò il naso di Lea che per qualche secondo chiuse gli occhi per gustarsi al meglio il momento.
La mora afferrò due cornetti caldi appena usciti, lo riempì uno col pistacchio, l'altro con la crema. Porse quest'ultimo a Lea che lo afferrò confusa e poi la spinse delicatamente verso un angolo dove non c'era nessuno. «Dobbiamo parlare.» Le disse la mora prima di addentare la sua colazione.
A Lea venne in mente che non le aveva ancora detto di sua madre, quella biologica, quella che l'aveva partorita e poi abbandonata. Da quella sera non guardava più la televisione. Non la voleva vedere. Aveva paura. Come se questa potesse riuscire a percepire la sua presenza dall'altra parte del televisore e in diretta dire a tutti che lei era stata lo sbaglio più grande della sua vita.
L'idea di andare al suo show l'aveva presa in modo impulsivo. Era felice. Felice di essere arrivata al traguardo, al suo obiettivo, l'aveva trovata! C'erano così tante cose che le voleva chiedere, però... Aveva paura.
«Lea?» La voce di Jasmine era lontana. «Lea? Stai bene? Lea? Ti porto dell'acqua?» L'amica si stava iniziando a preoccupare, la scosse così con forza per il braccio e la riccia si riprese.
Tornò in sé con un sussulto e si girò di scatto verso l'amica. «S-sì, dimmi.»
La mora aggrottò le sopracciglia e diede un altro morso al suo cornetto, facendo fuoriuscire la crema al pistacchio. «Tutto bene?» Chiese con la bocca piena.
Lea scosse la testa. «Sì, devo parlarti anche io, ma non ora.»
«Okay, allora magari domani sera? Quando finisce la festa, andiamo da qualche parte e parliamo. Va bene?»
«Di cosa mi devi parlare?»
«Di Valerio. Te?»
«Io... Voglio una mini cheesecake al mango per Jin, è il suo compleanno!» Esclamò ignorando il pensiero dei suoi genitori biologici.
Jasmine spalancò lentamente gli occhi, poi la bocca e scoppiò a ridere. «Non ci posso credere che avete unito così tanto! Oh, Lea sono troppo contenta. Vieni ti incarto la torta, ce l'ho in esposizione in vetrina.»
La musica arrivò alle orecchie di Lea nel momento in cui iniziò a salire la terza rampa di scale. Era lontana e ovattata, ma riconobbe le note di una chitarra elettrica. Il portiere, quando era arriva, le era sembrato piuttosto irritato da quella "robaccia da giovani" e poi si era fatto ancora più irritato quando Lea gli aveva chiesto se ci fosse un ascensore. Forse quella giornata non era iniziata molto bene per il signore. E come biasimarlo, il ragazzo del quinto piano stava facendo un casino inumano con quella chitarra facendo lamentare tutta la palazzina.
Quando arrivò davanti all'appartamento dei Park la musica si era fatta più chiara e sicuramente più forte. Lea non aveva dubbi che provenissi da lì. Aggrottò le sopracciglia e mentre con una mano reggeva la torta siggillata, con l'altra bussò alla porta, ma appena poggiò il pugno sul legno, questa si spostò. Era aperto.
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Pesca La Papera
RomanceImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...