24

82 11 195
                                    

Pensieri.

Lea sospirò e si prese il volto tra le mani. Non pensava che il suo stato d'animo fosse stato così evidente a scuola, eppure più di una persona se ne era accorta. E tra questi, l'ultima che avrebbe dovuto rendersene conto. Marco.

Il suo istinto protettivo nei confronti di Lea era qualcosa che la ragazza ancora non sapeva bene come gestire, e finché si trattava solo di una merendina incastrata nella macchinetta ci avrebbe potuto lavorare su, ma questa era una situazione più importante.

Il ragazzo, dopo cena, l'aveva chiamata dicendole di scendere e nonostante le continue protese di Lea sul fatto che fosse già in pigiama, lui aveva continuato a instere, finché esausto non si attaccò al citofono.

Lea non fu abbastanza veloce a uscire dalla sua camera che la madre aveva già aperto la porta.

Insieme al ragazzo, dentro casa, entrò anche un momento di confusione generale. Il padre, che si trovava seduto sul divano si stava per addormentare davanti al televisore, ma nel vedere Marco si girò di scatto verso Mariasole e mimò con la bocca: "un altro?"

La madre invece alzò lo sguardo per guardare meglio i suoi lineamenti, con gli occhi gli fece una risonanza, mentre incerta lo invitava a entrare.

Sole, d'altro canto, ignorò la faccia sconvolta del padre e iniziò a spostarsi da una parte all'altra della testa i suoi lunghi capelli biondi.

«Marco!» Esclamò Lea non appena lo vide.

Tutti e tre i suoi famigliari si girarono di scatto verso di lei. I coniugi Mulas erano sicuri fosse una nuova fiamma di Mariasole, mentre quest'ultima pensava fosse solo un figone che si era perso, e il caso aveva voluto che suonasse proprio alla sua porta.

«Bel pigiama.» Rispose lui sorridendole.

La ragazza indossava dei pantaloncini corti con sopra una stampa di hamburger e patatine, una canottiera bianca con su scritto: GNAM. Ignorò il commento e gli indicò la porta. «Esci.»

«Lea?!» La madre la riprese sconvolta, si aggiustò i capelli biondi e chiuse la porta dietro le spalle di Marco. «Ma che modi sono?» Continuò con lo stesso sguardo che le riservava quando da piccola non ricambiava i saluti. Si girò poi verso io ragazzo e gli poggiò una mano sulla spalla. «Perdonala, l'ho cresciuta molto meglio di così.» Le riservò un'altra occhiataccia e aggiunse. «Offri qualcosa al tuo amico!»

Marco ridacchiò e scosse la testa. «No, no, non si preoccupi, davvero, sto bene, ma grazie mille.» La ringraziò portandosi una mano sul cuore. «Volevo solo parlare con Lea un attimo, se posso.»

Quest'ultima frase provocò tre reazioni diverse che avvennero contemporaneamente. La madre gli sorrise e disse dolcemente: «Ma certo che puoi!»

«No.» Esclamò il padre spegnendo la televisione.

«Se vuoi, puoi parlare con me.» Cinguettò Mariasole incrociando le gambe l'una sopra l'alta

Lea invece abbassò la testa verso i suoi piedi scalzi e fece cenno al ragazzo di seguirla nella sua stanza.

E qui si trovavano ancora, a distanza di venti minuti. Lea con la testa tra le mani, poggiata sul suo letto e Marco, con i gomiti sulle ginocchia, la osservava, seduto sulla sedia della scrivania.

«Cosa succede, Lea?» Le chiese per la terza volta, con voce calma.

La ragazza non rispose subito e si prese qualche secondo per osservarlo. Gli occhi grandi non lasciavano neanche per un secondo il suo volto, sotto, questi, venivano contornati da delle occhiaie a cui Lea non aveva mai fatto caso; i capelli venivano continuamente spettinati dalle mani che ci passavano sopra dallo stress. Ma ciò a cui fece caso Lea fu la maglietta che aveva indosso, l'aveva già vista da qualche parte. Era a maniche corte rosa con sopra stampato uno Spongebob scioccato.

Pesca La PaperaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora