Sogno/Incubo
Mentre Lea usciva dalla classe si sentiva come se stesse all'interno di un sogno, quei pochi passi che percorse e la porta che si chiuse alle spalle, li stava vivendo dentro di sé come a rallentatore. Non le sembrava vero.
Si riattivò nel momento in cui si girò e vide i suoi genitori e i suoi compagni. «Ho finito!» Urlò e in meno di un secondo Jasmine le saltò al collo abbracciandola.
Aveva appena concluso il suo ultimo esame e iniziava ad assaporare quella strana sensazione di aver finito il liceo, un capitolo della sua vita e di affacciarsi in un territorio di cui non sapeva nulla.
I suoi genitori la strinsero forte, suo padre la riempì di baci, mentre sua madre le ripeteva le parti migliori del suo esame raccontandole delle espressioni dei professori. Quasi non la ascoltava, la sua voce le arrivava lontana, mentre anche sua sorella le faceva i complimenti e i suoi altri compagni le chiedevano cosa le avevano chiesto e come le erano sembrati i professori esterni. Rispose velocemente, ma si sentiva come se non fosse lei che parlava, come se fosse qualcun altro.
Lentamente i ragazzi iniziarono ad allontanarsi, un'altra compagna venne chiamata per sostenere l'esame e alcuni entrarono ad assistere. I suoi genitori si erano messi a conversare con un'altra coppia che non riconobbe, mentre Jasmine continuava a farle delle foto per catturare la felicità dell'amica, finché Lea non bloccò l'obiettivo con la mano. «Smettila!» Esclamò non riuscendo a trattenere un sorriso.
Jasmine il suo esame l'aveva già sostenuto e aspettava con ansia l'amica così da poter festeggiare insieme, in più sapeva che avevano in sospeso un argomento da affrontare, era sicura che Valerio avesse visto quella foto e che ne avesse parlato con lei, nonostante fosse stata svelta a eliminarla.
Jasmine si avvicinò piano all'amica e guardando verso le sue spalle sussurrò. «Guarda chi c'è.» Le fece l'occhiolino e la ragazza si voltò.
Vide Jin attraversare il corridoio con le mani all'interno delle tasche dei pantaloni di jeans. Lea gli sorrise e piegò la testa di lato facendo qualche passo verso di lui.
«Hai già fatto?» Le chiese fermandosi a poca distanza da lei, che annuì con forza mentre sorrideva mostrando i denti. Jin spalancò gli occhi e aprì leggermente la bocca deluso. «Cavolo! Me lo sono perso.» Borbottò mentre spostava lo sguardo sulla porta al cui interno, ora, vi era un'altra loro compagna. «Com'è andata?»
«Se fossi venuto, ora lo sapresti.» Rispose Jasmine provocandolo, ma prima che il ragazzo potesse ribattere, lei lo superò, diretta verso la fine del corridoio. Aveva visto qualcuno.
Rimasti soli, Lea sfogò quella classica sensazione di imbarazzo, che lui ormai aveva imparato a riconoscere, aggiustandosi la gonna della divisa. Finalmente non avrebbe più dovuto indossarla.
«Mi dispiace non essere venuto, pensavo di fare in tempo. Mi sono dovuto trattenere da Marco.»
Lea strinse i denti e annuì con un sorriso forzato. Jin non sapeva nulla di ciò che era successo, non lo sapeva nessuno, come nessuno sapeva della loro relazione. Era stanca di nascondere questa vecchia storia. Non chiese il motivo per cui si fosse trattenuto da Marco, non le importava, era solo un po' irritata che fosse colpa sua se lui non era riuscito ad andare al suo esame.
I due non si erano ancora chiariti e Lea non aveva la benché minima intenzione di fare il primo passo.
Jin scambiò il buio che per un attimo percorse il viso di Lea come delusione della sua assenza. Così, avvicinò le mani al suo collo e le sistemò con delicatezza la cravatta, questo gesto fece tornare gli occhi di Lea sui suoi e le guance le si tinsero di rosso. Al ragazzo piaceva tantissimo quella reazione, le fossette sulle guance rosse le davano un'aria buffa. Non sapeva se l'avesse ogni volta che qualcuno si avvicinava molto a lei o se fosse solo lui capace di provocarla. Al momento però non si pose troppe domande e se la godé, mentre con movimenti lenti, per far durare il momento più a lungo, le rilegava la cravatta al collo.
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Pesca La Papera
RomansaImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...