Una Porta Chiusa.
«Non avvicinarti!» Urlò l'uomo con i baffi puntando una pistola contro il protagonista.
Lea sbuffò e cliccò il pulsantino.
«E abbiamo questo nuovo materasso a basso costo e di ottima qualità!» Sullo schermo apparvero numeri e scritte che Lea non si prese il disturbo di leggere. Cliccò nuovamente il pulsantino.
«Il vero problema oggi è che non si fanno più figli.» La presentatrice camminava col suo solito fare teatrale per lo studio altamente illuminato. Lea alzò gli occhi al cielo e si domandò se ci fosse almeno un giorno in cui quella spazzatura non andasse in onda. «Si preferiscono gli animali domestici, ma può, chiedo io, un gatto, rimpiazzare un figlio?»
«Sono proprio curiosa di sapere quanti figli ha lei...» Mormorò Lea prendendo una manciata di patatine da dentro la busta unta.
Sua madre ridacchiò dalla cucina e sentì i suoi passi, accompagnati dal ticchettio dei bassi tacchi, avvicinarsi al divano. «Lo sai che non lo decide lei cosa dire, vero?» Le chiese appoggiando le mani sulla schiena del sofà.
Lea alzò gli occhi verso la madre, i folti capelli biondi, lasciati sciolti, le ricadevano sopra il seno e gli occhi chiari erano protetti dietro le lenti trasparenti dei suoi occhiali da vista. «Ma ha pur sempre accettato di dirle.» Ribatté la figlia.
La madre sorrise debolmente e annuì. «Non devi studiare, signorina?» Cambiò poi argomento, allungandosi verso la ragazza per recuperare dal sopra il suo stomaco il telecomando. Spense la televisione e si alzò sulla testa gli occhiali da vista, poggiò una mano sul fianco e guardò la figlia con espressione seria.
Lea sbuffò e chiuse gli occhi. «Sono stanca!» Urlò con fare teatrale. Allungò le braccia sopra la testa per stiracchiarsi e tornò con lo sguardo sulla madre, che continuava a guardarla con serietà. «Sta per passare Marco... andiamo a studiare insieme.» Mormorò.
La madre la guardò con un sorriso, le spostò le gambe dal divano e si sedette su di esso. Mentre Lea, che non aveva alcuna intenzione di muoversi, si lasciò scivolare lentamente fino a terra.
«Ma, dimmi un po'... Te e Marco...»
Si irrigidì e strinse i denti. Per lungo tempo il ragazzo era stato per Lea un argomento da evitare, il famoso "tasto dolente" e nonostante ora tra loro non ci fosse più niente, non poteva fare a meno di innervosirsi quando la madre provava a insinuare qualcosa.
«Vi state riavvicinando, è un caro ragazzo, non lo avevo mai visto, sai? Me ne parlavi quando vi frequentavate ma non lo hai mai portato a casa. Mi ha fatto strano l'altro giorno, perché-»
«Basta.» La bloccò la figlia alzandosi da terra. «È solo un amico. Quella porta si è chiusa e non c'è più niente tra di noi.»
La madre si prese qualche secondo per osservarla, ogni giorno si stupiva di quanto stesse crescendo in fretta e soprattutto si stupiva che non le chiedesse mai nulla sulle sue origini, sebbene sapeva benissimo quanto avrebbe desiderato farle quelle domande. Ma con suo marito si erano promessi di attendere che fosse lei a chiederlo, che fosse lei a fare il primo passo, quando si sarebbe sentita pronta loro non avrebbero indulgiato.
«Scusa, non volevo rispondere male.» Mormorò poi la ragazza confondendo il volto pensiero della madre per arrabbiato. Si passò una mano tra i ricci e prese il telefono da sopra il divano. «Oh...» Esclamò sorpresa. «Marco è qui. Vado. Ci vediamo dopo.»
La madre annuì debolmente. «Non fare tardi!» Le ricordò mentre la figlia afferrava la borsa di stoffa già pronta e si avvicinava alla porta. «E chiamami!» Aggiunse poco prima che la porta si chiudesse.
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Pesca La Papera
Любовные романыImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...