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Bonjour.

Aveva sedici anni quando fece l'amore per la prima volta. Sentiva che era il momento giusto, c'era il desiderio, c'era l'attrazione, ma c'era anche una scomoda verità. Lui non voleva una relazione seria, voleva divertirsi, voleva scoprirsi. Buffo, se ci pensava ora, quelle parole dette da un sedicenne l'avrebbero fatta ridere, ma se ci pensava un secondo più, si rendeva conto che la persona che aveva davanti all'epoca, si era dimostrata matura e onesta con lei.

Conosceva benissimo la filosofia di Marco, la conoscevano tutti, ma nonostante questo alcune ragazze non riuscivano a non cadergli ai piedi. Lei era una di quelle ragazze?, Si domandò una sera di due anni prima, e la risposta che si diede fu: . Marco l'aveva in qualche modo attratta, era bello fisicamente, la faceva ridere e tutto, ma non era per questo che aveva preso una cotta, l'aveva presa, capì quella sera, perché fu il primo ragazzo a darle delle attenzioni.

Le fu facile allora allontanarsi e vedere il quadro generale, provava qualcosa, ma quel qualcosa sapeva che non era destinato a durare, nonostante questo non vedeva il motivo per cui l'avrebbe dovuto ignorare.

Marco era stato onesto e maturo con lei e lo apprezzava tantissimo, capiva la sua paura di ferirla e rovinare il rapporto, ma Lea aveva preso le sue precauzioni e quell'estate decise di divertirsi e scoprirsi insieme a lui. Marco non voleva una relazione, ma quella che avevano avuto quell'estate, a parte il titolo ufficiale che la descriveva come tale, aveva tutto. Ma come ogni storia estiva, quando le giornate iniziavano ad accorciarsi e la scuola ad avvicinarsi, dovette vedere la sua fine.

Lea lo sapeva, era pronta, ma questo non le impedì di disperarsi come si deve davanti al diario di Bridget Jones e le vaschette di gelato di cui aveva fatto la scorta dal locale di Jasmine.

Per i primi mesi successivi, i due non si rivolsero parola e raramente, per sbaglio, si scambiavano qualche sguardo.
Dopo un lungo periodo di silenzio, in cui entrambi, ma soprattutto Lea, ignorarono l'esistenza dell'altro, tornarono, facendo piccoli passi, a riavvicinarsi.

Fino ad ora, il loro rapporto era cresciuto, maturato, ciò che c'era stato era solo un lontano ricordo che custodivano segretamente. Li aveva portati a essere amici e gli voleva bene, era grata che il loro rapporto non fosse "strano", ma poteva fidarsi di lui? Non era sicura che non avrebbe raccontato niente al suo amico, forse gli avrebbe dovuto far promettere qualcosa, ma in questo modo avrebbe reso formale il fatto che non si fidava di lui e sicuramente ci sarebbe rimasto male. Quindi... cosa fare?

«Bu!»

Jasmine la fece sobbalzare da sopra lo sgabello in pelle bianca. Le lanciò un'occhiataccia e l'amica avvicinò a lei una spatola coperta di crema al limone, che Lea, sorridente, afferrò subito.

«A che pensavi?» Le chiese Jasmine davanti alla macchina del caffè, dall'altro lato del bancone di marmo bianco con delle venature dorate.

«Mm,» fece Lea mentre leccava la spatola, fortunatamente a quell'ora il locale era vuoto, nessuno avrebbe assistito a questa scena poco elegante. «Solite cose.»

«Come va con la ricerca?» Chiese la ragazza piegando la testa di lato.

«Ho delle novità!» Esclamò Lea raggiante. «Comunque, crema perfetta, vai di questa.» Aggiunse ridandole il mestolo.

La mora spalancò le labbra in un sorriso e si sporse verso di lei per lasciarle un bacio sulla guancia. «Magnifica, come sempre.» Si appuntò qualcosa sul suo quadernino dalle mille macchine, lanciò il mestolo nel lavandino e tornò a voltarsi verso di lei. «Allora? Spara!»

Spiegò a Jasmine quello che aveva scoperto negli ultimi giorni. Lei era stata abbandonata in ospedale, subito dopo il parto, questo ha permesso ai suoi genitori di poterla adottare in tempi brevi, infatti dopo un mese era tra le loro braccia.

Pesca La PaperaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora